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“Un Presepe...con l’Anima”
Anna Rosa Nicola: dal restauro al Presepe che Vive...



Nel mio lavoro capita spesso di incontrare situazioni e personaggi insoliti e allora la penna, pardon... i tasti, battono velocemente, come nell’imprevisto incontro con un personaggio la cui bravura e fama hanno varcato l’Oceano per giungere in tutto il mondo a portare il loro nome, vanto per l’Italia: Anna Rosa.
Il nome Anna Rosa non vi dirà nulla, ma se ci aggiungo il cognome Nicola di Aramengo, saranno in molti ad esclamare con un misto di gioia, stupore e ammirazione.
Già, i Nicola! Stirpe di artisti, restauratori famosi non solo nella nostra penisola, ma in tutto il mondo, noti per il restauro di capolavori del Tintoretto, di Tiziano, di mummie egizie, della Santa Sindone, del Bucintoro veneziano in mostra alla Venaria Reale e di tante altre opere d’arte famose e provenienti da ogni parte del mondo.


Incontrarla dovrebbe significare parlare del Laboratorio dei Nicola di Aramengo, ma la mia speranza è di varcare, un giorno, le porte di quel luogo dove i capolavori riprendono colori e... Vita sotto le abili mani dei restauratori e potervi narrare attraverso le immagini. Così mi limiterò a un breve cenno, con la speranza di potervi, un giorno, accompagnare virtualmente attraverso i miei articoli, in quel fantastico mondo in cui vivono i Nicola, restauratori di fama internazionale e scoprire dietro le quinte la loro equipe, la loro famiglia che nel DNA ha l’Arte del restauro!
Oggi voglio invece farvi partecipi di un personaggio tutto da scoprire, una dei Nicola, in una
veste insolita, quella di creatrice di Presepi, ma non domandatevi: “Cosa c’entra il Presepe con la gastronomia?”, seguitemi e lo scoprirete!



Siamo in Piemonte, ad Aramengo un piccolo paese dell’Astigiano, sul confine tra la provincia di Asti e quella di Torino.
Dominato dalla mole della Parrocchiale, stupendo esempio d’arte barocca di fine ‘700, che batte il tempo a poco più di 600 anime distribuite sul territorio, nelle borgate agricole e artigianali.
E’ la terra dei vini più rari e insoliti, la cui produzione è limitata e pregiata, come l’Albugnano, storico vitigno autoctono. Mentre nei pascoli si incontrano allevamenti di bovini di razza piemontese e nelle zone boschive si trova il pregiato Tartufo bianco, delizia dei buongustai, mentre nei vigneti del territorio si producono Malvasia di Castelnuovo, Barbera d’Asti, Piemonte Bonarda e Cortese dell’Alto Monferrato.
E’ la terra dei salumi tipici del Monferrato e dei piatti tradizionali piemontesi: croce e delizia per le diete! Annualmente si tiene la Sagra del Canestrello di Aramengo.
Aramengo è uno sperduto paesino... ma reso famoso in tutto il mondo dal nome dei Nicola.
E’ difficile stabilire da dove nasce il nome Aramengo, le cui origini sono sconosciute. Pare che alle origini si chiamasse Ara Mea divenuto poi Aramengum, nome longobardo.
Fanno parte di Aramengo i comuni di Albugnano, Berzano San Pietro, Casalborgone, Cocconato, Tonengo e Passerano Marmorito paesino divenuto famoso grazie a Giorgio Faletti che nel varietà televisivo “Drive In”, nelle vesti del personaggio di Carlino diceva di essere di Passerano Marmorito “paese che è piccolo, ma la gente mormora”.
Sapori e profumi della terra, panoramiche su colline, boschi e vigneti. Luoghi incontaminati, edifici storici, ed infine ecco Aramengo con quello strano detto: “Ma vai a ramengo”, per invitare qualcuno ad andare... in malora!
“Andare a ramengo” nasce dal poetico “andare ramingo”, parola dell’italiano volgare dell’Alto Medioevo, che significa “andare in malora, in rovina”.
Un altro significato è legato al “vagabondare”, tipico di chi è caduto in disgrazia, ha perso tutto perchè ha fallito o è stato esiliato dalla comunità e vagabonda solitario, senza soldi, senza meta.
Potrebbe anche derivare dal latino “mala hora” che significa “ora cattiva, brutto momento”. E’ noto che la superstizione credeva che ci fossero delle ore notturne funeste in cui ansia, incubi, angoscia e paura si impossessavano della mente dell’uomo risvegliandolo nella notte e spesso in quelle ore la Morte giungeva a prendere i loro corpi. In realtà l’ora dei decessi, tra le 2 e le 4, non è legata ad interventi malefici, ma a fattori umani. Per questo “mandare a ramengo” è anche un segno di stizza per... mandare qualcuno in malora, al diavolo: è un augurio di morte e di rovina.
Potrebbe anche essere una allusione al comune di Aramengo, in provincia di Asti, dove sino al XVII secolo vi era la sede del Tribunale e si trovava un carcere duro dove venivano rinchiusi i delinquenti più pericolosi, in attesa di condanna a morte, ma anche gli insolventi e quelli che avevano fatto bancarotta. E’ ovvio che “mandare ad Aramengo” come prigioniero significava augurare di finire male.
Ma qui non si va in malora, ma si ridà luce, colore e vita ad antiche opere d’arte, grazie alla dinastia dei Nicola!
Ed ora entriamo nel mondo dei mitici Nicola attraversando la Porta del Tempo!
E’ una splendida domenica di inizio febbraio, il sole già riscalda, ma nulla di interessante mi spinge ad uscire, così mi dedico al computer e alla posta, ed è li che trovo una insolita mostra del Presepio di Anna Rosa Nicola, presso l’Abbazia di Vezzolano.
L’Abbazia mi è sempre piaciuta, con i suoi misteri e la sua bellezza. I Presepi è risaputo che li adoro e i Nicola sono mitici, quindi non posso perdermi questa mostra... fuori Natale!

