IL VIAGGIO GASTRONOMICO
A cura di ASA / asa.web@asa-press.com

In viaggio da Asti a Moncalvo, tra storia, arte, folclore, paesaggi, gastronomia e buona cucina!



1) Asti - Chiesa di San Secondo / 2) Asti - Palazzo del Comune

Cambia il mondo e anche la cucina cambia, ma non sempre a nostro favore o a nostro gusto.
L’integrazione “all’inverso” costringe noi ad adeguarci ad altri cibi, mentre la Cina ci clona formaggi, salumi, pasta, pizza, cioccolato, biscotti, vino, passata al pomodoro, e molte altre cose e invece di difendere il nostro Made in Italy importiamo prodotti cinesi: aglio, concentrato di pomodoro, mele, legumi e altri alimentari!
L’Inghilterra commercia online... via internet i “Kit wine”: preparati in polvere per il fai da te casalingo di vini pregiati italiani!
Il classico “Piccolo Chimico” della nostra infanzia non ci rende simili alla mitica Rita Levi Montalcini, ma a dei... chimici enogastronomici!
Spesso, di quanto acquistiamo o mangiamo nei ristoranti è meglio non scoprirne mai il contenuto ed evitare di leggere i comunicati del NAS, i giornali e vedere i TG!
Chef simili al dottor Jekyll e mister Hyde, al posto delle pentole usano provette e le antiche ricette diventano formule chimiche: siamo nell’era della cucina molecolare!
Scienza, fantascienza! Cucina basata sulle conoscenze scientifiche di alcuni chef che cercano di creare nuove tecniche utilizzando anche azoto liquido o di chi non esita a ricorrere a prodotti nocivi, come l’ammoniaca per rinvenire i pesci e altre porcherie.
Proprio pochi giorni fa ho visto un... grande chef spremere tubetti per comporre un piatto, forse voleva... “dentifriciare” il piatto? Da una bomboletta spray spruzzava qualcosa di... indefinito e componeva un altro piatto, ma a me sembrava come quando mi spruzzo la lacca sui capelli! Forse voleva fare la messa in piega ai tajarin? E per finire ha cotto la bistecca con una sorta di... fiamma ossidrica e ho pensato che la saldava perchè... era ai ferri!
Ma cucinava per il ristorane o saldava tubi in un’officina?



1) Costigliole d’Asti - il Castello / 2) Costigliole d’Asti - un’aula della ICIF

Suvvia, le modernità vanno bene, ma fino ad un certo punto, poi diventano una presa... in giro per la nostra cucina che è la più rinomata nel mondo! In Italia abbiamo le migliori scuole di cucina, tra cui un vanto internazionale, la ICIF- Italian Culinary Institute For Foreigners, di Costigliole d’Asti, la scuola internazionale dove chef di tutto il mondo vengono a perfezionarsi nella cucina italiana! La nostra cucina si è proposta come “Patrimonio immateriale all’UNESCO”, per salvaguardare uno dei nostri beni, un vanto per l’Italia e noi la carbonizziamo con la fiamma ossidrica, i tubetti di spremuta di chissà che?
Oggi purtroppo tutto è molecole, ma io ad una “molecola di arrosto” preferisco un non chimicamente rosolato arrosto alla brace o anche in padella!



1) ...Spumante appena nato 2) ... e imbottigliato

Ma per fortuna ci sono ancora prodotti validi, eccellenti “cuochi” e ottimi ristoranti, come questo astigiano, che vi presenterò, ma prima conosciamo meglio questa città patria del mitico Paolo Conte uno dei più famosi cantautori italiani noto in tutto il mondo; Giorgio Faletti scrittore, attore, cantante e comico; Danilo Amerio, autore di “Donna con te” cantata da Anna Oxa e di altre canzoni di noti cantanti; Tiziana Fabbricini, soprano italiano di fama internazionale; Bruno Gambarotta, scrittore e noto enogastronomo.
Siamo in Piemonte, ad Asti, terra di storia, arte, cultura, folclore, paesaggio, tradizioni, come la stupenda sfilata in costume medioevale che precede la corsa del Palio.
Asti, la romanica Hasta Pompeia fu un importante centro commerciale con l’intera Europa, tra il XII e XIII secolo.



