IL VIAGGIO GASTRONOMICO

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Riso, arte e natura a Selva Malvezzi

A poco più di 20 km da Bologna, immersa in un’ampia zona naturalistica protetta, esiste ancora una risaia (una delle due sole sopravvissute e ancora in attività della provincia bolognese), con l’antico ciclo produttivo. E’ il Borgo del Riso, nella terra delle acque, la “Bassa” compresa nel triangolo formato dai comuni di Molinella, Budrio e Medicina. Tre cittadine attive e industriose: coltivazioni agricole come la patata di Budrio, la cipolla di Medicina e il vicino asparago di Altedo hanno raggiunto fama e riconoscimenti a livello europeo (Dop e Igp). Oltre alle cittadine più grandi e alle zone naturalistiche, nei dintorni si incontrano piccoli, antichi paesi d’origine di nobili famiglie bolognesi.
Il Borgo del Riso, gestito da Calc, una cooperativa tradizionale (fondata nel 1949 e costituita oggi da 16 soci, di cui una decina operativi), si trova a Selva Malvezzi, piccolo borgo rinascimentale appartenuto alla famiglia nobile dei Malvezzi oggi frazione del comune di Molinella (provincia di Bologna). I caselli autostradali di S. Lazzaro e Interporto, la tangenziale e la via Emilia distano un quarto d’ora; la San Vitale, la Trasversale di Pianura e gli Stradelli Guelfi pochi minuti. Le province di Ferrara e Ravenna sono assai vicine; l’Oasi di Campotto, estremo lembo orientale del Parco del Delta del Po, si trova a pochi km, non solo d’auto, ma anche di bici, perché questa ampia zona totalmente pianeggiante costituisce un paradiso per gli appassionati delle due ruote. Varie cittadine con rocche e castelli medioevali come Minerbio, Castel San Pietro, Castelguelfo, ma anche Imola rientra nell’arco di mezz’ora d’auto dal Borgo del Riso. Attorno, oltre ai terreni coltivati, la zona umida naturalistica protetta con stagni e laghetti ed animali tipici di questo multiforme territorio: tinche, carpe, anatre, fagiani, piccioni, lepri. E’ meta di facili escursioni a piedi o in bici.
Nell’antico essiccatoio, in locali caratteristici, è stato realizzato da tempo un agriturismo, con due camere per l’alloggio, che mai potrebbe essere più autentico. Una bella sala adatta a riunioni, seminari e convegni è attigua al vasto ambiente rustico con travi a vista dove, dal giovedì alla domenica, cenare e, il sabato e la domenica, su prenotazione, anche pranzare.
LA CUCINA, I SUOI PRODOTTI
La cucina propone il prestigioso riso Carnaroli di produzione de Il Borgo del Riso e i suoi derivati (un’ottima birra al riso, dolci a base di riso…), ma anche gli altri prodotti (sia diretti sia lavorati) dell’azienda: carni bovine e suine, conigli, polli ruspanti e agnelli, selvaggina di piuma (Il Borgo del Riso si trova all’interno di una zona AFV, Azienda Faunistica Venatoria) e pesci d’acqua dolce, ortofrutta (accanto al locale destinato alla ristorazione, 2.800 mq di terreno sono destinati alla produzione di ortaggi, verdure ed erbe per l’autoconsumo, tutti freschissimi e di ottima qualità), marmellate, miele e conserve, salumi, pasta fresca fatta a mano con le uova del pollaio dell’azienda, biscotti e liquori tipici. Il tutto nel rispetto delle ricette tradizionali.
Molinella, comune capoluogo a pochi km, è tra le realtà più affermate nell’ormai storica guida delle “Denominazioni Comunali”, realizzata da Riccardo Lagorio, giornalista e scrittore già collaboratore di Luigi Veronelli. Ecco quindi la “torta di tagliatelline” e la “salsiccia appassita della pertica”.
Da febbraio 2011 il Borgo del Riso ha deciso, avendone le caratteristiche e le potenzialità, di fare un salto di qualità. Si propone infatti come vetrina di presentazione, degustazione e acquisto di una selezionata gamma di prodotti gastronomici della provincia di Bologna e dell’intera Emilia Romagna (dimostrando anche che “selezionato” non equivale automaticamente a “costoso”). Quindi dai vini e salumi dei Colli Piacentini all’olio extra vergine delle Colline di Rimini, passando per le zone di Parmigiano-Reggiano, prosciutto e culatello di Parma; poi Aceto Balsamico e Lambrusco di Modena e Reggio Emilia, la Mortadella di Bologna, i vini dei Colli Bolognesi e Imolesi, la frutta, la piadina (che, come il pane, è prodotta all’interno dell’azienda) ed il Sangiovese di Romagna, dal Forlivese al Cesenate fino a Ravenna. Il pesce: dalle zone umide della “Bassa” di Bologna e Ferrara a trote e salmerini delle acque dell’Appennino. Infine le eccellenze del Mare Nostrum, quello “ferrarese”, come le vongole di Goro e le anguille di Comacchio, il pesce azzurro della Riviera. E il famoso sale “dolce” di Cervia.

