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Expo, la giornata mondiale dell’uovo In Italia 49 milioni di galline

Sono aumentate del 20 per cento le esportazioni di uova Made in Italy: «Piatto anticrisi»

di Silvia Morosi

Non solo gallina. Dallo struzzo alla quaglia, dall’oca all’anatra fino al pavone, è ampia la gamma di uova disponibili che si distinguono per specifiche proprietà nutrizionali e organolettiche, tanto da trovare diversi impieghi in cucina nella preparazione di ricette ad hoc, che possono essere illustrati da veri e propri “sommelier dell’uovo”. La Coldiretti ha festeggiato venerdì 9 ottobre insieme ad Assoavi la “Giornata mondiale dell’uovo” con una curiosa esposizione delle uova di differenti specie, colori, forme e dimensioni, e l’illustrazione delle specifiche proprietà nutrizionali e culinarie. Non è mancato, poi, lo showcooking di frittata più piccola del mondo, realizzata rompendo nel tegame minuscole uova di quaglia.
D’altronde le uova “portano bene”, ricorda Coldiretti, e questa convinzione è vecchia di oltre 5.000 anni, tramandata dai Persiani che usavano festeggiare l’arrivo della primavera con lo scambio di questo prodotto beneaugurante contro pestilenze e carestie.

I numeri del «piatto anticrisi»

Nel primo semestre 2015 le esportazioni di uova made in Italy sono aumentate del 20 per cento, con un fatturato di 1,5 miliardi per 49 milioni di galline. Ecco i numeri diffusi da Coldiretti secondo la quale il Paese è autosufficiente per il consumo di uova: in media a 13,8 kg a persona. Nel 2014 ogni italiano ha consumato in media 218 uova, delle quali 142 tal quali mentre le restanti sotto forma di pasta, dolci, altro. Nel mondo i maggiori consumatori sono gli europei (14,2 kg a persona). In testa la Danimarca (240 uova), in coda il Portogallo (140). In Africa appena 2,5 kg a testa). Le uova di gallina sono all’avanguardia nel sistema di etichettatura obbligatorio a livello europeo che consente di distinguere la provenienza e il metodo di allevamento con un codice apposito: il primo numero consente di risalire al tipo di allevamento (0 per biologico, 1 all’aperto, 2 a terra, 3 nelle gabbie), la seconda sigla indica lo Stato in cui è stato deposto (per esempio IT per Italia), seguono le indicazioni del codice ISTAT del Comune, la sigla della Provincia e il codice distintivo dell’allevatore. A queste informazioni si aggiungono quelle sulle differenti categorie (A e B a seconda che siano per il consumo umano o per quello industriale) per indicare qualità e freschezza, e le diverse classificazioni in base al peso (XL, L, M, S). «Con il sistema di etichettatura delle uova è stato avviato in Europa un percorso di trasparenza importante per garantire ai consumatori scelte di acquisto consapevoli», ha commentato il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo. È« necessario però che queste misure di trasparenza siano adottate anche per gli ovoprodotti utilizzati nella trasformazione industriale». (Silvia Morosi - milano.corriere.it)



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