1) Il corteo dei tamburini e trombe / 2) La benedizione del cavallo del Rione San Silvestro

Oggi è famosa in tutto il mondo per i suoi vini e in particolare per l’Asti Spumante.
Celebre per uno dei concorsi enologici più importanti d’Italia, la “Douja d’Or”; il Palio con la corsa “a pelo” e l’imponente sfilata di circa 1500 figuranti, tra dame, cavalieri, popolani, armigeri che ripropongono scene medioevali; il “Festival delle Sagre”, una delle più grandi sagre enogastronomiche, con cinquanta Pro Loco della provincia che propongono le loro specialità gastronomiche in scenografiche casette disposte sulla grande piazza; la sfilata del Festival delle Sagre, con tremila figuranti, vestiti con abiti d’epoca (dei primi del ‘900) che attraversano il centro della città portando con sè oltre duecentocinquanta antichi carri trainati da vecchi trattori. Sui carri sfilano le riproduzioni di scene di vita di quell’epoca. I figuranti ripropongono scene contadine sfilando con vecchi attrezzi e animali.
Tra le cose da vedere, la chiesa di San Pietro in Corsavia, meglio nota come Complesso del Battistero di San Pietro. Per molti secoli fu sede del Priorato Gerosolimitano (uno dei sette d’Italia), l’antico ordine religioso cavalleresco che risale al periodo delle Crociate.
Molto interessante nel suo complesso, presenta esternamente il Battistero “ottagonale” con interessanti fregi che riproducono figure antropomorfe, chiari simboli esoterici, come la fonte battesimale al centro della sala, con “due porte d’entrata”. Costruito tra il X e XII secolo dall’Ordine dei Cavalieri di S. Giovanni di Gerusalemme, poi di Rodi, di Malta e Templari, per ospitare i pellegrini in transito lungo la Via Francigena.
Coreografica la piazza su cui sorgono il Palazzo Civico, la chiesa di San Secondo, gli antichi palazzi con i portici.
La chiesa del santo patrono, San Secondo, nel medioevo era detta “dei mercanti” perchè sorge sulla piazza dove si svolgeva il mercato del Santo, circondata dai portici dei mercanti e degli artigiani, ed è sul luogo della sepoltura del patrono della città. Nella chiesa sono custoditi il Carroccio e il Drappo del Palio. La cripta è del VIII secolo.
Imponente la Cattedrale della metà del XIV secolo, che sorge sulla grande piazza da cui inizia il corteo del Palio di Asti.
Numerosi i palazzi medioevali, le torri, le casa-forte dei nobili, le chiese. Interessanti i resti delle antiche mura, la parte antica della città e i resti dell’Anfiteatro Romano.
Sulla parte alta, sorge la chiesa di Santa Maria di Viatosto. Databile alla metà del XIII secolo domina sulla città e offre una stupenda visione sulle Alpi e sul Monviso.



1) Affioramenti fossili nella Riserva / 2) La riproduzione della balenottera a Vigliano (AT)