IL MENU DEGUSTAZIONE
In cucina c’è un valido staff, con Adriana in prima linea, mentre lo chef è Franco Mioni, che è anche il direttore dell’agriturismo, oltre che responsabile dell’agenzia il Salotto Europeo che si occupa di organizzazione di eventi soprattutto gastronomici e Referente regionale di ASA. Mioni ha portato nella cucina del Borgo del Riso la sua professionalità acquisita nel tempo in occasione degli eventi organizzati ma anche ai fornelli del ristorante che ha gestito per anni guadagnandosi parecchi riconoscimenti. Un menu degustazione tipico è composto da un aperitivo con stuzzichini della casa offerto nel salotto del ristorante, quindi si passa a tavola dove arriva il piatto degli antipasti, salumi artigianali accompagnati da vari tipi di pane appena sfornato. Seguono 2-3 primi piatti, come per esempio risotto con le verdure dell’orto dell’agriturismo, tortelloni con ricotta di bufala (della zona) e garganelli al ragù fatti in casa. Come secondi piatti vari tipi di carne (p.e. maiale mora romagnola al passito e manzo al lambrusco) e infine un invitante piatto di dolci, anch’essi della casa. A ogni piatto viene abbinato il vino adatto (p.e. Lambrusco rosé dei Colli Bolognesi, Sauvignon Colli di Parma, Pignoletto superiore Colli Bolognesi, Lambrusco Nero Notte, ecc.) scelto tra la trentina di etichette della cantina. Il costo si aggira sui 30 euro a persona, tutto compreso, che in stagione di funghi e tartufi o se vengono incluse pietanze di pesce può arrivare sui 35 euro.

LA RISAIA, IL RISO
Proprio di fronte l’agriturismo è situata la risaia de Il Borgo del Riso. Ogni anno vengono coltivati circa 7/8 ettari per una produzione annua (media) di 150 quintali di riso Carnaroli.
Il riso ha segnato la storia del nostro edificio, ma anche quella dei territori limitrofi. Il nostro scopo è quello di promuovere il riso, come piatto e come cultura. Vogliamo trasmettere alle nuove generazioni e a chi ha voglia di conoscere il nostro passato, la nostra storia fatta di uomini e donne che hanno duramente lavorato nelle risaie. Vogliamo farlo attraverso i nostri piatti, la festa del riso (che ripetiamo ogni anno), laboratori dedicati ai bambini, la mostra fotografica “Viaggio nella risaia”, visitabile al primo piano dell’agriturismo. Vogliamo mantenere “viva” la coltura e la cultura del riso!”. Scrivono a Il Borgo del Riso.

