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Una insolita settimana ad Asti, a Palazzo Mazzetti tra arte, Gioielli Fantasia, e il mitico Paolo Conte. E un incontro tra enogastronomia e l’alta cucina della ICIF-Italian Culinary Institute for Foreigners di Costigliole d’Asti.



1) Gioielli Fantasia / 2) Paolo Conte / 3) Alla ICIF di Costigliole d’Asti

Asti, terra d’arte e cultura, dove i palazzi, le chiese e le torri si fondono con i campi e i vigneti delle colline che la circondano, mentre in lontananza si scorge il simbolo del Piemonte: il Monviso che con la catena delle Alpi delinea i confini con la Francia.

A circondare il territorio astigiano paesaggi stupendi ci ricordano il recente riconoscimento di Patrimonio dell’UNESCO: la pianura con i suoi paesi, le borgate, i campi di grano, i prati e gli orti.

Lentamente si risale lungo i pendii delle colline vitate. Qui è là, tra i vigneti si scorge un tipico “ciabot” per il ricovero degli attrezzi e il riparo dai temporali. Mano a mano che si sale il paesaggio cambia e ad ogni curva una nuova immagine ci sorprende: piantagioni di frutta, noccioleti, pascoli e su tutto dall’alto domina la pianura un possente maniero o ciò che di esso il tempo ha conservato! Secoli di storia e di cultura scorrono sotto le ruote, ma basta lasciare scivolare la mente ed ecco che riaffiorano i ricordi della nostra fanciullezza, delle corse nei prati e tra i filari i canti della vendemmia. E’la storia delle nostre radici che non dobbiamo mai dimenticare perchè un paese senza storia...muore con tutta la sua cultura...

1) La Douja d’Or / 2) Le “Cattedrali sotterranee” di Canelli


Asti, la romanica Hasta Pompeia, fu uno dei più importanti centri commerciali d’Europa, del XII e XIII secolo.

Nota per i suoi vini, l’Asti Spumante e la Barbera che sono l’identità del territorio, ogni anno ospita la “Douja d’Or”, uno dei più importanti concorsi enologici d’Italia.

Famose sono le “Cattedrali Sotterranee” di Canelli, l’anima segreta di nomi noti in tutto il mondo: Gancia, Riccadonna, Contratto, Bosca, Coppo.

Grandi gallerie scavate nel tufo, dal XVI secolo sino al secolo scorso si snodano per chilometri sotto il suolo della cittadina, in cui... migliaia di bottiglie di pregiato vino riposano alla giusta temperatura e umidità, pronte a rallegrare le tavole imbandite di tutto il mondo.

1) I laboratorio dei “Nicola di Aramengo” / 2) L’Abbazia di Vezzolano - Albugnano (AT)

Aramengo, con uno dei più noti laboratori di restauro del mondo, i “Nicola”, dove opere d’arte danneggiate dal tempo o da altri interventi, riprendono vita grazie a Guido Nicola che con la moglie, i figli Anna Rosa e Gian Luigi, nuore, generi e nipoti, da oltre mezzo secolo si occupano del restauro di quadri, mummie, e ogni altro oggetto antico.

La suggestiva e vicina Abbazia di Vezzolano, del 1226 con la scenografica architettura e i misteri racchiusi nelle sue mura!

Poco distante l’imponente complesso del Colle don Bosco, con i musei, le chiese e l’abitazione dove nacque san Giovanni Bosco che fu “il faro” delle missioni salesiane non solo per i giovani, ma nel mondo.

1) Scene del corteo del Palio di Asti / 2) Palazzo Comunale - Piazza San Secondo

Se il “Palio di Asti”, le cui radici risalgono al XII secolo, è il simbolo del Medioevo, il complesso del Battistero di San Pietro è quello di una città che fu una importante precettoria dei Templari, come si legge in una bolla di Clemente V, del 1312. La casa di Asti aveva giurisdizione su tutte le case del Piemonte. Il Battistero è composto da quattro edifici datati tra il XII e il XIV secolo. Interessante l’esterno che presenta fregi in pietra arenaria: immagini zoomorfe, decorazioni simboliche come le cornucopie, le strane teste zoomorfe e i florilegi: chiari simboli esoterici.

La Collegiata, già menzionata nell’880, è il simbolo della città e di San Secondo, il Patrono.

Sorge sulla omonima piazza, a fianco del Palazzo Comunale. La leggenda vuole che fosse stata eretta sul luogo del martirio del Santo, dove fu anche sepolto.

