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L’ansia si combatte con una giusta comunicazione

Dalla carne potenzialmente cancerogena alla mozzarella blu, la fretta nel comunicare è sempre cattiva consigliera. Quali sono gli errori da non commettere quando si parla di emergenze alimentari?

Al Festival del Giornalismo Alimentare – che vede il patrocinio di ASA - ne hanno discusso venerdì 26 febbraio 2016 presso Aula Magna della Cavallerizza dell’Università degli Studi di Torino la Dr.essa Stefania Stecca, del Dipartimento di Culture Politica e Società dell’Università di Torino, il Dr. Bartolomeo Griglio, veterinario dell’Asl Torino 5 e il Dr. Roberto Rabachino, Presidente dell’Associazione Stampa Agroalimentare italiana.

“Ansia, apprensione come insieme di sentimenti causati da imminenza di un pericolo anche soltanto temuto: è questa la definizione che il dizionario Treccani riporta ai nostri occhi, se cerchiamo il termine ‘allarme'”, ha esordito Stefania Stecca. “ Per spiegarlo ha citato alcuni esempi concreti, come quello del rapporto Iarc (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) relativa al rischio di tumore legato all’ingente consumo di carni trasformate. “Il mondo dell’informazione dovrebbe mediare fra i ricercatori e i lettori – conclude Stecca – ma spesso tende a sostituire la verifica con la condanna. Ad esempio l’aggettivo “lavorate” non è stato posto in adeguata rilevanza”. Il comunicato Iarc, scritto in inglese, utilizza spesso termini tecnici come “limited evidence” e “probably carcinogenic to humans” in quel caso, l’agenzia incaricata della comunicazione inserisce i link a fonti che consentono di spiegarli”.

“Spesso la fretta dei giornalisti nel pubblicare non aiuta l’approfondimento”, avverte Roberto Rabachino (nella foto durante una intervista e al banco dei relatori). Oggi non si può più parlare di giornalismo al singolare. Giornalisti specializzati, che parlano con competenza, preparati, sono l’unica risposta razionale all’esigenza di compiutezza e corretta informazione. Una volta ottenuti i dati, occorre fare lo sforzo di contestualizzarli perché nell’informazione l’autorevolezza costruisce fiducia e ci dà credibilità”.

Un’altra difficoltà che i giornalisti incontrano è la reperibilità di fonti terze, come ricorda Bartolomeo Griglio: “Spesso chi si occupa delle indagini tende a non parlare, mentre alcune fonti private tendono ad autopromuoversi.” E le mille contraddizioni dell’Italia non mancano anche in campo alimentare: “una rete di istituti zooprofilattici come nessun altro Paese europeo, eccellenti e ramificati controlli sulla qualità e la tracciabilità del cibo, ma, nel contempo, potenti agromafie. Tutto ciò ci dà quindi la misura del perché i media siano così interessati”.

Fonte: Festival del Giornalismo Alimentare



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