L'ITALIA DEI SAPORI

A cura di Marina Cioccoloni


I falò di San Giuseppe

Una delle feste più importanti del mese di marzo è la Festa di San Giuseppe, celebrata il 19 marzo e che ha origini antichissime. Coincide con la fine dell'inverno e, sicuramente, la festa cristiana si è sovrapposta a riti di passaggio di origine pagana che segnavano il nuovo inizio verso la primavera dopo i rigori invernali.  Come spesso è accaduto, il cristianesimo si è impossessato della tradizione, innestando su di essa le festività liturgica e San Giuseppe ha sostituito il dio pagano che veniva festeggiato in questo periodo quando si svolgevano gli antichi riti dionisiaci di propiziazione e fertilità, i baccanali, vietati in seguito anche a Roma per la troppa libertà dei costumi.
Tratto caratteristico della festa è il falò. In questa occasione, infatti, enormi cumuli di legna vengono prodotti dalla potature dei vigneti e queste fascine vengono portate dai contadini in luoghi dove con questa legna vengono preparati dei grandi e pirotecnici falò. Fin dai tempi antichi era usanza accendere in questo periodo dell’anno dei grandi fuochi in segno propiziatorio e per ingraziarsi le forze della Natura. Un rito del fuoco di purificazione agraria benaugurate che indicava che l’inverno con i suoi rigori cedeva il passo alla primavera, alla stagione dei raccolti e della rinascita, momento di prosperità per l’intera comunità.
I falò avevano infatti anche una funzione sociale, come momento di aggregazione comunitaria importante per la socializzazione dei membri. Questo aspetto è ancora molto vivo e infatti attorno al fuoco del falò si riuniscono tutti coloro che hanno contribuito alla preparazione della festa. Al suono della musica si canta e si balla e si mangiano i dolci tipici preparati, distribuiti anche ai visitatori che fanno il giro dei falò dei vari rioni per giudicare quale sia il più grande, il più ospitale e il meglio organizzato. Il momento clou di tutta la manifestazione arriva quando, scaldati gli animi grazie ai bicchieri di vino e al cibo, i presenti si cimentano a sfidare il fuoco saltandogli attraverso. Non sono salti pericolosi, perché ormai le fiamme si stanno spegnendo, ma nell’immaginario del rituale che affonda le sue radici in epoche storiche lontanissime, assorbite e fatte proprie poi dalla religione cristiana, questi salti avevano e ancora oggi conservano, anche se inconsciamente, il significato dell’uomo che sfida e domina le forze della natura, piegandola ai suoi voleri. È infatti con il fuoco della festa di san Giuseppe che si saluta definitivamente l’inverno e si dà il benvenuto alla primavera.
E' tradizione per questo periodo preparare dei dolci tipici: le zeppole, o frittelle, ripiene di crema, pur variando nella ricetta da regione a regione, sono il piatto tipico di questa festa. E' un dolce dalle origini antichissime: nell'antica Roma, in questo periodo dell'anno, si celebravano le Liberalia, gli ambulanti friggevano per le strade frittelle di frumento che offrivano ai passanti. E ancora oggi a Roma in occasione di S. Giuseppe si preparano dei dolci fritti chiamati bignè di san Giuseppe.


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