Al Santo è dedicata la Fiera Carolingia che risale al 1340, a cui partecipavano mercanti provenienti da ogni Parte d’Italia e d’Europa, con ogni sorta di prodotti. Era in uso che i Signori reggenti gli concedessero il diritto di asilo e ospitalità, oltre ad altre agevolazioni.

Ancora oggi vanta centinaia di bancarelle che si estendono per tutte le vie del centro.

1) Vigliano (AT), ricostruzione della balenottera / 2) Fossili in Valleandona (AT)

Il Museo Paleontologico ci ricorda la Riserva Naturale Speciale di Valleandona (in Europa ve ne sono solo due), appena fuori città, dove il mare ha lasciato la sua presenza. Camminerete sui fossili: conchiglie, molluschi marini, coralli. Scavando potreste anche voi trovare una “Tersilla”, la balenottera di tre milioni di anni, rinvenuta in un vigneto sulle colline di San Marzanotto. Ma potrete trovare anche resti di piante pietrificate, elefanti e grandi carnivori o di delfini.

Molti sono i palazzi medioevali da vedere, le chiese e l’imponente Cattedrale o Duomo, che fa da coreografia all’inizio sfilata di cavalli e figuranti dei Rioni partecipanti al Palio di Asti.

Per citare tutte le bellezze che la città offre occorrerebbero pagine e pagine, accennerò solo alla parte gastronomica della città, con il suo “Festival delle sagre”.

Ogni anno attrae migliaia di persone giunte per vedere l’imponente sfilata storica con oltre 3000 figuranti in costumi di fine ‘800, primi del ‘900, attraversare il centro cittadino a piedi, su vecchie moto, bici e automobili, riproducendo scene di lavoro nei campi, antichi mestieri, feste contadine e momenti di vita quotidiana. La sfilata termina sulla grande piazza Campo del Palio dove decine di casette in legno, delle Pro Loco, attendono i buongustai per le degustazioni di piatti tipici di ogni paese dell’astigiano.

1) Il centro storico durante il Palio 2) Vigneti

Ma oggi vi condurrò con me in un tour che in un settimana toccherà storia, folclore, cultura, arte, paesaggi e gastronomia. Percorreremo le colline patrimonio dell’UNESCO, scenderemo nel “cavò” di “Gioielli Fantasia. Sogno Americano”; incontreremo il mitico Paolo Conte e altri personaggi illustri; i nostri passi ripercorreranno secoli di storia in una location stupenda, Palazzo Mazzetti, sede di importanti mostre e convegni; pranzeremo alla prestigiosa “ICIF - Italian Culinary Institute for Foreigners” di Costigliole d’Asti e chissà che... strada facendo non ci capiti qualche altro incontro o avventura.

Palazzo Mazzetti - Asti “Gioielli Fantasia. Sogno Americano”

1) La grande scalinata / 2) I gioielli fantasy e Patrizia Sandretto Re Rebaudengo

Il primo incontro con l’arte è ad Asti, a Palazzo Mazzetti, la più bella dimora storica signorile del Settecento.

Il fascino della città è racchiuso nel centro cittadino, dove il Medioevo racconta la storia attraverso le dimore storiche che si affacciano sull’antica e medioevale Via Maestra, ora Corso Alfieri.

Divenuto importante polo di attrazione culturale con moderni allestimenti delle collezioni civiche e degli ambienti delle mostre temporanee, oggi pur essendo dotato di bookshop, aula didattica, sala conferenze, biblioteca, archivi, depositi, caffetteria, touch screen e proiezioni multimediali, non ha perso il suo fascino e la suggestione di antica dimora dove nobili e Signori inseguivano lo scorrere del tempo.

Raffinate decorazioni barocche, antichi dipinti, sculture, collezioni di antichi tessuti e abiti, manufatti in avorio, legno laccato e porcellane Orientali provenienti da donazioni, sono state perfettamente integrate nell’ambientazione all’avanguardia nel nostro secolo.

Delle mostre e convegni precedenti, “Etruschi. L’ideale eroico e il vino lucente” e “Alle origini del gusto. Il cibo a Pompei e nell’Italia antica”, ve ne ho fatti partecipi nei miei articoli, oggi ripercorreremo la sale espositive e la sala Conferenze per altre importanti manifestazioni.

