APPUNTAMENTI
“Piemonte - Città del Vino” - EXPO 2015 Convention Nazionale Città del Vino

Asti - Novara, dal 22 al 25 maggio 2015-05-23

Questo è il titolo del Workshop dedicato alla programmazione Europea 2014/2020 riservato ai Coordinatori Regionali delle Città del Vino e ai Consorzi di Operatori Turistici del Piemonte - Piemonte Incoming.

Il primo incontro si è svolto ad Asti che con le sue Strade del Vino, il Movimento Turismo del Vino, la Douja d’Or, Vinissage e la struttura di Enofila destinata alle manifestazioni vitivinicole, ben rappresenta il mondo del vino in tutta la sua cultura e tradizione.

Che il mondo del vino sia una delle ruote trainanti dell’economia e del turismo lo evidenziano quello che può essere definito il “turismo del vino”, e le esportazioni in tutto il mondo.

E così ecco che sul suolo astigiano, nel 1987, si riuniscono 39 sindaci per dare vita all’Associazione Nazionale Città del Vino. L’intento era di riscattare la nostra produzione da quel triste episodio legato al “metanolo” che macchiò l’immagine del vino astigiano.

E’ l’inizio di un movimento del vino che ha come protagonista non solo il territorio astigiano, ma anche altre località del Piemonte. La provincia di Asti si presenta con la città di Nizza Monferrato. Cuneo è rappresentata dai vini delle città dell’albese, Alba, Barbaresco, Barolo, Canale, Diano d’Alba, Dogliani, Treiso, Neive. Alessandria è presente con la città di Ovada, mentre Carema rappresenta Torino, e Gattinara per Vercelli.

Oggi l’associazione ha quasi 500 iscritti che rappresentano tutte le Regioni italiane, piccoli e grandi comuni, vini conosciuti e piccole realtà semisconosciute, ma tutti insieme formano una catena enoica, una strada dei vini lunga quanto la nostra penisola!

Se il problema etilometro ha contribuito a ridurre drasticamente l’uso del vino dalle tavole dei ristoranti e in parte ha penalizzato anche quelle casalinghe, le statistiche pongono però in rilievo l’importazione del vino italiano sul mercato mondiale.

I nostri migliori acquirenti sono gli stranieri e l'importazione è in aumento, favorita  dall'ottima qualità dei nostri vini, ma anche dal contenimento dei prezzi rispetto alla produzione di Champagne, Bordeaux e altri vini francesi con cui siamo in competizione.

Esportare quindi all'estero, dove l'etilometro non contribuisce alla fine dell'enologia, sembra un’ottima carta da giocare e per confrontarsi su quali siano le strategie per promuovere i territori si riparte da Asti, terra di vini e della buona tavola... perchè si sa che il buon cibo va sempre accompagnato da un buon vino ed “eresia fu a voler lo buon cibo ivi goduto in compagnia di codesta acqua che fu zuccherata” ovvero: pasteggiare con aranciata e coca cola è come bere vino dal contenitore di carta o nel bicchiere di plastica: Dante ci collocherebbe nell'Inferno!

Il convegno non verte solo sul marketing, la strategia pubblicitaria, ma anche sullo studio e il confronto tra le Regioni per promuovere il vino attraverso altre realtà non solo utili, ma anche indispensabili, e contemporaneamente promuovere il territorio.

Sono stati valutati molti progetti per migliorare la produzione, la qualità della vita e del territorio, puntare su uno sviluppo sostenibile e creare più opportunità di lavoro.

Una particolare attenzione è stata data alla necessità di unire i vari settori: paesaggio, cultura, arte, architettura, folclore, storia, ambiente, ricettività, offerta turistica, cortesia, prodotti garantiti, migliore pubblicità e a più ampio raggio, più agibilità e servizi adeguati per persone disabili con una migliore integrazione attraverso apposite strutture ricettive ad indirizzo “etico”, e contrastare l’avanzare dell’etnico che non è certo l’immagine della produzione italiana.

Parlare di promuovere il territorio è ovvio che il confronto mi coinvolga, ma dopo un vago, distratto intervento la scelta migliore è lasciare quel “nero su bianco” che non si perde e con la penna, pardon... la tastiera, mi viene meglio che con le parole.

Ma quali sono le strategie su cui puntare? Quali sono i punti su cui convergere risorse e progetti? Cosa cerca il turista italiano o straniero?


Questi e altri sono stati gli interventi, tutti progettati da personaggi di spicco nel campo del turismo, del marketing, assessori, sindaci di molte regioni italiane, docenti di informatica, ecc.

Ma un programma, di qualunque genere sia, va anche visto attraverso gli occhi di chi sceglie l’Italia come meta per le vacanze, o si sposta semplicemente in altre Regioni: c’è molta differenza nel vedere le cose attraverso gli occhi dei progettisti e promotori di una iniziativa in cui si investono somme ingenti e in quelli di un turista o un acquirente!

