L'ITALIA DEI SAPORI

A cura di Marina Cioccoloni

La Fiera di Sant’Orso ad Aosta.

E’ una fiera da non perdere per chi ama la tradizione del legno. Si tiene il 30 e 31 gennaio e quest’anno se ne celebra la 1009° edizione. Risale infatti a tempi antichissimi, e già nel 1200 gli editti dei duchi d’Aosta ne fissavano lo svolgimento alla fine di gennaio intorno alla Collegiata di Sant’Orso, dalla quale prese il nome. Si dice che sia stato proprio Sant’Orso, agli inizi del VI secolo, che iniziò a distribuire ai poveri i "sabot" o "ciabot", gli zoccoli di legno, robusti ed economici, che avevano il vantaggio di essere calzature adatte ai rigidi mesi invernali e al fango.
Man mano la fiera si estese sempre più e per gli artigiani della valle divenne un appuntamento fisso, l’occasione per presentare e mettere in vendita le loro produzioni. Oggi i suoi banchi di vendita occupano tutto il centro della città di Aosta e vi si trovano non solo oggetti in legno ma anche tanti altri prodotti artigianali valdostani.
Sono circa un migliaio gli espositori, che presentano il meglio delle loro creazioni artigianali. Dalle sculture su legno, al ferro battuto, al cuoio, ai tessuti di canapa e alle stoffe in lana lavorata su antichi telai, fino alle botti, i merletti, gli oggetti in vimini, le “grolle”. La “grolla” è una particolarità tipica della Valle d’Aosta, un calice da vino con coperchio, scavato in un unico blocco di legno. Il suo nome deriva da “graal”, calice in lingua d’oil, ed è usato nelle riunioni conviviali, durante le quali i commensali bevono il vino caldo speziato tutti dallo stesso calice, utilizzando i diversi “becchi” o fori. Non manca nemmeno la ricca produzione di utensili agricoli: i rastrelli per la fienagione, gli attrezzi per la raccolta della frutta, le gerle per il trasporto del raccolto, la “corbeille” (l’influenza della lingua francese si fa sentire nelle parole d’uso comune) per trasportare viveri e altro.
Il momento più importante della fiera è la “Veillà”, cioè la veglia della notte tra il 30 e il 31 gennaio, durante la quale migliaia di persone passeggiano per le vie illuminate. Degustazioni di vini e prodotti tipici, tra cui il formaggio più famoso della Val d’Aosta, la fontina, fanno da corollario a questo evento che i valdostani considerano l’espressione più importante di aggregazione e di celebrazione della propria identità culturale, da vivere con intensa partecipazione.
Due parole sulla fontina: è un formaggio grasso a pasta semicotta, fabbricato con il latte bovino intero proveniente da una sola mungitura ed è l’elemento base della gastronomia locale. La sua produzione risale al XV secolo, ma il termine “fontina” compare per la prima volta nel 1717, in un documento dei monaci dell’Ospizio del Gran San Bernardo. Prodotto in forme di circa dieci kg. ognuna, è stato riconosciuto come prodotto a denominazione di origine nel 1955, e nel 1996 ha ottenuto la Denominazione di Origine Protetta (DOP) dall’Unione Europea.


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