Il primo incontro è l’anteprima stampa della mostra “Gioielli Fantasia. Sogni americani” che potrete visitare sino al 2 ottobre 2016.

Una mostra di valore storico, culturale e artistico che presenta oltre 500 esemplari di “Gioielli Fantasia” provenienti dalla Collezione personale di Patrizia Sandretto Re Rebaudengo.

L’esposizione è promossa da Fondazione Palazzo Mazzetti e Città di Asti, in collaborazione con la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, il sostegno di Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, e realizzata con il patrocinio di Regione Piemonte e Provincia di Asti.

Il primo incontro è l’accoglienza perfetta, le hostess accolgono gli invitati per l’anteprima stampa: la cortesia è già il biglietto da visita! Ma avrò anche la fortuna di conoscere Cinzia Rainero Responsabile di Segreteria e Comunicazione che ci seguirà nella visita, accompagnandoci con cortesia, disponibilità ad ogni nostra richiesta e molta professionalità.

Arriva Lei, la “primadonna dell’arte”, Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, che ha messo a disposizione la sua collezione privat ospitata nelle sale del piano nobile di Palazzo Mazzetti, lungo un percorso espositivo di gioielli, ma in versione “non preziosa”.

Tradotta sarebbe “bijou”, in italiano “bigiotteria”, se non fosse che questa... bigiotteria ha un costo elevato in quanto sono veri... gioielli da collezione!

Bigiotteria deriva dal nome “gioielleria di scena” perchè nasce ad uso del mondo dello spettacolo, come produzione o riproduzione di gioielli preziosi, creati con materiali “poveri”, vetro, ceramica, pietre, legno, conchiglie, o con metalli: bronzo, alluminio, ottone.

In seguito, il loro prezzo più modesto e l’ottimo risultato estetico, hanno contribuito ad incrementarne la vendita, divenendo un accessorio dell’abbigliamento.

L’interesse per questi “gioielli fantasia”, come li definisce Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, ha molte motivazioni, come lei stessa afferma.

Rappresentano il patrimonio culturale legato a periodi difficili che hanno segnato grandi cambiamenti sociali. Ognuno rappresenta un’epoca con la sua storia il suo stile culturale. Se partiamo dai primi “monili” li troviamo nella preistoria, in pietra, poi in osso, legno, sino al metallo e dai moderni Jewelry di gomma vulcanizzata, strass, celluloide, bachelite, plexiglas, acrilico, dove la preziosità è sostituita dalla creatività fantastica.

Ma questa collezione non è “povera”, nè accessibile a tutti.



Riproduzioni di bracciali, collane, spille, anelli e orecchini sono la cronologia del Tempo, l’evoluzione storica di classiche riproduzioni pop stile anni ’50 e ’60, nate dalla fantasia di designer come Boucher, Coro, De Rosa, Eisenberg, Haskell, Joseff, Kenneth, Lane, Pennino, Gell e Moini.

La mostra ripercorre la storia della nascita del “costume jewelry”, negli Stati Uniti, durante la grande crisi del 1929-1939, che ancor più toccò i prodotti di lusso costringendo i gioiellieri all’utilizzo di materiale non prezioso, creando nuove tecniche e tanta fantasia...

Inizia una nuova epoca che crea bellissimi ornamenti a basso prezzo, per gli studi cinematografici di Hollywood,ma dalle finiture accurate, minuziose, perfette che finiranno ad ornare leggendarie dive come Greta Garbo, Marlene Dietrich, Bette Davis, Vivien Leigh. Primi in assoluto spicca Eugène Joseff leggendario e mitico creatore di monili per il set cinematografico di grandi pellicole, come “Via col vento”.

Ma com’è nata questa passione in Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, lo scopriamo nella sua narrazione: alla fine degli anni ’80, quando l’amica Rosangela Cochrane le appuntò sul rever la prima spilla, una corona di Trifari la cui luce rendeva viva la giacca scura.

Di li iniziò la collezione che ripercorreva la storia dell’America del secolo scorso, durante gli anni ’30, quelli della “Grande Depressione” che sconvolse l’America, dopo la Seconda Guerra Mondiale.

Questo nuovo stile “povero”, dal prezzo contenuto, rendeva questi gioielli accessibili a tutte le donne, a chi voleva donarlo alla moglie o alla fidanzata, in occasione di una ricorrenza, o semplicemente per il piacere di fare, o di farsi, un regalo.