Asti e il suo territorio sono cosparsi di fossili, una delle bellezze da non perdere è la Riserva Naturale Speciale della Valle Andona, Valle Botto e Val Grande. In Europa ve ne sono solo due di questo genere. Basta uscire dal cemento cittadino e si incontrano le tracce che ha lasciato il mare, camminando su fossili marini del Pliocene, l’ultimo periodo dell’Era Terziaria (tra i 5 e 2 milioni di anni fa). Quando il mare si ritirò lasciò dietro di sè paludi e lagune in cui si aggiravano elefanti, ippopotami, rinoceronti, ghepardi, tapiri e grandi animali, come dimostrano i fossili rinvenuti in questa area protetta, oppure trovare piante pietrificate.
Alcuni tratti offrono la visione di affioramenti con massicce concentrazioni di grosse conchiglie di ogni genere e per meglio osservare questi angoli di preistoria sono stati predisposti appositi punti di osservazione: un paradiso per i paleontologi, oltre al Museo di Paleontologia.
Tutto il territorio vale un viaggio, per la paesaggistica, per i Parchi naturali, le numerose Pievi Romaniche, i Castelli, i Musei, le botteghe artigianali o i grandi del restauro, come i Nicola di Aramengo famosi in tutto il mondo (ricordando che Anna Rosa Nicola ogni anno espone il suo stupendo presepe nell’abbazia di Vezzolano, sino a fine gennaio. Da non perdere la visita!), l’arazzeria Scassa ad Asti che ospita un museo e il laboratorio di restauro di antichi arazzi, o tante altre cose, come le imponenti “Cattedrali Sotterranee” di Canelli, l’Abbazia di Santa Maria di Vezzolano ad Albugnano di cui descrivere la bellezza e il fascino misterioso di questo patrimonio di arte religiosa richiederebbe un intero spazio, o altre località stupende e... misteriose, ma poichè devo seguire l’argomento del sito, vi lascio, ma non senza invitarvi a visitare questa città e la sua provincia.



1) Uno scorcio dello stupendo presepe di Anna Rosa Nicola / 2)Noccioleti a Castellero (AT)

Parlare di Asti e del suo territorio, significa anche parlare di buon vino, buoni prodotti ed eccellente cucina!
E’difficile scegliere da cosa e da dove iniziare quando in un territorio ci sono prodotti famosi in tutto il mondo, come il Tartufo e il Vino!
Il “Tuber magnatum pico” o più semplicemente “Tartufo” è uno dei simboli della cucina che delinea l’area delle Langhe Albesi e del Monferrato Astigiano. Pregiatissimo quello bianco dall’inconfondibile profumo e sapore, destinato alle tavole raffinate di tutto il mondo.
Conosciuto fin dai tempi antichi è circondato da storia, leggende, miti e misteri. Per qualcuno era “Figlio del fulmine” perchè si credeva nascesse sotto le piante colpite da fulmine. Per altri era malefico perchè nascendo sotto terra era “figlio del Diavolo” e quindi credevano che le streghe se ne cibassero raccogliendolo nelle notti di Luna piena.



1) Vecchia cartolina pubblicitaria / 2) salumi del Monferrato Astigiano

C’è chi afferma che fosse uno dei primi cibi di Noè, dopo il Diluvio, chi lo pone sulla tavola del faraone Cheope, o su quella dei Sumeri e dei Babilonesi. Non mancano tracce sulle tavole Medioevali di... Lucrezia Borgia, o sui fastosi banchetti dei nobili, o quelli dei politici piemontesi che fecero l’Unità d’Italia. Per altri era un afrodisiaco cibo per le corti e la ricca borghesia.
Oggi è il diamante, l’oro della terra, l’ingrediente per le ricette dei buongustai e per le sagre a
lui dedicate e tra gli eventi la più importante Sagra del Tartufo è a Moncalvo, la città più piccola d’Italia, che vanta anche altre prelibatezze e manifestazioni legate alla gastronomia



1) I vini alla Douja d’Or / 2) Uno dei convegni internazionali a Moncalvo (AT)

