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Il 5 giugno si celebra la Giornata Mondiale dell’Ambiente, record negativo di Co2

Il 5 giugno si celebra la Giornata Mondiale dell’Ambiente, ma per il pianeta il 2014 non è ancora l’anno dell’inversione di tendenza. La questione climatica resta l’emergenza principale con un nuovo record negativo messo a punto ad aprile di quest’anno, quando per la prima volta nella storia della Terra sono state superate le 400 parti per milione (ppm) di Co2 in atmosfera, rilevate dalla centralina installata presso il vulcano hawaiano Mauna Loada dal National oceanic and atmospheric administration (Noaa), istituto di ricerca scientifica del dipartimento del commercio Usa. Per fare un paragone, “il pianeta ha vissuto per secoli sulla soglia delle 200 ppm”, ricorda all’Adnkronos il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza. Cosa significa? Che con buona probabilità “l’aumento di 2 gradi centigradi della temperatura globale, previsto per metà secolo, avverrà prima - aggiunge - Il problema è che l’aumento della temperatura non fa presagire problemi futuri, ma già oggi provoca un’estremizzazione dei fenomeni meteorologici a tutte le latitudini, dallo scioglimento di ghiacciai alle alluvioni, passando per la desertificazione”. Manifestazioni meteorologiche estreme che portano con sé il fenomeno dei “profughi ambientali” che, sebbene non ancora istituzionalmente riconosciuto dall’Onu, presenta numeri allarmanti: secondo l’ultimo rapporto dell’Internal Displacement Monitoring Centre (maggio 2013) solo nel 2012 sono state 32,4 milioni le persone nel mondo costrette ad abbandonare la propria casa in conseguenza di disastri naturali; per l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) entro il 2050 si raggiungeranno i 200-250 milioni di rifugiati ambientali. Sul banco degli imputati, l’utilizzo di fonti fossili, le combustioni che liberano anidride carbonica incapsulata per millenni nel sottosuolo, con l’aggravante di una ridotta capacità di assorbimento in cui gioca un ruolo di primo piano la deforestazione: secondo il Wwf, negli ultimi 50 anni si è già perso quasi un quinto della superficie della foresta amazzonica tra coltivazioni intensive, espansione dei pascoli per il bestiame allevato, incendi, disboscamento legale e illegale, costruzione di strade asfaltate e degrado causato dai cambiamenti climatici in atto. Se i tassi di deforestazione degli ultimi decenni dovessero continuare ai ritmi attuali, quasi un quarto della restante foresta amazzonica potrebbe andare perduta entro i prossimi 30 anni e il 37% entro i prossimi 50 anni. (www.adnkronos.com)

 

 


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