Ad indossare questa nuova moda non sono mancate donne celebri, come Mamie Eisenhower che indossò i gioielli di Trifari al gran ballo di inaugurazione dell’elezione del marito, o la collana di Jackie Kennedy Onassis realizzata da Kenneth Jay Lane.

Nella collezione di Patrizia Sandretto Re Rebaudengo si possono notare anche gioielli patriottici che ricordano avvenimenti storici, ma non mancano quelli dalle forme fantasiose, personaggi di Walt Disney, spille a forma di fiori o di frutta, o insoliti, come j “Jelly Belly, animaletti dalla pancia in lucite che pare provenisse dalle carlinghe degli aerei della Seconda Guerra Mondiale, e parure degne di una sovrana.

L’ascolto raccontare di come sia incuriosita pensando a chi sarà stata la proprietaria di quell’oggetto, della storia celata in quel gioiello magari economico, ma che ora racchiude la cronologia del nostro secolo passato. Storie d’amore, di passioni, di eventi, di guerra, di famiglie e generazioni! Forse storie allegre, forse di morte, di vita e di segreti, chissà? Anch’io se tengo tra le mani anche solo un sasso, una conchiglia, un coccio, un minerale della mia collezione, mi chiedo quale storia racchiude, cos’abbia da narrarmi, cosa ha visto! A volte, come un confidente racconto di me e dei pensieri del momento, belli o brutti siano, ma è diverso. E’un sasso, per me “prezioso amico”, ma non ha costi, mentre lei lo -acquista- a caro prezzo e mi domando cosa provi prendendolo tra le mani! Ma di una cosa sono certa: prima di tutto acquista l’Anima di chi l’ha posseduto! Proprio come io acquisto... gratuitamente l’Anima stessa della Terra, la Memoria del Tempo che racchiude!

Solo un donna con molta sensibilità può percepirne l’essenza sino a porsi la domanda: “Quale storia racchiude?”...

Lei lo è.

Per questo a colpirmi è una sua frase: “Mi auguro che i visitatori apprezzino questi gioielli fantasia e che possano provare le stesse emozioni che provo io ogni mattina, quando scelgo il gioiello da indossare”.

E oggi, all’anteprima per la stampa, quel gioiello quali emozioni le avrà trasmesso?

1) Una delle sale espositive / 2 e 3) Perchè Patrizia Sandretto Re Rebaudengo posa per me?

Ma perchè Patrizia Sandretto Re Rebaudengo (che ringrazio) posa per me? E perchè proprio sotto quei due stupendi dipinti femminili? Osservate attentamente.

Belli i dipinti, belle le due dame ritratte, bella Patrizia Sandretto Re Rebaudengo: tre donne con le stesse caratteristiche di bellezza femminile dolce e aristocratica allo stesso tempo, e in tre epoche diverse, ma c’è un particolare che ho notato!

Le due donne del ritratto... stranamente non indossano gioielli. E’ vero che la bellezza non ha bisogno di adornarsi di gioielli, ma già è strano che a quell’epoca siano state ritratte senza.

La donna... in nero porta solo un bracciale. La stessa Patrizia Sandretto Re Rebaudengo indossa solo quella spilla. Per questo le ho chiesto se poteva posare: per confrontare attraverso l’immagine fotografica tre donne di epoche diverse. Per mettere in risalto la bellezza di un gioiello sia indossato che esposto in una mostra. Per avvalorare ancor più la bellissima mostra di Gioielli Fantasia con quella che espone i due quadri e un Palazzo stupendo, non a caso ho affiancato proprio la foto di una delle sale. Ma non dimenticando che innanzitutto prima che giornalista provengo dall’Arte: io stessa dipingevo e facevo mostre ovunque!

Si, decisamente una mostra da non perdere! Un palazzo da vedere con tutta la ricchezza d’arte che racchiude e non distrattamente, ma come direbbe Vittorio Sgarbi: “Nutritevi dell’arte, di tanta bellezza!”.

info: la mostra “Gioielli Fantasia. Sogni Americani-Patrizia Sandretto Re Rebaudengo Collection” è visitabile fino al 2 ottobre 2016.

Fondazione Palazzo Mazzetti, tel. 0141 530403 – segreteria@palazzomazzetti.it
Palazzo Mazzetti -  Corso V. Alfieri, 357 - Asti
tel.0141530403 - www.palazzomazzetti.it - info@palazzomazzetti.it

Ed eccoci al secondo appuntamento con la storia: in occasione della mostra “Ricordi Futuri” allestita a Palazzo Mazzetti, fino al 29 maggio, prosegue il ciclo di conferenze dedicato alla memoria. Il secondo appuntamento, pochi giorni dopo, è per la Conferenza “La memoria nella musica e nell'arte”.

