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Glifosato, il rinnovo Ue dell’autorizzazione per l’erbicida è in stallo. La Francia vieterà il glifosato qualsiasi sia la decisione finale della Commissione

È stato rinviata a data da definirsi la decisione sulla proposta della Commissione europea di rinnovare per nove anni, anziché quindici, l’autorizzazione al commercio del glifosato, l’erbicida più venduto nel mondo, al centro di una controversia scientifica sulla sua cancerogenicità. Italia, Francia Germania, Olanda, Svezia, Austria e Lussemburgo hanno annunciato che avrebbero votato contro o si sarebbero astenute se la Commissione Ue avesse voluto arrivare a una decisione lo scorso 19 maggio, chiedendo il pronunciamento degli esperti degli Stati membri all’interno del comitato permanente per le piante, gli animali, gli alimenti e i mangimi (PAFF). L’autorizzazione vigente per il glifosato scade il 30 giugno.

La Francia ha già fatto sapere che, qualunque sia la decisione finale che sarà assunta dalla Commissione Ue, vieterà il glifosato sul proprio territorio, perché, come ha dichiarato il Ministro della Sanità, Marisol Touraine, «indipendentemente dal dibattito sulla sua cancerogenicità, i dati in nostro possesso indicano che è un perturbatore endocrino». In Italia, la coalizione #StopGlifosato, composta da 38 associazioni ambientaliste, agricole e della società civile, preme affinché il governo ribadisca la sua posizione di contrarietà anche a livello nazionale, con il Piano glifosato zero annunciato dal Ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina, e «avviando anche un serio controllo sulla contaminazione ambientale e degli alimenti».

Critico nei confronti del nuovo rinvio è il fronte industriale, che ha dato vita alla Glyphosate Task Force, secondo cui la situazione di stallo che si è creata a livello Ue è «discriminatoria, sproporzionata e completamente ingiustificata». Tuttavia, sul fronte opposto degli ambientalisti, il blog Risk Monger sostiene che la campagna contro il glifosato, in commercio da quarant’anni e senza più brevetto, sta facendo un grande favore a Monsanto e alle altre compagnie chimiche, che potrebbero così mettere in commercio nuovi erbicidi, coperti da brevetto, che sicuramente hanno sviluppato in questi decenni e che forse hanno il difetto di essere meno efficaci di quello che è diventato l’erbicida più utilizzato al mondo.

La disputa in corso a Bruxelles è l’ultimo capitolo di una vicenda iniziata nel marzo 2015, quando l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) dell’Organizzazione mondiale della sanità ha classificato il glifosato come “probabilmente cancerogeno per l’uomo”, aggiungendo che ci sono “forti” evidenze che indicano una sua genotossicità, sia per il glifosato puro sia per le formulazioni con altre sostanze. Pochi mesi dopo, in novembre, l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ha espresso una valutazione opposta, affermando che “è improbabile che il glifosato sia genotossico (cioè che danneggi il DNA) o che rappresenti una minaccia di cancro per l’uomo”. Il contrasto tra le due Agenzie ha assunto toni aspri, tanto che, nel marzo di quest’anno, lo Iarc ha pubblicato un documento con le risposte alle domande più frequenti sulle motivazioni che hanno portato alla decisione di classificare il glifosato come “probabilmente cancerogeno”. Il 16 maggio, il Joint Meeting on Pesticides Residues (JMPR) – un panel di esperti interni all’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e alla Fao – ha dichiarato che «è improbabile che l’esposizione al glifosato tramite la dieta ponga un rischio cancerogeno per l’uomo».

In aprile, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione non vincolante, in cui ha proposto un compromesso, chiedendo alla Commissione Ue di rinnovare l’autorizzazione del glifosato solo per altri sette anni, invece dei 15 previsti, e solo per uso professionale, vietandone la presenza nei preparati per parchi, giardini e ambienti situati nelle vicinanze. Il Parlamento europeo ha anche invitato la Commissione Ue e l’Efsa a «divulgare immediatamente tutte le prove scientifiche che hanno costituito il fondamento della classificazione positiva del glifosato e della proposta di rinnovo dell’autorizzazione, alla luce dell’interesse pubblico prevalente alla divulgazione», rispetto all’interesse dell’industria alla tutela di segreti commerciali. Dopo il voto del Parlamento europeo, la Commissione Ue ha proposto una sua soluzione di compromesso: rinnovo dell’autorizzazione per nove anni. Ma sinora non ha ottenuto il consenso della maggioranza qualificata degli Stati membri dell’Ue. (Beniamino Bonardi - www.ilfattoalimentare.it)



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