Il presepe occupa una intera stanza ed è stupendo, fantastico, ma... con qualcosa in più...
Prima di tutto se si elimina la capanna della Natività sarebbe la riproduzione esatta di un borgo di fine ‘800! Poi si nota che al posto del bue... c’è una mucca! Sorrido e penso che mi ha sempre lasciata perplessa l’idea del bue: mica si munge per dare latte al Bambinello!
Incredibile nella perfezione della vita contadina, nella riproduzione delle botteghe artigianali, dei negozi! Bancarelle e banchi di negozi con ogni genere di gastronomia! salcicce e salumi appesi nelle botteghe, macellerie con carni che sembrano vere e invece tutto è miniaturizzato a pochissimi millimetri! Come le pezze di stoffa sul banco, le cantine dei vini, le case dove la famiglia è riunita per il pranzo, o la piazzetta con la fontana e...

... E tante altre riproduzioni che mi ricordano un pò la vita contadina di quando ero bambina: mutano gli abiti, ma i “mestieri” sono gli stessi.
Tutto è racchiuso in pochi millimetri di perfezione tanto da sembrare che frutta e verdura,
pesci, carne e salumi, formaggi, pane e dolci, siano veri: ne sento quasi il profumo!
Ma... le sorprese non sono finite!
Descrivere il Presepe di Anna Rosa Nicola significa leggere nel cuore e nella mente
dell’autrice e descrivere le sue emozioni, perchè sono quelle che lo rendono speciale, unico!
Ci sono presepi di ogni tipo, grandi e preziosi, statici o meccanici, storici e famosi, fatti con materiale insolito e anche presepi piccoli, semplici e sconosciuti, ma ugualmente belli e “vivi” perchè racchiudono lo spirito di chi li ha costruiti... e questo è un presepe vivo e ha l’Anima: quella di Anna Rosa Nicola!
Chi mi legge sa che scrivo sempre interviste diverse dagli altri perchè non ha senso ripetere le solite cose sulla vita di un personaggio, notizie reperibili ovunque, a decine e simili, che alla fine le sai a memoria e paiono delle fotocopie inanimate.
Ogni personaggio ha una sua Anima, ha qualcosa che Crea con le mani, ma nasce nel cuore e nel pensiero! Ognuno ha qualcosa di sè da raccontare, perchè “scrive con il cuore”, basta saper comprendere qual’è il messaggio che lancia!
Anna Rosa è davanti a me e avrei mille domande da porle: sul suo lavoro, su cosa prova quando “ridà vita” ad un’opera distrutta, quando deve riconsegnarla e la vede allontanarsi... come un figlio che parte!