La Sala Conferenze ha ospitato questo incontro che ha visto l’intervento del Prof. Francesco Lotoro, musicologo ed artefice dell'enciclopedia della musica concentrazionaria.

Come affermano i curatori: “A lui va il merito di restituire vita e dignità ai musicisti prigionieri e alla loro musica scritta su quaderni, carta igienica, sacchi di juta e cartoline o tramandata a memoria mentre erano ancora sui treni diretti ai campi di concentramento nazisti. Le vittime innocenti dei campi di sterminio nazisti continuano a -parlarci- anche attraverso le note: Archiviare, registrare, eseguire, promuovere questa musica è un traguardo della nostra civiltà-”.

Altro intervento è stato quello del Prof. Gabriele Perretta docente di semiotica dell'arte all'Università di Parigi e all'Accademia di Brera, che ha “esaminato il tema della memoria attraverso un percorso nella storia dell’arte con un particolare riferimento anche alle opere esposte nella mostra Ricordi Futuri realizzate da artisti nazionali e internazionali”.

Moderatore dell'incontro è stato Ermanno Tedeschi curatore della mostra.

Argomenti ovviamente noti agli studiosi come il Prof. Lotoro e Perretta, io stessa... amante della storia della musica, confesso il mio ignorare l’argomento e scoprire questo lato musicale che non conoscevo, nè immaginavo, mi ha incuriosita.

Per rispetto verso quel popolo e nel ricordo di un assurdo sterminio mi lascio coinvolgere emotivamente e seguo attentamente le narrazioni, anche se non ho conoscenza dei fatti.

Ma l’evento ha avuto una autorevole presenza con la partecipazione “straordinaria” del Maestro Paolo Conte.

Poche parole, cenni sulla sua più marcata dimestichezza nel mondo del Jazz, di cui potrebbe parlare per ore, che sulla musica dei deportati. Argomento difficile per un mito del Jazz, e non solo per lui, io stessa seguo con interesse, ma con difficoltà.

Sempre impeccabile nella sua personalità ha saputo suscitare l’applauso dei presenti, senza privarli di un saluto, una stretta di mano, una parola.

Una sala gremita, concentrata sulla sua persona degna di quella stima che un pubblico attento e culturalmente preparato non le fa mai mancare, come lui non fa mancare a loro quella professionalità e quella bravura nel coinvolgerli emotivamente.

Grande come Artista e come Uomo, Paolo Conte riesce sempre a darmi nuove emozioni, sia che canti, che racconti o stringa la mano: lui Grande che stringe la mano ai fan...

Tra i presenti noto alcuni personaggi degni di essere citati. Prima di tutto lei, donna Egle, la consorte, donna e musa. Una di quelle donne che Paolo Conte canta, come nel brano “Un gelato al limon” del 1979 che dedica proprio a lei, nuovo amore in quegli anni di inizio e forse poche speranze racchiuse nel cassetto musicale. Ma la fortuna sorride ed è un successo e dopo questo altri successi, sino a divenire uno dei più grandi cantautori del mondo!

Donna bellissima, Roberto Benigni umoristicamente le dedica “Mi piace la moglie di Paolo Conte”: un pensiero è dovuto anche a lei, per ringraziarla di essere la “custode” di un mito!

Accanto a donna Egle scorgo Maria Federica Chiola, noto architetto astigiano. Tra le varie collaborazioni la dott.sa Chiola cura i cataloghi delle mostre per la Fondazione Palazzo Mazzetti e per Patrizia Sandretto Re Rebaudengo.

1) “Maestranze... in prima” con donna Egle Conti / 2) donna Egle e Maria Federica Chiola

La nostra settimana sul territorio astigiano sta per terminare e come si dice “Dulcis in fundo” e se “dulcis” deve essere non può essere che in un luogo di delizie gastronomiche.

Punto d’incontro odierno è l’invito al Castello di Costigliole d’Asti per la presentazione della nuova struttura e del programma della ICIF-Italian Culinary Institute for Foreigners.

Gli ospiti hanno avuto la possibilità di visitare i locali e la nuova ala del Castello, seguita dalla conferenza stampa di presentazione e da un ricco buffet, curato dagli allievi.