Tra i vini tipici, la cantina “Settecolli” produce Barbera, Grignolino, Freisa.
L’allevamento del bestiame, con i buoi della pregiata razza piemontese bianca, è presente nell’annuale “Fiera del bue grasso”, una delle più antiche e note fiere dedicata a questo allevamento.
Tra i prodotti tipici che Moncalvo offre spiccano il tipico pane monferrino: le grosse forme di monfrin-a o la gressia, la biova.
Il nome Moncalvo deriva dal nome latino Mons Calvus, ovvero Monte di Calvo, il nobile romano che li costruì la propria villa attorno a cui si sviluppò la cittadina.
Raccolta nella cinta muraria e circondata dai torrioni, si snoda su vari livelli sulla cima della collina. Dall'alto della Torre del Belvedere, sulla piazza centrale del mercato, si domina la valle sottostante e si possono scorgere le cime innevate delle Alpi, il Monviso, le colline con i vigneti allineati, i campi biondeggianti di grano, i verdi prati e i boschi del Parco del Sacro Monte di Crea. 
I bastioni e le torri del castello risalgono al secolo XIV e racchiudono il caratteristico borgo medioevale. Risalendo la salita ciottolata che conduce alla piazza centrale pare di percorrere un'antica viuzza medioevale con l'andirivieni di mercanti, contadine, scorgendo angoli suggestivi, botteghe, piccole piazzette raccolte intorno ad antichi palazzi, la chiesetta stretta dalle mura delle vecchie case, i portoni barocchi. Alla cima, l'imponente piazza centrale con il Teatro Comunale in stile neoclassico, sede di importanti manifestazioni culturali internazionali.



1) Il mio favoloso risotto / 2) La deliziosa zuppa di Matteo!

Tutto è così bello e interessante, ed io... astigiana mi accorgo di non conoscere a fondo la mia città e solo ora la sto scoprendo percorrendone la storia per poterla narrare a voi!
Le lancette dell’orologio corrono e nemmeno mi accorgo che si è fatto così tardi che difficilmente troverò un ristorante con la cucina ancora disponibile per i... ritardatari e alle 14 gli unici negozi aperti sono quelli del Borgo, il grande centro commerciale.
Non conosco locali in città, ed è un periodo in cui si esce al mattino per fare fotografie nelle valli cuneesi e cercare località da farvi conoscere e si torna la sera, così in casa tutto è surgelato.
Tento in due o tre locali, ma giustamente è tardi per... iniziare a pranzare.
L’ultimo tentativo è puntato su quell’insegna: “Trattoria Armangia”.
Scendo da sola ed entro... incrociando le dita, e... scusandomi per l’ora domando se c’è posto per due.