IL CICLO DEL RISO
Gennaio: in inverno, si ha l’impressione di vedere terre senza vita: in realtà, la terra si sta riposando per il duro lavoro che l’aspetta.
Febbraio: distese pianeggianti, divise in modo uguale, da bassi argini... sono le risaie, che sono state preparata in autunno.
Marzo: si vedono macchine che muovono e rimuovono il terreno (aratura), che viene così preparato per la semina.
Aprile: entrano in azione i trattori dotati di uno speciale rullo, per operare lungo gli argini e rafforzarne la solidità (arginatura). La risaia torna a vivere ed è pronta per la semina.
Maggio: viene mossa ancora la terra per far meglio penetrare i semi (erpicatura); viene effettuata la semina e, subito dopo, l’inondazione della risaia.
Giugno: il diserbo, un tempo, veniva effettuato a mano dalle “mondine”. Oggi, la risaia viene svuotata, vengono sparsi i diserbanti contro le erbe infestanti, si concima per rafforzare le piantine e, dopo qualche giorno, si allaga nuovamente.
Luglio: man mano che le piantine crescono, viene aggiunta l’acqua. Le risaie si presentano ora come un verde mare, ondeggiante al vento.
Agosto: il riso cambia colore e, da verde, diventa giallo-arancione. Iniziano a vedersi le “pannocchie”!

Settembre: le pannocchie diventano dorate. I chicchi, grossi e pesanti, fanno piegare lo stelo. Tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre il riso è maturo (dipende sempre dalle condizioni atmosferiche)… è ora di mietere.
Ottobre: la mietitura una volta veniva fatta a mano; oggi le mietitrebbiatrici svolgono contemporaneamente la mietitura, cioè la raccolta, e la trebbiatura, ovvero la separazione dei chicchi dalla pianta.
Novembre: una volta raccolto, il riso viene caricato su carri ribaltabili e trasportato negli essiccatoi. A questo punto, il percorso del riso è terminato. Ora la terra viene arata e sottoposta ad una prima estirpatura: si prepara di nuovo per la semina primaverile.
Dicembre: viene fatta una seconda estirpatura e si approfitta per fare la manutenzione alle macchine utilizzate durante l’estate. Le sommersioni della risaia hanno impoverito il terreno e per evitare l’uso eccessivo di concimi, basterebbe alternare al riso la soia, che arricchisce il suolo di azoto.

L’AGRITURISMO
L’antico essiccatoio del riso, immerso tra specchi d’acqua, costeggiato da boschi e campi coltivati, è stato ristrutturato con sapienza, mantenendo lo stile e la struttura originaria. Al suo interno offre un buon servizio di ristorazione in due ampie sale. Comodo parcheggio.
Dispone di due grandi camere (con TV, aria condizionata, riscaldamento autonomo e bagno) che hanno accesso direttamente dal giardino con una piccola area giochi per i bimbi e da un laghetto abitato da oche e anatre. Il prezzo della camera è di 50 euro a notte. Concordandolo preventivamente è possibile prevedere la prima colazione. Ogni camera può accogliere fino a 4 persone.
Aperti nel fine settimana con i piatti tipici e della tradizione, le verdure dell’orto, il riso in più versioni, pasta e pane di produzione propria.
Disponendo di due sale e di ampi spazi, a Il Borgo del Riso è possibile organizzare battesimi, cresime, comunioni, matrimoni, feste di laurea, compleanni, seminari, convegni…

ESCURSIONI NATURALISTICHE
Bosco, specchi d’acqua e campi coltivati sono la cornice naturalistica dell’agriturismo che è situato all’interno di un’area di 243 ettari, considerata Zona a Protezione Speciale (ZPS) e sito di interesse comunitario (SIC). E’ un habitat che ospita una notevole varietà di flora e fauna (tinche, carpe, anatre, fagiani, piccioni e lepri), adatto alla riproduzione degli animali acquatici.
Le passeggiate, a piedi o in bicicletta e lungo i percorsi ben segnalati, garantiscono incontri con animali in libertà. Inoltre è possibile fermarsi al laghetto dedicato al birdwatching, all’area pic-nic della Fontanina e costeggiare le zone umide della Valle degli Organini.