Ma è giusto ripartire dalla Città di Asti percorrendo la visione panoramica del territorio e darvi qualche cenno sulla località che ci ospiterà, Costigliole d’Asti.

I filari, allineati costeggiano i 15 chilometri che separano Asti da Costigliole d’Asti. Qui e là qualche rudere di cascinale affiora tra le vigne.

La strada sale sulle colline. Dalla cima si domina sul rosso dei tetti che spuntano tra il verde dei vigneti, mentre un campanile si alza verso il cielo, quasi a voler unire i due mondi.

Il verde scuro delle boscaglie, spezzato dalle chiare foglie dei vigneti, dai pascoli, dagli orti di pianura, si confonde con il cielo che tra una nuvola e l’azzurro del cielo disegna luci e ombre sulle colline. I vigneti con la loro geometria rotta solo da qualche ciabot. Le foglie delle viti, che al soffio del vento formano strani giochi come ondeggianti maree. Sentieri polverosi ridiscendono il versante passando accanto alle piccole cappelle votive. Tutto è Silenzio che sa Parlare al cuore... di chi sa Ascoltare!

Cosa colpisce prima ancora di raggiungere la località è l’imponente struttura del castello quasi “fiabesco”, che pare uscire da un fiaba e già si scorge in lontananza, come dirà Maria Luisa Alberico, anche lei tra i giornalisti ospiti.

Ed eccoci a Costigliole!

Il Castello dei conti Verasis-Asinari è anteriore al Mille ed è tra i più imponenti dell’Astigiano. Rimaneggiato nel corso degli anni, come il pregevole scalone, opera di Filippo Juvara, il costruttore della Palazzina di Caccia di Stupinigi, della Basilica di Superga, e della Reggia di Venaria Reale.

Nel 1775 ospitò i festeggiamenti in occasione della visita del re Vittorio Amedeo III.

Nel 1854 accolse Virginia Elisabetta Luisa Carlotta Antonietta Teresa Maria Oldoini, moglie di Francesco Verasis Asinari Conte di Costigliole d’Asti.

Cugina di Camillo Benso Conte di Cavour, meglio nota come... la “Contessa di Castiglione” fu una donna leggendaria, considerata tra le più belle di quell’epoca. Affascinante quanto astuta, intelligente e ambiziosa, indomabile e con un passato di intricate storie galanti, ebbe una vita mondana non priva di scandali. Seppe usare il fascino, sino a divenire l’amante dell’imperatore.

Visse intrighi alla corte dei Savoia, con il re Vittorio Emanuele II, nobili, banchieri e ambasciatori, tanto da essere una importante pedina utile a Cavour che la inviò alla corte francese di Napoleone III per perorare...con la seduzione l’alleanza tra Francia e Piemonte.

1) Locandina ICIF /2)con Maria Luisa Alberico / 3) All’inaugurazione dell’Orangerie 2014

All’inaugurazione numerosi ospiti attendono per visitare la nuova struttura nel Castello sede della ICIF, ma io ho appuntamento con un gruppo di amici e colleghi giornalisti.

1) Alciati, ...io, Alberico, Gobbi, Genta / 2) la sala del convegno e le maestranze ospiti

Maria Luisa Alberico, da anni presidente dell'associazione Donna Sommelier con cui ha realizzato decine di progetti di valorizzazione del vino al femminile, ideato  e curato il progetto “Il vino del ghiaccio” a Chiomonte e la monografia esclusiva “La vigna in rosa” prima e unica ricerca sull'imprenditoria vitivinicola al femminile.

Giornalista enogastronomico e sommelier, docente abilitato ai corsi di formazione per sommelier e perito Assaggiatore della Camera di Commercio di Torino. Nel 2001 ha fondato, diventandone direttore responsabile la rivista “Donna Sommelier Europa”, unica testata di enogastronomia internazionale al femminile.

Piera Genta, collabora a testate italiane ed estere, del settore enogastronomico, tra le quali Italia a Tavola, Zafferano. Coordinatrice della Guida Vinibuoni d'Italia del Touring Editore. Ufficio stampa regionale del Piemonte dell'Onav e relatore ai corsi per Aspiranti Assaggiatori. Italo-americana è impegnata nella promozione e comunicazioni delle eccellenze agroalimentari nazionali. Sommelier professionista e assaggiatore Onav svolge la sua attività per aziende enologiche come degustatrice e divulgatrice dei loro prodotti.