1) Filetti di merluzzo e patatine arrosto! / 2) Coniglio e patatine arrosto

Una signora distinta mi accoglie con un sorriso, un saluto cordiale e quel... “Mannò, non è tardi! Se vuole accomodarsi!”.
Le dita incrociate... hanno funzionato? O più semplicemente l’intelligenza di accogliere chi non fa certo le ore impossibili perchè ha null’altro da fare che alzarsi alle 14 e pretendere di trovare chi cucina per loro? Oppure un esempio di accoglienza al turista che non sempre “riesce”... a far combaciare gli orari?
Il locale è intimo, caldo e accogliente. Alcuni tavoli sono ancora occupati, ma l’educazione pare sia di casa anche tra i clienti che parlano senza le urla strazianti che se solo devi dire “Per favore passami il sale” a chi ti è davanti, devi urlare, e alla fine del pranzo sai gli affari di tutti i commensali... ma chi è a tavola con te non ti ha ancora passato il sale perchè non ha sentito!
La signora prende le ordinazioni, solitamente prendiamo entrambi le stesse cose, ma stavolta l’imbarazzo della scelta e la decisione di prendere la macchina fotografica che è sull’auto, per fotografare i piatti, ci fa decidere di scegliere ognuno un piatto diverso... così vi anticipo che ad entrambi è rimasto il desiderio di assaggiare... ciò che ha preso l’altro! Ottimo per invogliarci a ritornare.
Chiedo se posso scattare foto, so che non è inusuale che i turisti lo facciano. Per il mio lavoro, da... cavia, nel... bene, come... nel male, lo faccio sempre, poi se è un locale da dimenticare le cestino, diversamente le uso per “stuzzicarvi”...
Già alla prima forchettata, alla prima cucchiaiata, ci guardiamo scambiandoci le impressioni: “Divino questo risotto!”, “La mia zuppa è favolosa!”. “Hummm! Che buono il pesce!”. “Questo coniglio è eccezionale!”.
La prima cosa che noto è la presentazione dei piatti, così ben composti da farmi capire che erano “preparati”... intelligentemente, quasi come un benvenuto a due che non avevano fretta come gli altri clienti impegnati in un veloce pranzo di lavoro! Bravi!
La seconda cosa sono gli ingredienti: si nota che già le materie prime sono di qualità!
I lavoratori hanno lasciato i tavoli. Con più calma sottolineo questi particolari alla signora che scoprirò chiamarsi Antonella Torchio, ed essere la titolare. Al bar, il figlio Alberto.
La cortesia, la competenza e l’intelligenza, sono gli ingredienti principali della ristorazione e lei lo ha capito, ma pare che anche lo chef Claudio Peglia sia all’altezza di questi requisiti e del locale. Presentare meglio un piatto da fotografare è stata una forma di gentilezza e aiuto... sia a loro che a chi fotografa, nel mio caso è anche... intelligenza. Il menù è ovviamente uguale per tutti, ma chi ha fretta non bada certo alla composizione. Antonella racconta della sua passione per la buona cucina tipica ed è consapevole che già la scelta degli ingredienti è indispensabile.



1) Una saletta / 2) Alberto / 3) la simpatica Antonella Torchio e il... bravo Claudio Peglia!

Vuole la massima cura e non a caso, prima di servire i clienti, loro stessi pranzano con le stesse cose che poi serviranno, un modo in più di assicurarsi che tutto sia perfetto.
In fondo la bravura dello chef è molta e non deve scivolare sulla “buccia” di materiale pessimo, scadente!
Voglio conoscere lo chef, il divino autore di quelle delizie! Sorrido dicendo che lo abbraccerei... ma perchè non l’ho ancora visto!
Un... armadio sorridente! Tanto imponente che ritiro “l’abbraccio!”. Tanto a quell’altezza... non ci arriverei! E nemmeno a quella circonferenza! Mi viene da sorridere pensando a cosa sarei andata incontro se ne avessi parlato male! L’apertura di una sola anta... dell’armadio mi avrebbe spiccicata sul muro come un moscerino! Bravo Claudio Peglia, questo si chiama cucinare, essere subito simpatico, sorridente e malgrado la mole me lo immagino come quel simpaticissimo “Tenerone” dello spot di biscotti “I love you Laura”!
Ma questo è anche uno degli chef che escono dall’Istituto Professionale per i Servizi Alberghieri e della Ristorazione “Artusi” di Casale, in provincia di Alessandria! Ottimo!
“Armangia” nel gergo dei giocatori di carte significa “rivincita” e qui la rivincita è nel ritorno di chi sa riconoscere la differenza tra cucinare tanto per riempire i piatti e chi lo fa con arte e maestria! Eppoi la cortesia di un sorriso costa nulla, ma... a volte rende tanto!
E il conto? Poco più di un panino, una bibita e un caffè! E con la ricevuta!
Per me è stata una gradevole sorpresa scoprire questo angolo dove accoglienza e buon cibo sono gli ingredienti adatti a far tornare chi c’è capitato per caso e ora è curiosa di provare anche altri piatti! In fondo ho un sospeso: non ho assaggiato il mio dolce preferito: il tiramisù...
Trattoria “Larmangia” - Via Lamarmora 14/a - Tel. 014131744 - Asti
Chiuso mercoledì sera e domenica a pranzo, salvo prenotazioni

di Alexander Màscàl e Matteo Saraggi - ASA