Occorrerebbe anche tenere conto di ciò che vorrebbero, cosa pensano di trovare e cosa potrebbe invece deluderli, infastidirli!

Davanti a grandi progetti, si costruiscono scenografie che danno certezze, ma dimenticando che c’è sempre in agguato un sassolino, una piccola svista, una banalità sottovalutata: quel “qualcosa” che nell'euforia abbiamo dimenticato, sottovalutato, ma che puntualmente... prima o poi emerge e anche le belle proposte scivolano sulla... buccia di banana!

C’è scivolato pure l’EXPO, tra ritardi, piastrine in testa ai visitatori, cuochi fuggiti in gruppo e altre “dimenticanze”. Eppure era un progetto “faraonico!”.

La prima cosa che occorre per promuovere un territorio è la manutenzione stradale e la segnaletica! Chi viaggia in auto sa che uscire dall’autostrada spesso significa cimentarsi in uno “slalom tra le buche stradali”.

Basta discendere dal valico del Colle dell’Agnello che dalla Francia conduce in Italia e appena giunti a Costigliole Saluzzo (CN) inizia un percorso terrificante! Ed è l’unica strada di accesso dalla Savoia per i turisti francesi che vengono in Italia!

Ma di strade così l’Italia è piena! L’Italia è un cantiere permanente, dove invece di chiudere i buchi si mette un cartello: “Rallentare. Buche in formazione” o “Strada dissestata”...

La seconda cosa è la segnaletica! In certe province è perfetta, in altre è inesistente e se sei fortunato dopo un’ora di giri a vuoto ti ritrovi al punto di partenza, altre volte sei... agli antipodi!

Spesso mancano le indicazioni per un castello, una chiesa o un’altra attrazione turistica, e come un miraggio le vedi da lontano, ma ad ogni incrocio ti affidi alla fortuna prima di scegliere! Il turista non deve girare in tondo e perdersi nel vano tentativo di cercare indicazioni segnaletiche.

Non deve trovare disagi di nessun genere.

Anche l’ospitalità è una delle componenti indispensabili. Gentilezza e cortesia, pulizia, disponibilità, correttezza: il turista non è solo “Il pollo da spiumare! Tanto è solo di passaggio!”.

Deve sentirsi a proprio agio e basta poco per non farlo sentire “un forestiero non gradito”.

Spesso l’accoglienza è pessima: entri in un bar o in un negozio, salutando e resti lì come un fantasma. Saluti di nuovo, poi ti pizzichi per essere certo di essere ancora visibile. E’ solo il padrone ad essere poco educato!

A volte ti accolgono musi lunghi che ti fanno sentire un intruso che rompe le scatole. Sadicamente viene da sorridere dicendo: “Bella giornata, vero?”.

Il turismo è legato al territorio e al paesaggio, alle sue risorse alimentari, alle tradizioni, al folclore locale e alla cultura, ma senza dimenticare la cosa principale: l’accoglienza e l’ospitalità che sono gli ingredienti base e senza questi manca il tratto di unione! Si spezza l’incanto di luoghi incantevoli e sapori da tramandare.


Non meno importante è la mancanza di sicurezza per i turisti! Ma quella ormai manca anche a tutti gli italiani, turisti o no.

In aereo, in auto, in treno e a passeggio, il rischio varia tra il furto delle valigie, la truffa di falso incidente, micosi o peggio, lo scippo, il posto prenotato occupato da teppistelli che non li sposta neanche l’intervento del controllore.

Occorre più sicurezza, più controlli e sopratutto pene più severe.

Sempre più turisti amano fare trekking in bici o a piedi percorrendo i sentieri o camminando nei boschi: la caccia già rende impossibile questo sport ecologico nei mesi di apertura venatoria, ora che tutto l’anno viene consentita la caccia con motivazioni assurde e... inverosimili (come l’uccisione della povera orsa Daniza e altri animali), sconvolgerà anche le passeggiate primaverili ed estive degli amanti della natura e non saranno solo più i contadini al lavoro nei campi o chi si trova a transitare sulla strada a rischiare di... finire nel piatto dei cacciatori: e così in con un solo “colpo” ci giochiamo anche il turista!

Con o senza Unesco, in tutta Italia occorre conservare quanto più possibile le bellezze paesaggistiche. Per quanto riguarda il nostro territorio occorrerebbe modificare lo scempio dell'autostrada Asti-Alba-Cuneo che scorre con pannelli rossin mezzo al verde della pianura, per non parlare dei vistosi grattacieli di antenne sulle sommità delle colline e altri obbrobri architettonici... veri orrori del buon gusto ambientale. Ma l’Italia è piena di situazioni simili.