Laura Gobbi. Manager e direttore artistico di eventi culturali e di promozione del territorio in Italia e all’estero, speaker radiofonica. Si occupa di marketing territoriale. Creatrice dei format Di Gavi in Gavi e Gavi Light Box e di Vino al Vino e Monferrando.

Paolo Alciati, Il Sommelier, Turismo del Gusto, Business Class Magazine, Guida al Turismo Enogastronomico Italiano, ASA-Associazione Stampa Agroalimentare Italiana, WineAdvisor.

Oggi il Castello, in parte di proprietà privata e in parte del Comune, ospita uno dei vanti della nostra Provincia, ma anche della Regione e dell’Italia: l’ICIF-Italian Culinary Institute for Foreigners. La prestigiosa scuola professionale di cucina ed enologia italiana si presenta come affermano gli organizzatori: “La nuova frontiera dell’insegnamento”. Dal 1991 accoglie cuochi e chef provenienti da ogni parte del mondo per insegnare la cultura culinaria ed enologica di ogni regione d’Italia. Una struttura che vuole insegnare non solo attraverso la formazione di alto livello, ma vuole anche comunicare il legame indissolubile tra cibi, vini e il territorio d’origine. La filosofia della ICIF di Sassone, il Presidente, è che: “Ogni piatto ha le proprie radici e la riuscita è indissolubilmente legata dalla cultura che condiziona la formazione di ognuno perchè ogni territorio ha le proprie tradizioni e ogni tradizione i propri piatti: noi mangiamo la tradizione...”.

Ogni volta che teniamo tra le dita un calice di vino o degustiamo un piatto “tipico” ci cibiamo della storia, dell’arte, della cultura, delle tradizione e del folclore del territorio perchè in essi è racchiuso il passato delle nostre genti. Dentro ogni acino, ogni frutto della terra o degli alberi, ogni goccia d’acqua, c’è una storia, una leggenda, un mistero!

All’interno della scuola, nel Castello, sono ospitate alcune strutture tra le più moderne d’Italia.

La Sala di Degustazione ed Enoteca. L’enoteca è situata nelle cantine storiche. All’interno è ospitata la sala di degustazione dal design avveniristico, dotato di 20 stazioni che possono essere impiegate per scopi diversi, sia per la degustazione dei vini che per l’analisi sensoriale di altri prodotti, tra cui olio, aceti, caffè, ecc.

Qui sono anche esposti i vini dei migliori produttori italiani, da loro selezionati.

Anche l’Elaioteca è allestita nelle cantine storiche dove è esposta una selezione esclusiva di oli extravergini di oliva italiani, garantiti da certificazioni IGP, DOP, agricoltura biologica e certificazioni di qualità di prodotto.

L’Elaioteca nazionale è la prima e per ora unica iniziativa nel settore olivicolo che offre una rassegna di oli extravergini di oliva italiani di qualità certificata”.

La Sala Ristorante è un ambiente raffinato ed esclusivo.

Adiacente alla cucina principale, viene utilizzata per la formazione relativa al servizio di sala, per manifestazioni, pranzi ufficiali e per i saggi finali in cui gli studenti preparano un menu completo per ospiti e autorità presentando sè stessi e i loro piatti.

Il Laboratorio di Cioccolateria è un nuovo spazio didattico, attrezzato per imparare l’arte e i segreti del cioccolato.

Il Grottino dei Formaggi è lo spazio espositivo che riproduce fedelmente i “crutin” che i nostri vecchi utilizzavano per conservare le forme. Qui viene utilizzato anche per valorizzare la grande varietà e qualità dei formaggi italiani.

Anche il Grottino dei Salumi è uno spazio espositivo che riproduce i locali in cui i nostri nonni conservano le tipologie e le varietà dei salumi italiani.

L’ICIF e l’Orangerie collocata nel parco di fronte al Castello, formano quello che gli organizzatori definiscono “La culla dell’enogastronomia. Una vetrina aperta al mondo che custodisce e diffonde i tesori della tradizione enogastronomica Italiana”.

Questa nuova struttura è interamente costruita in vetro e metallo con aule didattiche moderne e tecnologia all’avanguardia. Comprende: Aula Pratica Secondi Piatti; Aula Pratica Primi Piatti; Aula Magna; Laboratorio di Panetteria Pasticceria e della Pizza; Laboratorio di Gelateria; Aula Food & Beverage Management; Biblioteca di enogastronomia italiana; Aula training caffè; Self Service.

