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AZIENDE
E PRODOTTI
Le nuove frontiere dell’olivicoltura
Il recupero degli scarti di lavorazione
delle olive ha dato origine, grazie all’impegno dell’AIPO
che in tale direzione ha utilizzato con parsimonia i fondi comunitari,
a nuovi scenari nella valorizzazione commerciale degli stessi aprendo,
tra l’altro, le “porte” a nuovi, interessanti, filoni
di ricerca. L’olivicoltura italiana ‘gioca’
il proprio futuro sull’innovazione, “vestendo” l’abito
dell’eco-compatibilità ambientale e dell’eco-sostenibilità
economica.
Non è una rivoluzione copernicana bensì il
recupero di processi di valorizzazione, economica
e commerciale, dei suoi sottoprodotti (sanse vergini, nocciolino,
acque di vegetazione) sino a ieri considerate una vera e propria ‘minaccia’ per
l’ambiente e, di conseguenza, un prodotto che non
aveva alcun interesse sotto il profilo economico. Tutt’altro.
In sostanza, si è trattato di ragionare
su come attivare processi e procedure in grado di ridurre
i costi all’azienda olivicola e al frantoio, alleggerendo gli oneri
collegati allo smaltimento dei residui della lavorazione
delle olive e le altrettanto onerose pratiche burocratiche per ottenere
la relativa autorizzazione.
Ridurre i costi delle imprese, certo, ma anche stimolare la
nascita di attività in grado di sfruttare economicamente e commercialmente
i diversi derivati della lavorazione delle olive, oltre
che comprendere come, in quali comparti, utilizzare le sanse, le acque
di vegetazione e il nocciolino.
In questa direzione, l’Associazione Interregionale Produttori Olivicoli
(AIPO), aderente a Unaprol , ha attivato, dal 2008, allorché decise
di “specializzare” il progetto di miglioramento di qualità
nella gestione dell’oliveto e nella produzione di olio d’oliva
rendendo neutrali e eco compatibili, ma anche sfruttabili i
suoi sottoprodotti, un’attività di ricerca e sviluppo i
cui risultati offrono la grande opportunità all’attività
olivicola di compiere una svolta epocale.
Un impegno nel quale ha coinvolto, di volta in volta, da primari
istituti di ricerca universitari (Verona, Padova, Perugina, Lubiana,
etc.), oltre a industrie manifatturiere che hanno fornito il
necessario supporto, traducendo le indicazioni dell’AIPO,
attraverso macchine e impianti innovativi.
Da queste esperienze e dal confronto conseguente, l’AIPO non solo
ha dato rilievo a quei principi di multifunzionalità
delle attività agricole, quanto ha portato un’articolata
seria di processi di innovazione, tali da dare una seconda
“vita” economica ai reflui di lavorazione (spremitura)
delle olive.
Un’attività manifestatasi, oltre che sul fronte della
ricerca e della sperimentazione, anche attraverso momenti di confronto, che ha contribuito
alla crescita imprenditoriale dell’olivicoltura nel Nord Italia
(non solo) e che oggi è possibile riassumere così:
1) valorizzazione economica delle sanse vergini.
Sottoprodotto (con la normativa precedente erano invece classificati rifiuti) che
è sfruttabile come biomassa, o fertilizzante
o alimento zootecnico. Nel solo Veneto, ora, si producono ad ogni
campagna circa 60.000 quintali di sanse che i frantoi, per il loro smaltimento, si
dovrebbero accollare una spesa complessiva di oltre 180.000 Euro, ovvero
qualcosa come 3.500 €/frantoio nel solo Veneto,
2) utilizzo a fini energetici del nocciolino.
Sottoprodotto che oggi è ampiamente utilizzato per la
produzione di energia termica e elettrica, in campo industriale e/o domestico. L’attuale
produzione in Veneto è di circa 18.000 quintali di nocciolino che
sul mercato è quotato fra i 12 e 1 18 €/quitale. Se fosse smaltito
come semplice rifiuto significherebbe una perdita di reddito,
per il frantoio, di circa 320.000 €.
3) recupero e potabilizzazione delle acque di vegetazione.
In questo comparto, premettendo che sono in corso d’opera un’articolata
serie di studi e di analisi, nel solo Veneto si realizzano oltre 120.000
quintali di acque di vegetazione che, per i loro contenuti di oligo-elementi, risultano,
dai primi parziali riscontri, un ottimo supporto all’attività
di fertirrigazione degli impianti viticoli, come concime fogliare, e
nella produzione di biomassa. Se dovessero essere smaltite secondo le
vecchie procedure rappresenterebbero, per i frantoi e per l’intera
olivicoltura regionale, un aggravio di costo pari a circa
400.000 Euro:
Nella sostanza, i vari processi di recupero dei reflui della lavorazione
delle olive attivati dalle ricerche portate avanti dall’AIPO consente
attualmente una contrazione delle spese di smaltimento pari a poco meno
di 1 milione di Euro, aprendo tuttavia le porte a nuove frontiere di utilizzo
dei reflui anche in campi, come quello dell’industria farmaceutica,
impensati solo due lustri or sono.
In questa direzione si pone l’incontro organizzato al
Centro Congressi della Fiera di Riva del Garda, cui hanno preso parte, accanto
a relatori e imprenditori di comprovata valenza professionale, il
presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo ,
on. Paolo De Castro e il direttore generale dellUnaprol-Consorzio Olivicolo
Italiano, Pietro Sandali che hanno concluso l’incontro organizzato
per la presentazione della nuova macchina per la lavorazione delle acque
reflue ma anche per valutare, grazie anche al corretto e trasparente
utilizzo dei finanziamenti europei, una parte, ancorché
ragguardevole, dei traguardi raggiunti dall’Associazione sul fronte
dell’innovazione di processo nell’ambito del più vasto
progetto di miglioramento qualitativo della produzione di olio e di sostenibilità
ambientale del settore olivicolo, oltre all’incentivazione di nuovi
spazi per il comparto delle imprese della meccanica olearia e affini.
(www.unaprol.it)
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