L'ITALIA DEI SAPORI

A cura di Marina Cioccoloni


La devozione dei riti della settimana santa di Sessa Aurunca

A metà strada tra Roma e Napoli, il profilo di Sessa Aurunca con le cupole maiolicate delle sue chiese si staglia isolato sulla fertile piana del Garigliano. La felice posizione le consente una produzione agricola apprezzata, in particolare per l’olio e il vino, tra cui il nobile Falerno. Quest’ultimo, dal gusto forte e asciutto, era già noto in epoca romana per essere ritenuto dono del Dio Dioniso alle popolazioni locali ed era particolarmente apprezzato da Plinio, Orazio, Marziale e Petronio. Per chi vuole fare acquisti di genuini prodotti locali, tra cui le ottime mozzarelle di bufala, niente di meglio che essere qui il giovedì quando l’antico mercato che si snoda per le vie della cittadina offre il meglio della produzione.



Pochi chilometri a nord le Terme di Suio sono l’approdo ideale per una sosta-benessere rigenerante mentre il litorale con i centri principali di Baia Domizia e Mondragone sapranno soddisfare il desiderio di mare degli appassionati.

Ma oltre alle eccellenze alimentari e alle bellezze storiche e paesaggistiche, uno dei motivi principali per un viaggio a Sessa Aurunca sono sicuramente i riti della Settimana Santa. Vi partecipano, tornando a casa anche da lontano, tutta la popolazione con momenti di intensa religiosità in un rapporto tra uomo e sacro dove si esterna il personale dolore per il Cristo fattosi uomo. Iniziano la Domenica delle Palme, si intensificano il mercoledì sera con l’ufficio delle Tenebre, culminano in un crescendo di partecipazione emotiva il venerdì e il sabato santo e terminano il lunedì di Pasqua quando la messa in cattedrale e la processione dei santi patroni della città (la Madonna del Popolo e San Leone IX) mettono fine alle celebrazioni fino all’anno a venire.



Una delle principali caratteristiche delle funzioni che per tutta la settimana animano il centro storico di Sessa Aurunca è il “Miserere mei, Deus”, eccezionale colonna sonora di tradizione orale, che viene eseguita solamente nel periodo quaresimale e durante la processione del Venerdì Santo, da tre confratelli che modulano il canto rispettivamente con voce alta, media e bassa, attraverso una tecnica particolare tramandata di generazione in generazione. Il Miserere di Sessa Aurunca è considerato dagli studiosi uno dei migliori esempi di polifonia tradizionale popolare non scritta.

Con un rituale tramandato da secoli immutato, dopo le processioni del lunedì e martedì santo e del mercoledì mattina, la sera del mercoledì si tiene nella Chiesa francescana di San Giovanni a Villa il cosiddetto Officio delle Tenebre, comunemente chiamato “Terremoto”. Si tratta di un racconto della Passione a più voci, fino all’annuncio della morte di Gesù con il Canto del Miserere, incipit il Salmo 50, con uno struggente impatto sonoro eseguito mentre i fedeli battono le mani sui banchi.



I riti proseguono il giovedì pomeriggio con la santa messa “in Coena Domini” con il Rito della Lavanda dei piedi in Cattedrale e la visita agli "altari della riposizione", i Sepolcri, tradizionalmente allestiti dalle donne nelle chiese del centro storico.
Il Venerdì santo, giorno di digiuno stretto perché si potrà mangiare, di magro, soltanto dopo il rientro della processione, al mattino si allestiscono in diversi punti della cittadina i caratteristici carraciuni, i falò purificatori che saranno accesi al passaggio del Cristo Morto.
In tarda serata, dopo la liturgia della Passione in Cattedrale ha luogo la Processione dei Misteri. Il primo Mistero ad uscire dalla chiesa sulle note della marcia funebre è quello di Gesù confortato dall'Angelo nell'orto del Getsemani. E’ portato a spalla da un gruppo di confratelli incappucciati che procedono dondolando ritmicamente: è a cunnulella, due passi avanti e uno indietro. Lentamente uno ad uno escono gli altri Misteri: la Flagellazione (Cristo incoronato di spine legato alla colonna), l'Ecce homo (Cristo seduto con in mano lo scettro di canna che in segno di scherno gli avevano dato i soldati romani), il Cristo caduto sotto il peso della croce e il Cristo morto su un baldacchino di drappo nero. Chiude il corteo il gruppo delle Tre Marie, seguito dalle donne vestite di nero che sorreggono grossi ceri.
Tra due ali di folla il corteo percorre le vie del centro storico, illuminate da lumini ad olio accesi sui balconi e dai carraciuni, i grandi falò che le contrade accendono al passaggio dei Misteri. Le note delle marce funebri si alternano al Miserere e alle preghiere delle donne fino a notte fonda, quando tutti i misteri soon rientrati in chiesa.

Il sabato mattina, mentre l’aria è ancora intrisa dell’odore della cenere dei falò, dopo la recita delle Laudi nelle Chiese di San Carlo Borromeo e del SS. Rifugio, ha luogo la Processione dei Misteri della Deposizione del Cristo dalla Croce e della Vergine Addolorata.
Il primo gruppo rappresenta Giuseppe d'Arimatea e Giovanni Nicodemo che depongono il corpo di Cristo dalla croce per consegnarlo alle pie donne. Il secondo rappresenta Maria che ricompone i resti del Figlio. A differenza degli altri misteri, in questo ultimo il Cristo è scolpito in legno di olivo ed ha il volto particolarmente espressivo.

Per tradizione i due gruppi, portati a spalla dalle confraternite in due cortei distinti, non dovevano mai incrociarsi ma oggi dopo essere usciti dalle rispettive chiese si incontrano in Via Roma e proseguono uniti, sempre al seguito delle musiche eseguite dalla banda e con l'invariabile cunnulella dei portatori.
Li seguono le donne di Sessa Aurunca, vestite a lutto come la Madonna con un grembiule nero col bordo bianco, e con in braccio grossi e pesanti ceri. Fatto il giro della cittadina i misteri rientrano e il rito si conclude con la distribuzione di candele e ramoscelli di ruta, l'erba miracolosa che "ogni male stuta".
Terminate le lamentazioni ed esaurito il dolore popolare, dopo la solenne veglia pasquale in Cattedrale delle ore 23.00 il giorno di Pasqua si fa festa pe si replica il Lunedì in Albis per i santi patroni, fino al prossimo anno.

Dolci del periodo pasquale: Tra i dolci tipici del periodo pasquale sono da ricordare la Pastiera, secondo la classica ricetta napoletana (riso, cedro, frutta candida e cannella); il Casatiello, pane dolce acidulo fatto lievitare al chiuso; la Collera, pane dolce piatto decorato al centro con un uovo sodo e la Pigna dolce, una torta fatta con il pan di Spagna e decorata con perline colorate e figurine di animaletti di zucchero.

Per saperne di più: www.settimanasanta.com

 


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