Nell’Aula Magna un gruppo di maestranze ha dato il benvenuto agli ospiti e presentato il programma. Il Sindaco di Costigliole d’Asti Giovanni Borriero ha parlato di come il Comune ritiene che la presenza della ICIF sia una ricchezza per la comunità locale e degli sforzi fatti per sostenere tutto il progetto, il Preside della ICIF Piero Sassone ha sottolineato il tema dell’incontro: “Il Castello, l’unicum del territorio”.

Tutti concordi sul “Fare sistema, garantire sistema, educare, valorizzare e comunicare”, un progetto culturale innovativo che vuole essere il motore trainante del territorio dando l’opportunità di crescere anche a Costigliole che proprio da questa località, tra colline e vigneti, è proiettata sulla scena mondiale. Unire quindi la ICIF al territorio e alla gastronomia per dare vita ad un progetto che sicuramente sarà vincente, grazie anche alla bravura dei conduttori e indubbiamente Piero Sassone, Giovanni Borriero e le loro squadre hanno dimostrato di essere non solo all’altezza di progetti di grandi proporzioni, ma di aver saputo ricostruire dai ruderi una solida struttura!

Concordo con chi ha affermato che questo è un luogo “Dove anche la vendemmia è uno spettacolo unico e non replicabile fedelmente in altre parti del mondo perchè è la terra che fa la differenza!”.

Un castello con una storia di cortigiane e di potere diventerà la porta d’accoglienza per i visitatori, aggiungendo alla bellezza dei luoghi, alle tradizioni e all’eccellenza dei suoi prodotti anche una location tutta nuova, rivoluzionaria nell’accoglienza e all’altezza di quel prestigioso riconoscimento di “Patrimonio Mondiale dell’Umanità”.

Un programma di attività culturali, didattiche, enogastronomiche, artistiche, letterarie riaccenderà i riflettori sulla scena internazionale rivalorizzando anche il territorio, che dovrebbe diventare un punto di incontri per tutti.

In programma una location d’eccezione dove gli studenti potranno simulare una vera gestione ristorativa confrontandosi con clienti reali che giudicheranno il loro operato. Tutta la filiera sarà gestita da loro: comporranno il menù, reperiranno le materie prime, prepareranno i piatti, serviranno in sala, controlleranno i costi, ovviamente seguiti dai docenti!

Un Ristorante e Albergo didattico. L’autofinanziamento in Francia è obbligatorio per le scuole di ristorazione. Diffuso in tutti i paesi europei. In Italia è un modello innovativo.

Il castello non è solo simbolo di Costigliole d’Asti, ma è l’unione tra il passato storico, il presente e il futuro. E’ anche un unicum con il territorio dove cultura, tradizioni e paesaggio si fondono per dare vita all’enogastronomia.

Non può esistere un turismo solo paesaggistico o artistico, senza la storia del territorio, la cultura e la gastronomia. Sarebbe come un puzzle incompiuto, ma a Costigliole il gioco ad incastro è completo!

1 - 2 e 3) Riproduzioni di antichi locali

C’è un paesaggio vitivinicolo patrimonio dell’UNESCO. Ci sono cantine storiche, culle della Barbera e dello Spumante che sono la carta d’identità non solo del territorio ma ci identificano in tutto il mondo. Paesaggi stupendi, buona gastronomia. Tutte carte vincenti!

Si riparte, ma mi concedo ancora una sosta sul punto più alto della collina.

Sotto di me, un’estensione di vigneti, selve, paesi, in una visione stupenda, indescrivibile e tutto attorno il silenzio rotto solo dal cinguettio degli uccelli. Chiudo gli occhi e lascio scivolare i pensieri: chissà quali e quante storie ha da raccontare il sentiero su cui sto fermando il Tempo?

Il  cielo  sopra  di me, il  verde  dei campi confusi con il rosso dei papaveri, i  vigneti dalle mille  geometriche figure, il bianco e il rosa dei frutteti, tutto racchiude il mondo contadino, dove la mano dell’uomo da millenni strappa alla terra il pane quotidiano.

Davanti a questa immensità mi sento piccola, un misero granello in mezzo alla natura: ad una Natura Immensa... come i miei Pensieri.

testo Alexander Màscàl - foto Matteo Saraggi e Alexander Màscàl - ASA


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