FATTI E PERSONE

Istat: una famiglia su tre taglia i consumi a tavola. Anche per il cibo cresce la corsa alle “promozioni” e ai discount
La Cia analizza i dati contenuti nell’Annuario. Per gli italiani diventa difficile fare la spesa alimentare. Per il 2011 si prevede un ulteriore calo degli acquisti.
 
Anche a tavola la crisi fa sentire i suoi effetti negativi. Il 2010 segna una battuta d’arresto della spesa per il cibo e per le bevande. Una famiglia su tre è stata costretta a “tagliare” gli acquisti alimentari, mentre sei su dieci hanno dovuto modificare il menù quotidiano e oltre il 30 per cento è obbligato, proprio a causa delle difficoltà economiche, a comprare prodotti di qualità inferiore. Cresce, invece, la corsa alle “promozioni” commerciali che sono sempre più frequenti e verso i “discount”, che praticano prezzi più convenienti. E’ quanto sottolinea la Cia-Confederazione italiana agricoltori in merito ai dati Istat contenuti nell’Annuario che evidenziano per l’anno scorso consumi al palo. Un trend che, purtroppo, dovrebbe confermarsi anche per quest’anno, con un carrello della spesa sempre più vuoto.
Sul fronte dei “tagli” -rileva la Cia- si riscontra, in particolare, che, sempre nel 2010, il 41,4 per cento delle famiglie italiane ha ridotto gli acquisti di frutta e di verdura, il 37 per cento quelli di pane e il 38,5 per cento quelli di carne bovina.
Se, invece, si analizza la ripartizione geografica, si rileva -sostiene ancora la Cia- che nelle regioni del Nord il 32 per cento delle famiglie ha limitato gli acquisti (il 39 per cento ha ridotto le “voci” pane e pesce); in quelle del Centro la percentuale di chi ha tagliato i consumi sale al 37 per cento (il 38 per cento ha ridotto il pane, il 46 per cento il pesce, il 35 per cento la carne bovina). Mentre nelle regioni del Sud si arriva al 49 per cento (il 38 per cento ha ridotto il pane e il 48 per cento la carne bovina).
La Cia fa notare che è aumentata la percentuale di famiglie (abbondantemente oltre il 10 per cento del totale) che ha acquistato prodotti agroalimentari presso gli hard-discount, dove la spesa è a prezzi più contenuti. Comunque, gli iper e i supermercati restano i punti vendita dove si ha la maggiore concentrazione degli acquisti da parte degli italiani con il 69,4 per cento (specialmente nel Centro-Nord con punte del 75 per cento).
Le prime stime per la spesa alimentare nel 2011 evidenziano -rimarca la Cia- consumi ancora fermi, se non addirittura in calo. Al momento si registrano, sotto il profilo della quantità, flessioni dell’1,8 per cento per la carne bovina, dell’1 per cento per i prodotti ittici, dello 0,4 per cento per gli ortaggi, dello 0,5 per cento per i vini e gli spumanti, dell’1,4 per cento per il pane, dell’1,5 per cento per la pasta. Dovrebbero, invece, risultare in crescita le carni suine e i salumi (più 0,7 per cento), le carni avicole (più 0,5 per cento), la frutta (più 0,8 per cento), l’olio d’oliva (più 1,8 per cento), il latte e i suoi derivati (più 0,8 per cento). (www.cia.it)


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