LA BORSA DELLA SPESA
A cura di Enza Bettelli / asa.web@asa-press.com

L’Alchechengi



E’ chiamato anche alchechengio o chichingero ma il suo nome scientifico è Physalis alkekengi che deriva dall’arabo al-kakang, cioè lanterna cinese, nome che ha mantenuto in lingua inglese: Chinese lantern. Un appellativo ispirato all’aspetto che è costituito da una bacca giallo-arancio racchiusa tra leggerissime lanterne arancio che con il passare del tempo diventano quasi trasparenti e friabili. La pianta appartiene alla famiglia delle solanacee, la stessa di pomodoro e patata. Il frutto è molto decorativo ma anche ricchissimo di vitamina C, addirittura in quantità maggiore rispetto al limone. Ha inoltre proprietà diuretiche, antiossidanti ed è d’aiuto come difesa immunitaria e in caso di problemi della pelle. Il frutto è la sola parte commestibile della pianta perché foglie e tutto il resto sono tossiche perché contengono solanina.


ACQUISTO E CONSERVAZIONE

Il frutto deve essere sodo e di colore uniforme, senza ammaccature. Se le brattee esterne sono trasparenti e fragili il frutto è molto maturo.

L’alchechengi si conserva per un paio di giorni in frigo, possibilmente avvolto in un canovaccio o chiuso in un contenitore ermetico. A temperatura ambiente la maturazione prosegue.


QUANTO COSTA

Dati forniti dalla So.Ge.Mi. SpA, Ente Gestore dei Mercati Agroalimentari all’Ingrosso di Milano - (www.sogemispa.it). L’ingresso al Mercato all’Ingrosso di Milano in via Lombroso 54 è consentito al pubblico il sabato dalle 9.00 alle 12.00 per acquisti per un quantitativo minimo di una cassetta.

In questo periodo gli alchechengi di prima categoria, in confezione e con provenienza America Centrale sono trattati al prezzo all’ingrosso tra 10.50 e 12 euro al kg.

IN CUCINA

L’alchechengi viene utilizzato soprattutto come frutto fresco, che si libera dall’involucro separando le brattee e ripiegandole verso l’esterno, senza staccarle e formando una specie di ciuffo facile da afferrare.

Per la loro forma particolare i frutti sono molto utilizzati per la decorazione dei dolci, sia al naturale sia rivestiti di cioccolato. Un’operazione molto semplice: basta tenere il frutto per il ciuffo e tuffarlo a metà o completamente nel cioccolato fuso. Lo stesso effetto si ottiene tuffando la bacca nella glassa di zucchero (zucchero a velo reso cremoso con qualche goccia di succo di limone) o nello zucchero fondente o semplicemente in zucchero semolato, previo un passaggio nell’albume leggermente sbattuto per far sì che lo zucchero aderisca.

Prima di qualsiasi utilizzo i frutti vanno lavati con cura, soprattutto se si lasciano le brattee, quindi asciugati.