I VECCHI MESTIERI
Grazie all’impegno, la disponibilità del gruppo volontari dell’associazione “Gruppo Amici dei Monumenti Giorgio Cocchi” di Molinella, e a diversi donatori della zona, il Borgo del Riso ospita una significativa raccolta di oggetti, testimonianza della vita agreste, risalenti al secolo scorso. I quasi mille pezzi catalogati, sono collocati al primo piano dell’edificio e sono suddivisi in ambienti come la cucina, la camera da letto, l’aula di scuola, il barbiere… Il museo è stato strutturato in modo da ricreare nell’insieme, i locali e gli ambienti dell’attività lavorativa o casalinga: entrando nel museo si ha così l’impressione di fare un tuffo nel passato. Sono stati ricreati i diversi ambienti che un tempo costituivano la casa rurale (cucina, camera da letto, cantina…), insieme alle attività collegate (la tessitura) e si stanno ultimando le zone dedicate ai mestieri (il calzolaio, il fabbro, il falegname, il barbiere). Una zona è invece dedicata interamente ai lavori dei campi; qui sono esposti oggetti di ogni tipo e dimensione: dalla falce ai carri, alle prime macchine per l’aratura e la semina.
Una raccolta di utensili e attrezzi per molti sconosciuti, ma, fino a 50 anni fa, di uso quotidiano nelle case di campagna. L’intento è quello di mantenere questo luogo “vivo” a testimonianza di un passato non ancora così lontano, un luogo dove, soprattutto i giovani, possano trovare spunti e stimoli per non dimenticare le proprie radici.
La Raccolta attualmente è patrimonio della Fondazione Cocchi, grazie alla donazione fatta dal Gruppo Amici dei Monumenti (anch’essi soci della Fondazione), la quale continua il lavoro di ampliamento e conservazione della Raccolta e si sta impegnando con forza per diffonderne la conoscenza sul territorio.

FATTORIA DIDATTICA
La Fattoria Didattica è principalmente rivolta al mondo scolastico locale e offre la possibilità di visitare e conoscere il territorio, il mondo dell’agricoltore e l’origine dei cibi. Un progetto che si pone l’obiettivo di far acquisire una maggiore consapevolezza delle origini culturali, ambientali e della tradizione rurale locale.
Una giornata in fattoria è un’occasione di contatto diretto con la natura e aiuta a comprendere meglio le relazioni tra ambiente e uomo, l’importanza della salvaguardia dell’ambiente e quanto sia fondamentale conoscere le proprie origini. Le aziende agricole possono dare un valido contributo nell’attività di educazione alimentare creando un’occasione di contatto diretto, tra il settore agricolo e le scuole.
Il Borgo del Riso offre una struttura ed un ambiente ideale per vari tipi di percorsi didattici (percorso storico-territoriale, percorso agro-alimentare “Il Riso”, altri percorsi agroalimentari: “Grano e mais”, “Frutta”, “Verdura”, “Erbe aromatiche”, percorsi faunistico-ambientali “Animali da cortile” ed “Emozioni nel bosco”) che possono essere differenziati in base alle richieste specifiche di ogni scuola e in relazione al periodo dell’anno.
PERCORSO 1: LA FONTANINA
Indicato per i più piccoli o per raggiungere gli altri percorsi. Costeggiando fossati, campi e il laghetto del birdwatching si giunge alla sorgente di acqua ferruginosa “La Fontanina” (in passato si riteneva che aiutasse a curare numerose malattie, tra le quali l’anemia) circondata da alberi tra i quali un biancospino secolare. Lunghezza percorso: 1.7 km.
PERCORSO 2: LA VALLE ORSONA
Dalla Fontanina si prosegue lungo un sentiero che affianca prati incolti e boschi misti, per poi entrare in un tunnel di cespugli e arbusti. Si arriva così all’entrata della Valle Vecchia ricca di boschi misti, alberi vecchi, prati umidi abitati da numerosi uccelli ed animali acquatici. Lunghezza percorso 4 km. Attraversando colorati e ombreggiati boschetti è possibile arrivare al punto di osservazione per ammirare la meravigliosa Valle Orsona. Proseguendo lungo il boschetto si giunge all’area pic-nic “Il pioppone”, ideale per una sosta in mezzo al bosco.
Nei mesi di giugno e luglio, si potranno raccogliere e mangiare i “mirabolani” di vari colori che crescono spontaneamente lungo il bosco.
PERCORSO 3: LA VALLE DEGLI ORGANINI
Oltrepassata l’entrata della Valle Orsona si cammina lungo tunnel di siepi e arbusti fino a costeggiare corsi d’acqua e giungere alla Valle degli Organini. Ritorno tra i campi verso la Fontanina (3,5 km) o possibilità di congiungersi al percorso “Itinerari da scoprire”. Lunghezza percorso 4 km. Durante il periodo estivo, con l’abbassamento del livello dell’acqua, viene creato un “tunnel nell’acqua” per un emozionante passeggiata.
Anche lungo questo percorso, nei mesi di giugno e luglio, si potranno raccogliere e mangiare i “mirabolani” di vari colori che crescono spontaneamente.

