ASPETTANDO EXPO 2015

A cura di Enza Bettelli


Parmigiano-Reggiano DOP

La zona di produzione di quello che è probabilmente il prodotto italiano più conosciuto e copiato al mondo si estende nella Pianura Padana e comprende interamente le province di Parma, Reggio Emilia, Modena e parzialmente quella di Bologna (parte sinistra del fiume Reno) e quella di Mantova (lato destro del Po). Un territorio estremamente fertile, perfetto per ospitare le migliaia di aziende e i caseifici per il Parmigiano-Reggiano, ma anche tutte le altre aziende alimentari che contribuiscono a produrre i molti altri prodotti DOP e IGP della regione. Ma tra pascoli e campagne è possibile incontrare accoglienti cittadine, con edifici e monumenti storici o anche solo palazzi antichi che si affacciano sulle piazze. Inoltre, ciascuna delle città che sono capoluogo delle provincie di produzione del Parmigiano-Reggiano, racchiudono inestimabili tesori architettonici e culturali. Di Parma abbiamo già parlato in questa rubrica (vedi Prosciutto di Parma DOP), così come di Modena (Zampone IGP) e di Reggio Emilia (Aceto Balsamico DOP).


Da sinistra: Bologna, Imola, Parma

Bologna offre al visitatore una grande ricchezza culturale, non solo artistica ma anche gastronomica, così come Mantova. E allevamenti, aziende alimentari, città d’arte e cittadine sono spesso circondate dal verde di importanti parchi, come il Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano nelle province di Reggio Emilia e Parma; in provincia di Parma anche il Parco Fluviale Regionale del Taro Parco dei Boschi di Carrega; il Parco Regionale Abbazia di Monteveglio, il Parco Regionale dei Laghi di Suviana e Brasimone e il Parco Carsico dei Gessi Bolognesi in provincia di Bologna; il Parco del Frignano in provincia di Modena; il Parco del Mincio e dell’Oglio sud, la Riserva Naturale orientata Le Bine e le Torbiere Valli di Mosio in provincia di Mantova. Ma le mete naturalistiche sono molto più numerose, e tutte valgono la visita.

IL CONSORZIO
Il Consorzio del Parmigiano-Reggiano ha sede a Reggio Emilia ed è nato nel 1934, riunendo i produttori del Grana Tipico, successivamente divenuto Grana Parmigiano-Reggiano nel 1938. Da allora il Consorzio ha il compito di tutelare, proteggere e contrassegnare il Parmigiano-Reggiano con il marchio DOC, vigilando perché la qualità mantenga l’altissimo livello raggiunto. Il Consorzio è inoltre molto attivo anche per quanto riguarda la promozione di questo simbolo del made in Italy, con campagne radio, stampa e spot televisivi, affiancati da informazioni, ricette e tutto quanto può aiutare il consumatore a riconoscere e ad apprezzare al meglio questo eccellente prodotto.


IL FORMAGGIO
La produzione del Parmigiano-Reggiano risale al Medioevo, grazie alla operosità e alla intelligente opera di bonifica dei monaci benedettini e cistercensi che trasformarono le paludi della Pianura Padana tra l’Appennino e la riva destra del Po in pascoli ideali per i bovini da latte. Gli stessi monaci misero a punto la tecnica di produzione che è praticamente rimasta invariata fino ai giorni nostri. Il Parmigiano-Reggiano si ottiene preparando il latte, che è parzialmente scremato il giorno prima, quindi lo si scalda prima di aggiungervi il caglio, poi si rompe la cagliata che viene successivamente cotta prima di essere messa nelle forme. A questo punto si procede con la salatura, la stagionatura e ci chiude infine con il confezionamento.
Il Parmigiano-Reggiano è un formaggio di latte vaccino crudo (ne occorrono circa 15 litri per un kg di formaggio), a pasta dura e con queste caratteristiche: forma cilindrica di 35-45 cm di diametro e peso minimo 30 kg. Crosta giallo dorato, leggermente oleata con riportate sullo scalzo le scritte “Parmigiano Reggiano” impresse a puntini; la crosta è priva di trattamenti e quindi naturale ed edibile. La pasta è colore paglierino dorato più o meno intenso, uniforme, con consistenza minutamente granulosa, che si stacca a scaglie; aroma e sapore caratteristici, fragranti e delicati, mai piccanti.
A seconda della durata della stagionatura, il Parmigiano-Reggiano viene definito nuovo se dell’annata corrente, maturo con affinamento di 12-18 mesi, vecchio se di 18-24 mesi, stravecchio di 24-36 mesi comprensivi di 2 estati.

Le tipologie commercializzate sono:
Parmigiano-Reggiano DOP Mezzano, stagionato 12-15 mesi e immesso al consumo
Parmigiano-Reggiano DOP, stagionato almeno 12 mesi con possibilità di ulteriore stagionatura
Parmigiano-Reggiano DOP Extra, stagionato almeno 18 mesi e destinato al mercato nazionale e UE
Parmigiano-Reggiano DOP Export, stagionato almeno 18 mesi e destinato al mercato extra UE
Un’ulteriore indicazione sulla durata della stagionatura la danno i bollini apposti dal Consorzio per aiutare il consumatore nella scelta: aragosta (oltre 18 mesi), argento (oltre 22 mesi), oro (oltre 30 mesi).

LA GASTRONOMIA DEL TERRITORIO

Tra i prodotti tipici dell’Emilia, oltre naturalmente a formaggi e salumi (non dimentichiamo anche i ciccioli e zampone e cotechino), ci sono molti frutti, poi funghi e tartufi. Ogni provincia nella zona di produzione del Parmigiano-Reggiano è caratterizzata da prodotti e ricette di lunga tradizione e di grande sapore e valenza gastronomica. Come l’assortimento di paste fresche e ripiene, vasto e irresistibile come i condimenti che le completano. Tra i secondi, stracotti, arrosti, scaloppine, ma anche baccalà fritto, faraona e tacchino e alcune ricette con la farina di castagne. Tra i dolci il pan speziale e la torta di riso vanno assolutamente assaggiati. In questa parte dell’Emilia, confinante con la Lombardia, c’è anche una sorta di scambio di prodotti e ricette e anche Mantova seduce il palato dei buongustai con paste ripiene, salumi e formaggi.


TORTA DEGLI ADDOBBI
Questo dolce, semplice ma molto delicato, viene tradizionalmente preparato per portarlo in dono ad amici e parenti in occasione della “festa degli addobbi”, una festa parrocchiale che risale al XVII secolo, durante la quale i balconi sono vestiti a festa per onorare il passaggio delle processioni.
Cuocere 150 g di riso per minestre in un litro di latte, mescolarvi 200 g di zucchero e lasciare raffreddare, possibilmente per 12-24 ore. Unire quindi 6 uova, 100 g di mandorle in polvere, 1 cucchiaio di cedro tritato fine, 2-3 mandorle amare, anch’esse tritate fini, e 1 cucchiaino di scorza grattugiata di limone o di liquore alle mandorle o Sassolino. Versare il composto nello stampo ben imburrato e cosparso di pangrattato e cuocere nel forno caldo a 150°C per circa 45 minuti. Il dolce è pronto quando la superficie è scura e il centro ben rassodato. Irrorare con liquore alle mandorle o Sassolino e lasciare raffreddare. Servire il dolce tagliato a rombi e cosparso con zucchero a velo.


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