Spesso transitando sulle colline si nota il giallo dell'erba bruciata da un eccesso di diserbanti.

Indubbiamente assorbito dalle radici penetra nelle uve... e nelle falde acquifere.

Resta poi il controllo da effettuare durante le fasi lavorative delle uve (ma anche di altri prodotti) sino all'imbottigliamento, non dimentichiamo che molti prodotti chimici usati sono tossici e possono scatenare allergie e disturbi anche gravi. Recenti fatti hanno purtroppo fatto conoscere il dramma di persone che da anni...vivono, ma sarebbe più esatto dire che “respirano”, in coma vegetativo dopo avere mangiato o bevuto prodotti alterati dai solfiti o da altri prodotti chimici. E non dimentichiamo che i solfiti  non sono usati solo per le uve, ma anche per carne e altri alimenti mal conservati, marci o ammuffiti, o a causa di lavorazione eseguite in locali sporchi.

Pali di... cemento o canne di plastica. Pazienza, anche se non è proprio da paesaggio Unesco, qualche vigneto con pali di legno si vede ancora.

Alcune moderne strutture di cemento e lamiera, spesso dipinte in modo orrendo deturpano il paesaggio.

Tutte ambientazioni comode, moderne, tecnologiche, ma non conformi con l'ideologia ambientale dell'Unesco. Distolgono lo sguardo immerso negli stupendi paesaggi tra la geometria dei vigneti, le macchie dei boschi, dei noccioleti e dei frutteti.

L'identificazione di un territorio avviene anche attraverso la sua produzione enogastronomica. Provate a chiedere ad un turista a cosa associa la parola "Piemonte" e vedrete che vi elencherà tre vini: Barolo, Barbera, Asti Spumante, i tre vini piemontesi più conosciuti. Ma se dite “pizza, spaghetti” vi risponderà Napoli, “polenta e baccalà” sarà il Veneto, “tortellini” sarà Bologna e così via: il cibo è l’identità di un territorio, è il legame che lo unisce all’uomo, è la nostra storia, l’identità stessa dell’Italia.

Il turismo non è solo far conoscere un territorio attraverso le sue bellezze artistiche e paesaggistiche, ma scoprire anche le sue radici storiche, folcloristiche e le tradizioni, attraverso la cultura del cibo e per questo sono sempre di più  i territori e le Regioni che promuovono il turismo attraverso la gastronomia, i piatti legati al territorio e alle tradizioni: è l’Italia dei sapori, delle sagre paesane.

Promuovere anche attraverso il vino significa scegliere quel prodotto  che è la carta di identità del territorio, qualcosa che accomuna territori diversi unendoli in un solo marchio che li  identifica, un simbolo riconoscibile da tutti in qualunque parte del mondo ci si presenti.


Negli anni dal '50 al '70 il turismo era legato alle bancarelle di souvenir: l'immancabile scorcio paesaggistico o la bellezza artistica di un monumento da spedire agli amici, gli adesivi  delle località visitate appiccicate sul lunotto dell'automobile, la riproduzione marmorea di un monumento, un paesaggio racchiuso nella piccola sfera che ruotavi per far scendere la neve, le bandierine da appendere nella cameretta dei bambini e i prodotti dell'artigianato locale.

Oggi i souvenir sono i prodotti enogastronomici tipici delle Regioni e dei territori attraversati, quindi puntare su questo nuovo modo di fare “turismo del gusto” significa incentivare la produzione enogastronomica e tutto quanto è legato ad essa, ma per promuovere qualcosa al turista bisogna creare una immagine a sua misura, offrire non solo bei paesaggi, stupende basiliche, imponenti castelli, ma anche la cucina del folclore, quella delle tradizioni e non solo nouvelle cousine. Un turista non parte da una nazione Europea o da qualunque parte del mondo per venire in Italia a mangiare cibi di etnie e culture che non appartengono al territorio, né narrano la storia della nostra terra, della nostra gente e che il turista non riconosce come tradizione della cucina tipica” e non gradisce. Sceglie quei localini dove si cucina “come una volta” e con un giusto equilibrio di qualità-prezzo, magari anche quelli in ambienti più raffinati e il prezzo proporzionato alla qualità e all'ambiente.

Ma quale identità gastronomica possiamo offrire se i luoghi del buon gusto sono spariti per lasciare il posto a kebab, sushi, paella e altri cibi etnici? Il turista non viene dall’estero per mangiare involtini primavera con le bacchette!

Le botteghe del salumiere, della carne di razza piemontese e le panettiere sono diventate macellerie halal, le carni provenienti da nazioni europee, i souvenir sono gli elefantini con zanne d’avorio, il pane arriva dai paesi dell’est... surgelato, le nocciole della “mitica da spalmare” provengono dalla Turchia, il latte per i formaggi dall’Olanda, persino il basilico per il pesto “si dice” provenga da paesi stranieri.