Tante, troppe domande e così mi limito a rivolgerle quelle su un insolito presepe che riproduce la vita dei nostri nonni, della nostra infanzia, della vita contadina e di come ha potuto creare quella frutta in miniatura, così perfetta. E quelle “salcicce e salumi” più piccoli di un fiammifero, ma così perfetti nel colore e nella forma che mi verrebbe da addentarli per scoprirne anche il sapore!
E così piano piano mi lascio stordire dalle sue parole e come trasportata su una nuvoletta entro nel suo mondo di donna-fanciulla per scoprire come “dà vita” a quei personaggi di fili di ferro, stoppa, cera e ogni possibile materiale riciclabile!

E’ fantastico come con il... prodotto delle api si possano creare frutta e ortaggi. Come con fili di canapa si costruiscano pupazzi e con le foglie di mais si facciano oggetti.
Un ramo di fiore senza più vita... ritorna a vivere sotto le sue abili mani e la sua conoscenza! Quasi... imbalsamato diventa un albero di frutta in attesa del rifiorire primaverile.
Piccoli vasi per piantine da serra diventano fontane, contenitori di... collirio si trasformano in bottiglie di vino.
L’ascolto e sorrido, ma taccio immaginandola una moderna Cenerentola che usa zucche per fare carrozze, topini da trasformare in cavalli, il cavallo in cocchiere e il cane in lacchè.
Si decisamente siamo molto simili se le cose che facciamo nascono prima di tutto dal cuore, per questo mi immedesimo e mi è facile descrivere da dove ha origine la sua Arte, il suo Pensiero e il movimento di quelle mani che Creano cose incredibili!

E per questo il Presepio di Anna Rosa Nicola è uno di quelli che io definisco “I Presepi con l’Anima”, quelli che ti danno sensazioni, emozioni e, come... quella bimba del suo racconto, che vedeva muoversi le statuine, anche... chi sa Leggere nei Cuori e Vedere con l’Anima, anche se di anni ne ha molti... giurerebbe di aver visto l’oste mescere vino e la massaia sfornare pane!
Anche un sasso, tra le sue mani... prenderebbe vita, perchè oltre ad essere una brava Artista è anche una persona molto speciale che sa tornare bambina e sa ancora sognare... e far sognare!
Un Presepe o uno spaccato di vita d’altri tempi che rivive ai giorni nostri, oltre il Natale perchè i ricordi non hanno Tempo per una Donna come Anna Rosa che sa fermare la sabbia che scorre nella clessidra per farci tornare bambini.
Donna eclettica, caleidoscopica immagine capace di riflettere i colori della vita attraverso le mille sfaccettature, Anna Rosa sa trasferire le sue emozioni a chi l’ascolta e dare vita agli inanimati affreschi che con maestria restituisce a nuova vita.
Le sue mani sono abili strumenti che sanno cicatrizzare le ferite inferte dal Tempo su capolavori di immenso valore. I bisturi taglienti ridanno vita ad opere d’arte e i pennelli gli ridanno luce ed Anima.
Apparentemente è una donna semplice, una normale madre e moglie che accudisce la famiglia. Ama anche cucinare e costruisce Presepi per la sua bimba. Una donna che si commuove se i bimbi riescono a dare vita al suo Presepe e nel raccontarlo trapela la sua gioia e l’entusiasmo nel narrare come nascono le figure, i paesaggi, gli attrezzi e ogni altra componente che di volta in volta fuoriesce da una sorta di magico scrigno in cui mi confida di deporre tutti quegli oggetti destinati alla “spazzatura”, ma che lei, in ognuno vede un oggetto di recupero con cui costruire il Presepe!
Più l’ascolto e più mi rendo conto che questo folle mondo gli sta stretto, le stravolge Anima, ma non i sentimenti, le emozioni e l’amore che ha per il suo lavoro: lei respira la vita attraverso quelle tele logore e deturpate, quegli oggetti polverosi, uccisi dal Tempo. Ma nelle sue abili mani la Magia sa ridare nuova vita anche al passato e fermare per sempre il Tempo che scorre...
E a me non rimane che ringraziarla per avermi fatta sognare e tornare bambina ricordando il mio perduto presepe... sperso in un terra che non gli apparteneva...
info: annarosa.nicola@nicolarestauri.com


di Alexander Màscàl e Matteo Saraggi - ASA


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