I LABORATORI
Tutti cuochi con gli arancini di riso.
Tutti artisti con il mosaico e il riso di tre colori.

GLI ANIMALI
A Il Borgo del Riso vengono allevati (con granoturco, sorgo ed erba medica): galline, conigli, capponi, tacchini, faraone, agnelli.

UN PO’ DI STORIA
Il borgo di Selva Malvezzi sorge nel territorio comunale di Molinella: nato dal feudo che Carlo Malvezzi ricevette insieme al titolo di Conte nel 1445. Il villaggio si sviluppa attorno al Palazzo del Governatore, terminato solo nel 1666. Palazzo del Capitano, case seicentesche e l’antica farmacia si aggregano attorno al palazzo del feudatario, a formare un insieme unico e quasi intatto e (ahimé) quasi sconosciuto.
L’agriturismo è da sempre di proprietà della cooperativa agricola Calc e la storia dell’edificio dell’attuale agriturismo Il Borgo del Riso, risale al 1600, una carta geografica dell’epoca (all’entrata del museo) ne testimonia l’esistenza. Fin dall’antichità quest’area era caratterizzata da ambienti paludosi, boschi e maceri per la lavorazione della canapa, i fiumi esondavano spesso cambiando il loro percorso e rendendo il territorio mutevole. In origine l’edificio veniva utilizzato per lo stoccaggio di cereali quali grano, orzo e sorgo, prodotti sulle poche terre bonificate. La coltura sdel riso a quel tempo era stata bandita dallo Stato Vaticano perché era considerato un alimento eccitante e portatore di malaria (“Proihibitione del seminate risi” pubblicato in Bologna il 7 maggio 1595). Bandire il riso per il primo motivo non aveva nessun fondamento, mentre invece era vero che la malaria si diffondeva a causa delle zanzare che si riproducevano in ambienti umidi e paludosi come le risaie. Tant’è che là dove i terreni erano stati bonificati, la gente non si era più ammalata. Perciò queste zone fino alla fine del ’700 non furono più coltivate a riso.

