LA VITA DELLA VITE

A cura di Marco Tonni [tonni@asa-press.com]


Dove sta il lupo cattivo?

Ma il problema è la crisi che viene da fuori (ormai mi sembra che ci sia puzza di stantio quando si parla di crisi e poi si scopre che gli hotel sono tutti pieni e numerose Ditte sono sulla strada della ripresa, non vorrei che questa crisi stia diventando una scusa troppo comoda per non pagare i debiti e farsi dare il vino gratis…, comunque trascuriamo questo aspetto), oppure i problemi ce li creiamo da soli nel settore?
Secondo il mio modesto parere, potrebbe essere controproducente (questa è la versione diplomatica) oppure potrebbe essere un gioco al massacro (questa quella più chiara nei termini) stimolare i produttori di uva a produrre più uva perché tanto chi la compra non la può pagare dato che poi vende il vino a poco perché – si dice – è obbligato a farlo.
Ricapitolando: sono “costretto” a vendere il vino a pochi soldi perché c’è la crisi, quindi pago poco l’uva, quindi suggerisco di fare più uva, che ovviamente sarà di qualità inferiore e darà un prodotto scarso che mi verrà pagato poco… Mi sembra un meccanismo perverso che va solo a scapito dei produttori, dato che tutti gli altri intermediari comunque vengono pagati per i prodotti o i servizi che forniscono, mentre ai produttori l’uva viene pagata “per differenza” “con quello che resta”.
Io credo fermamente che il problema sia il primo anello di questa catena di affermazioni. Perché “sono costretto” a vendere il vino a poco? Non sarebbe meglio dire “mi torna comodo” vendere il vino a poco? E poi, a chi torna comodo? Siamo alle solite: non certo a chi fa uva, ma sicuramente a chi vuole impegnarsi poco nella vendita, perché tanto la percentuale è la stessa, ma è più semplice vendere bancali a 1 Euro a bottiglia piuttosto che 10 cartoni a 5 Euro.
E, se tutto questo ragionamento lo propone una Cantina privata, liberissimo l’imprenditore di fare ciò che vuole, suo il guadagno e suo il rischio. Ma qualche dubbio mi sorge quando lo stimolo a produrre il più possibile viene rivolto ai viticoltori da una Cantina Sociale o da una Cooperativa. (ehm…ovviamente nessuna Cantina ha mai rivolto tale invito ai suoi soci, è solo un’ipotesi…).
Ma allora, chi è il lupo cattivo?
Forse sono un po’ drastico? Ma se il sistema delle Cantine Sociali sta passando un periodo di incertezza strategica e di apprensione (questa è la versione diplomatica) oppure sta clamorosamente affondando perché la nostra economia non può più garantire i finanziamenti tappabuchi che da sempre hanno periodicamente salvato la faccia a personaggi incapaci prima che i creditori infuriati alzassero troppa polvere (questa la versione più chiara nei termini, ma anche in questo caso è solo un’ipotesi..), che qualcosa non funzioni perfettamente non è un’opinione ma un dato di fatto. E forse è il caso che qualcuno pensi a una strategia diversa, visto che quanto fatto negli ultimi 40 anni non ha garantito la sostenibilità economica del sistema.
Perché il problema non coinvolge solo i viticoltori, che sono la base sociale e le fondamenta ecologiche ed economiche di molte zone viticole, ma a cascata travolge anche i produttori di vino di zone vicine e lontane, che si ritrovano a lottare una battaglia impari contro vini sottopagati che di fatto operano una concorrenza sleale verso i loro.
Forse si potrebbe guardare all’esempio di zone che, con strategie di territorio e Denominazione, stanno intelligentemente lavorando per mantenere i prezzi delle uve giustamente sostenuti, ma non esagerati, in modo da garantire l’equo compenso a tutti e così da proporre vini di qualità elevata a prezzo corretto. Gli esempi si trovano in aree viticole più famose ma anche in piccoli territori poco conosciuti, ciò che conta non è necessariamente il nome, ma soprattutto la volontà di lavorare insieme con obbiettivi chiari per il beneficio comune. Le zone non ve le dico io, non vorrei fare pubblicità gratuita. È sufficiente controllare i prezzi del mercato delle uve fatti dalle Camere di Commercio.
E, alla fine, speriamo che si riesca a prenderlo, questo lupo.



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