Non dimentichiamo che nel 2008 abbiamo presentato la candidatura della nostra cucina tradizionale all’Unesco perchè venga riconosciuta come “Patrimonio Immateriale dall’Umanità, tutelata dall'Unesco e da tramandare alle generazioni, come i dialetti, la cultura e il folclore".

Unire la gastronomia e il territorio è un'ottima iniziativa, e lo è cercare di conquistare anche il mercato straniero, ma senza dimenticare che l'acquirente che ha una continuità è quello locale, il giornaliero, il turista che ha l'opportunità di ritornare perchè non percorre lunghi percorsi e forse bisognerebbe prendere in considerazione anche questo probabile habitué-fisso ... targato Italia.

Il territorio si promuove coinvolgendo le persone che ci vivono... e lo vivono, facendogli capire che grazie a loro è il più bello di tutti e che devono migliorarlo sempre di più.

Occorre infondere in loro la fiducia, fargli capire che sono loro i veri promotori e aiutarli a credere in se stessi e a continuare a combattere contro le avversità senza perdere mai la fiducia, e nei momenti duri pensare alle parole: “Non arrendersi mai”.

Non occorre fantasia per inventare incontri con i giornalisti che in una giornata a stretto contatto con la realtà vivranno le stesse sensazioni, emozioni di chi il territorio lo vive da sempre e meglio sapranno poi usare la penna! Coinvolgere tutti all’ospitalità, anche quella più semplice: dal contadino al grande produttore, dalla massaia allo chef e realizzare giornate speciali... alla “Piccolo Principe” dove giornalisti e locali possono... addomesticarsi a vicenda! Non ha costi, ma rende molto di più...

Tutti insieme a visitare le stalle, le aie, i vigneti o i frutteti, seduti intorno al tavolo davanti alla bottiglia “stupa” e un semplice panino con salame o a quello di una trattoria con il patron che si siede accanto come fossimo uno della famiglia, raccontandoci la storia del suo locale.

In giro per orti e frutteti a cogliere un frutto, sfregarlo contro la manica... come si faceva un tempo -senza timore di ebola o altro- e poi addentarlo. Camminare attraverso i campi e fermarsi improvvisamente per osservare un “bambi” intento a gustare l’erba fresca di rugiada e lasciare che l’obiettivo scatti le immagini di quello che è veramente un territorio “che vive”... non contaminato da paroloni destinati solo a pochi eletti: questo è promuovere un territorio, un prodotto, un paesaggio o altro.

E’ fondamentale ricordarsi che se non c’è il giornalista che scrive... oltre il piccolo cerchio della città, chi ti conoscerebbe?

Dovrebbero insegnare alla gente ad “usare di più” i giornalisti, ma anche insegnare a non lasciarli senza un bicchiere d’acqua sotto 40 gradi all’ombra! A non pretendere che scrivano del tuo prodotto se non glielo fai assaggiare...

Inventare tour per giornalisti, piccoli gruppi da condurre a visitare le aziende, degustare i prodotti, vedere il paesaggio, le bellezze artistiche, magari l’incontro con personaggi locali, una merenda sull’aia, se c’è l’occasione qualche spazio di folclore locale, un assaggio della cucina locale e altre piccole cose gradite come segno di rispetto e ospitalità.

Gli occhi vedono meglio della moderna tecnologia computerizzata...

Ci sono luoghi che hanno delle potenzialità attrattive inimmaginabili, ma per sottovalutazione

o per incapacità, o per altri motivi, non sanno presentarsi e se lo fanno sono talmente maldestri da sciupare le occasioni per la promozione di un territorio o di un prodotto!

Altri sanno invece conquistare il turista e indurlo a ritornare, o a convincere i giornalisti... a scrivere: in fondo sono loro i migliori pubblicisti

Siamo l'Italia con un immenso patrimonio d’arte e architettura, con scorci panoramici di rara bellezza, con un folclore invidiabile, con secoli di storia e cultura.

Siamo l’Italia dei sapori, delle produzioni tipiche di ogni Regione, della buona cucina: quella che il mondo ci riconosce come “patria della cultura storica del cibo”, ma anche quella che troppo spesso gli italiani, dimenticando le proprie radici, tradiscono scordando che distruggono il nostro passato, le nostre tradizioni e si sa che senza passato non c’è nè il presente, nè il futuro.

Questo penso io di come promuovere il territorio senza tutti quei nomi da... esterofobia, quei marchingegni moderni che sono però freddi, senz’anima e non sanno parlare al turista, all’acquirente come parlano gli uomini semplici, di campagna: con il cuore e l’anima...

di Alexander Màscàl e Matteo Saraggi - ASA


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