Nel 1790 circa, a S. Marino di Bentivoglio, si ricominciò a coltivare il riso visto che, nonostante le bonifiche, l’acqua non mancava. E così nel 1805/1810 a Selva Malvezzi nacque la prima risaia e l’edificio de Il Borgo del Riso, da semplice magazzino di cereali, subì l’importante trasformazione in essiccatoio del riso, rimanendo attivo come tale fino al 1955 circa. Dopo ulteriori lavori di bonifica e il radicale mutamento della vita, da metà del secolo scorso, la zona umida stava scomparendo e così pure tutto il suo patrimonio di ecosistemi e biodiversità.
Grazie ad una nuova mentalità tesa a salvaguardare il patrimonio naturalistico e culturale ereditato dal passato, sono state create iniziative come le “fattorie didattiche” o le ZPS (Zone a Protezione Speciale). Il Borgo del Riso ha aderito a questo nuovo modello di realtà agricola e ha istituito al suo interno una “fattoria didattica” che si propone di alimentare la curiosità dei ragazzi nei confronti dell’esperienza dell’agricoltore e fare conoscere l’ambiente naturalistico circostante che risponde a tutti i canoni caratterizzanti le “Zone Umide”. Il Borgo del Riso, infatti, si trova all’interno di una zona AFV (Azienda Faunistico Venatoria) denominata Valle Orsona, ricca di prati umidi e adatta alla riproduzione degli animali acquatici. E’, inoltre, un sito ad interesse comunitario certificato (Zona SIC).

EVENTI
Quest’anno la “Festa del Riso”, giunta alla quinta edizione, fa un salto di qualità e diventa la prima “Festa Nazionale del Riso” (sono stati invitati a partecipare i Consorzi del basso ferrarese, di Novara, Vercelli e della Lomellina). Sabato 18 e domenica 19 giungo 2011.

Info:
IL BORGO DEL RISO
Via Rondanina, 12 - 40060 Selva Malvezzi - Molinella (Bo)
Tel. 051.690.72.33  - 338/4625019  
Uffici: tel. 051.690.70.34 - Fax 051.690.70.52
info@ilborgodelriso.it
www.ilborgodelriso.it

Il Borgo del Riso è stato scelto come sede di rappresentanza da:
- ASA (Associazione Stampa Agroalimentare Italiana- Delegazione Emilia Romagna, Veneto, Toscana, Umbria e Marche) - www.asa-press.com
- Comité Européen de Tourisme et Gastronomie (Delegazione per l’Italia)
- De.Co. (Denominazioni Comunali Italiane - www.denominazionecomunale.it
- FICE (Federazione Italiana delle Confraternite Gastronomiche (Delegazione Emilia Romagna)

DA VEDERE NEI DINTORNI

Selva Malvezzi

Zona un tempo boscosa e selvaggia (da questo il nome “Selva”), faceva parte dei possedimenti di Matilde di Canossa nell’Alto Medioevo. Secondo una leggenda fu proprio la Contessa a donarla ai cittadini di Budrio perché la risanassero e la rendessero fertile. Il periodo di maggior splendore e autonomia si deve però con l'istituzione del feudo Malvezzi alla fine del ’400. I Conti fecero costruire la borgata nella quale spiccano il Palazzo del Governatore (residenza del Governatore della Contea) e il Palazzo Comitale (Residenza dei Conti, fatto costruire da Carlo Malvezzi nel 1455 circa.

Budrio
Il “Paese dell'ocarina” (il flauto di terracotta fu inventato qui 150 anni fa dal musicista Giuseppe Donati). Significativa la presenza di produzioni agricole specializzate e di qualità (come la Patata Primura Dop). Nel centro storico si trovano tre Musei: Civico Archeologico, dell’Ocarina e strumenti di terracotta e dei Burattini) e una ricca Pinacoteca che ospita opere, prevalentemente emiliano-romagnole, che vanno dal tardo Medio Evo al Settecento. A proposito di tutela del patrimonio storico ed architettonico, sono stati realizzati o in previsione importanti interventi, quali il recupero e la valorizzazione del Municipio, dei Torrioni e delle Mura di cinta.

Testo di Rosangela Castelli
Foto di Enza Bettelli


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