PERCORRENDO LA FILIERA
A cura di GIUSEPPE CREMONESI [ cremonesi.web@asa-press.com ]

Quali speranze dal G8 agricolo?

Tante, forse troppe. Basterebbe si concretizzasse uno dei punti enunciati dal Ministro Luca Zaia che presiederà questo importante primo summit internazionale dedicato al settore, che ritiene assolutamente prioritario. Ossia: ricondurre alla centralità il ruolo degli agricoltori. Testualmente questo l’incipit della presentazione alla stampa del Ministro tenuta nei giorni scorsi nella sede dell’Associazione Stampa Estera: «Perché la nostra 'casa' esca indenne da questa crisi bisogna rafforzarla dalle fondamenta: gli agricoltori». Se valesse il presupposto calcistico per cui chi gioca in casa è favorito, il G8 agricolo, che si ‘giocherà’ dal 18 al 20 aprile prossimo sul ‘campo’ della ridente cittadina di Cison di Valmarino (TV) potrebbe portare davvero a qualcosa di positivo. Non solo per l’Italia ma per l’intero (o buona parte di esso) mondo agricolo. Infatti, parteciperanno i ministri omologhi di Francia, Germania, Gran Bretagna, Usa, Giappone, Russia e Canada, oltre al Ministro dell’agricoltura ceca quale presidente di turno del consiglio dell’Unione Europea. Ovviamente sarà presente la commissaria Ue all’agricoltura Frau Marianne Fischer Boel; invitati inoltre i vertici della Fao, della Banca Mondiale e l’High Level Taske Force sulla sicurezza alimentare delle Nazioni Unite. Indubbiamente un stuolo di relatori e un parterre di alto livello che disquisiranno su una ambizione d’intenti maiuscola tesa nientemeno a ridisegnare il futuro dell’agricoltura. Dico subito come modesto membro dell’Associazione Stampa Agroalimentare che formulo gli auguri più sinceri per la piena riuscita di questa ‘tre giorni’ di lavori, tuttavia gli auguri temo non bastino. Sarà ostico, al di là di un presumibile comunicato unitario finale dove ‘tutto va bene madama la marchesa’, che si trovi una condivisione sulle politiche agricole di Paesi e Stati talmente dissimili vuoi politicamente, vuoi sociologicamente vuoi infine come mentalità e modus operandi, infrastrutture, strutture, ampiezza e tipologie dei suoli di un universo particolare qual è quello agricolo. Certo si verbalizzeranno delle linee guida, così come verranno enunciati principi per l’impiego di nuove tecnologie, verrà verosimilmente caldeggiato uno sprone e relativo aperturismo per l’ingresso di nuove generazioni di coltivatori e allevatori (vedi articolo “meglio la laurea che la zappa” postato in questa rubrica il 7 gennaio), ed altre tematiche forti ed importanti. Pavento tuttavia qualche rumoroso scricchiolio quando verranno toccati tasti relativi ai mercati, circolazione delle merci e protezionismo, problematiche igienico-sanitarie e indispensabili controlli uniformi ed eguali per tutti, tasse, prezzi all’origine e al consumo, contributi comunitari elargiti o meno a secondo la tipologia delle merci; e ancora: snellimenti burocratici - dalle nostre parti ce né tanto, tanto bisogno anche se da Bruxelles non scherzano (la misura standard per le banane è emblematica). E poi: si, no, ni ai prodotti Ogm e consequenziale monitoraggio sull’operato delle potenti industrie sementiere, gestione degli stock, armonizzazione tra domanda e offerta, confronto industria-distribuzione-consumatori, eccetera. Questo e molto altro ancora verrà messo sul tavolo; auspico che questo primo G8 agricolo non si risolva, come troppo spesso accade, con un coacervo di tante più o meno corrette indicazioni, tante promesse, tanti divieti, tanti auspici, insomma, tanti e tanti bla bla, ma alla fine non si capisce “chi-fa-cosa”. E soprattutto, se fa. E quando.

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