AGRICOLTURA E DINTORNI

A cura di Luisa Doldi ed Emanuela Stìfano [agricoltura@asa-press.com]


Non è vero che tutto va peggio!



La stagione 2012 si annuncia nera per i produttori di riso italiano: prezzi a -20% rispetto al 2011, troppa concorrenza con riso estero a bassi costi produttivi; in una trasmissione radiofonica la telefonata di un agricoltore denuncia che 1 quintale di olive è spesso pagato 35euro; in Romagna le nettarine, fiore all’occhiello della produzione frutticola italiana, vengono pagate al produttore tra i 20 e i 35 cent al Kg… e si potrebbe andare avanti di questo ritmo. Ai prezzi stracciati aggiungiamo che la liberalizzazione del mercato europeo al Marocco porterà un ulteriore elemento di pressione (sleale) sulla agricoltura italiana (ma anche greca e spagnola) … Non meravigliano dunque le statistiche che dicono che della popolazione impiegata in agricoltura solo il 7% è al di sotto dei 35 anni: nuvole nere all’orizzonte, grandi incertezze, forti tensione.. e la gente abbandona i campi. Quando un settore primario, oltretutto custode di beni comuni di fondamentale importanza come la terra su cui camminiamo e l’acqua che beviamo, arriva allo stremo, è chiaro che i meccanismi si sono inceppati, il sistema di produzione e smercio va rimesso in discussione e soprattutto che c’è un futuro da ricostruire. E c’è chi in questa situazione ha già scelto di fare agricoltura in un modo diverso, ha scelto cioè una via lontana il più possibile dalla grande distribuzione, ma che cerca il dialogo con il consumatore; una via che non vuole intermediari tra chi produce e chi consuma; una via che cerca di essere slegata dalle oscillazioni del mercato globale intrecciando profondi rapporti con la realtà sociale in cui si trova e a cui è in grado di fornire beni materiali e immateriali, assicurandone non solo l’approvvigionamento di cibo di qualità ma anche una serie di servizi quali percorsi di formazione, inserimento o re-inserimento nel mondo del lavoro, prospettive per stili di vita diversi, legame col territorio; la via di un fitto dialogo con il consumatore per educarlo al significato di qualità, perché ”quando nei nostri porti arriveranno dal Marocco navi cariche di arance a 40cent Kg pronta consegna, sarà solo un consumatore educato alla qualità a salvarci dal disastro…”, insomma la via della cosiddetta agricoltura civica. Una realtà difficile da catalogare perché nuova e pioniere di un nuovo concetto di economia, che non rientra negli schemi standard della produzione e del consumo tradizionale. Eppure una realtà ricca, brulicante, che realmente produce e che è un fattore economico della economia nazionale. Si tratta di aziende agricole che sono vere realtà imprenditoriali, non “realtà di cartone” dipendenti da aiuti esterni. Dietro ad esse vi è una forte competenza e progettualità, non improvvisazione. Eppure hanno tutte trovato il modo di intrecciare la produttività economica con esiti sociali e ambientali qualificanti sia per i produttori, sia per la comunità cui fanno riferimento. Quaranta di queste realtà imprenditoriali, dal Friuli alla Sicilia, sono state raccontate in un libro quasi fresco di stampa: “I buoni frutti”, appena pubblicato da Agra Editrice. In esso si descrive il viaggio compiuto dagli autori dal nord al sud della penisola per conoscere e quindi raccontare questa nuova agricoltura, per dire che anche un altro modo di fare agricoltura è possibile, “per trarre lezioni da utopie realizzate, per capire in che modo è possibile disegnare nuove politiche di innovazione”, per dire che non è vero che tutto va peggio… Ma state attenti: questo è un libro che vi farà venir la voglia di tornare alla terra!

“I buoni frutti - Viaggio nell’Italia della nuova agricoltura civica, etica e responsabile” Agra Editrice ISBN:978 88 6140 107 5, !5€
Informazioni anche su http://www.ibuonifrutti.it/

(Luisa Doldi)

* Titolo di un libro di J. Fo e M. Dotti, edito da Emi Italia


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