DAL MONDO DEL VINO E DELLA VITE
A cura di Roberto Rabachino / presidente@asa-press.com

Nuove varietà di vite per una viticoltura biologica e biodinamica

È impossibile definire un risparmio uniforme dall’utilizzo di viti resistenti, ma se prendiamo la zona del Nord-Est dell’Italia, abbiamo valutato un risparmio di 1.100 euro per ettaro per anno. Significa che un’azienda di 30 ettari in 10 anni avrebbe una riduzione dei costi di 330.000 euro.

Ci troviamo di fronte a normative diverse tra diversi paesi. A livello europeo abbiamo ottenuto l’approvazione dalla Germania e dalla Repubblica Ceca per vini da tavola Igt, mentre in Friuli Venezia Giulia, dopo test durati 10 anni, siamo ancora fermi. La legislazione dovrebbe essere al passo con il mercato, altrimenti rischiamo di perdere terreno prezioso".

Resta da risolvere non solo per la registrazione delle nuove varietà (o cloni) – il nodo della legislazione anche per la mera fase della ricerca, i cui ambiti non sempre sono regolati dalle normative, lasciando dei vuoti entro i quali diventa complicato orientarsi.

Il mondo della produzione è favorevole all’innovazione.

Per il professor Attilio Scienza, ordinario di Viticoltura dell’Università di Milano, finora le varietà di vigneti resistenti hanno finora incontrato la resistenza dei viticoltori dell’Europa meridionale, perché si tratta di viti che sopportano il freddo, elemento visto come una possibilità per sfondare nei paesi nordici. Credo che, quando nel 2017 la Francia registrerà nuovi vitigni resistenti, allora forse i produttori prenderanno in maggiore considerazione l’opportunità offerta dalla ricerca.
(Fonte e dati Ufficio Stampa Vinitaly)