IL VIAGGIO GASTRONOMICO

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Ristorazione a chilometri zero a Castelfalfi in Toscana.
 


Nella provincia di Firenze, tra Volterra e San Gimignano, si trova la località Castelfalfi, che da borgo fantasma è risorto a nuova vita negli ultimi anni. In un territorio di grande bellezza, 1.100 ettari tra boschi, oliveti e vigneti, il borgo medievale comprende un castello di origine longobarda, che era una volta il centro di una comunità rurale, ma che, per la fine della mezzadria e i mutamenti sociali, pian piano era stato abbandonato e gli abitanti rimasti erano solo 5.  Le migrazioni verso i centri urbani avevano cambiato il volto delle campagne. La rinascita di Castelfalfi inizia nel 2007, quando con un ambizioso progetto che esaltasse il fascino e la storia di questo territorio e della sua storia, un tour operator tedesco ha intrapreso l'opera di recupero dell'intera zona, coinvolgendo maestranze locali e gli abitanti di Montaione, il comune in cui Castelfalfi rientra. L'investimento è  ben riuscito, ma è indubbio che l’intera comunità del territorio abbia beneficiato della rinascita del borgo e delle sue terre agricole. Nuove idee e iniziative sono ancora da realizzare.  Fin dall’inizio il borgo non è stato pensato come un  insediamento di lusso per esclusivo beneficio dei suoi ospiti. È infatti aperto all’esterno in tutta la sua offerta, dalla vendita degli appartamenti alla ristorazione e a tutte le attività sportive, dalle piscine al golf. Il suo campo con 27 buche e quasi un ettaro di pendii tra gli olivi ( il più grande in Toscana) dà il senso di quanto possa attrarre uno sport tanto legato alla natura.

L'attività agricola restituisce a Castelfalfi la sua storia e la sua vocazione. Con l’agronomo Marco Soldani si è puntato decisamente al biologico e ad una costante attenzione all’ambiente. Sono attualmente 23 gli ettari di vigneto e 40 quelli ad oliveto, ma se ne progettano altri. Le aree coltivate sono modeste, deliberatamente frazionate tra i casali, come era una volta, quando ogni famiglia poteva contare solo sulla propria terra. Se ne è tenuto conto nel reimpiantare nuovi vigneti al posto di quelli abbandonati, per non incidere sull’armonia del paesaggio. Stessa cosa per l’olivo: radicale potatura per quelli antichi e nuovi impianti di varietà locali, secondo le indicazioni di Riccardo Gucci dell’Università di Pisa. L’extravergine spremuto a freddo viene da un proprio frantoio, consumato e venduto solo all’interno della struttura. Tre le etichette di vino: Rosso Toscano Igt, il Poggionero, un altro Igt e Chianti Docg. L'enologo è Lorenzo Landi, sostenitore del forte legame tra l’unicità del territorio e il suo vino. Tutto ciò che viene consumato nei ristoranti e nei luoghi di degustazione di  Castelfalfi è rigorosamente a km zero.

Il cuore del borgo di Castelfalfi è il castello che ospita un ristorante gourmet e un american bar. Ci sono poi negozi di prodotti enogastronomici e di artigianato. Già venduti molti dei 41 appartamenti ristrutturati suddivisi in tre edifici storici: Le Terrazze Uno e Due e La Ghialla. Anche alcuni dei 18 casali compresi negli 1.100 ettari della proprietà hanno già trovato un amatore che potrà viverci o affittarli.



La ristorazione offre quanto di meglio fornisce l’agroalimentare del territorio e la tradizione toscana, dalle carni ai salumi fino alle classiche zuppe. Di sera si sfornano anche pizze e crostini. Ai fornelli della trattoria, che è vicina all'unico hotel ora esistente, un elegante 3 stelle creato in una ex fabbrica di tabacco, c’è lo chef Francesco Ferretti. Tra i suoi piatti forti spiccano gli gnudi ricotta e spinaci al pomodoro fresco e le lasagnette con fagiolini e patate. Al ristorante del Castello propone le sue creazioni Michele Rinaldi, giovane chef bergamasco che ha già ottenuto una stella Michelin nel 2011: da non perdere la sua "Lacrima divina" con cioccolato guanaja e sorbetto ai frutti rossi.

Se il brand Toscana, famoso nel mondo, attrae  investimenti e internazionalizza il volto di molti territori, il progetto si è imposto con l'efficienza tipica tedesca ma non in modo invasivo, profondamente influenzato dall’unicità del luogo e dalla sua gente.

Nicoletta Curradi

 

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