SALUTE E BENESSERE

Alimenti: sulla sicurezza non si scherza
No a “taglia leggi” che azzera il reato di adulterazione. Sparite le pene per chi vende cibo avariato. La Cia esprime preoccupazione per la cancellazione della legge 283 del 1962, uno strumento indispensabile per la lotta alle frodi e alle sofisticazioni sui cibi. Il governo ora deve correre ai ripari anche per rispondere alle esigenze dei consumatori: per 9 su 10 infatti la sicurezza è al primo posto nelle scelte alimentari. Vanno tutelati anche gli agricoltori.

Non è più reato adulterare i cibi. Da metà dicembre i “killer della tavola” hanno vita più facile dato che nel decreto “taglia leggi” del ministro Calderoli è finita assurdamente anche la legge 283 del 1962, che riguarda la disciplina igienica della produzione e della vendita di cibi e bevande. Un errore gigantesco a cui il governo deve subito rimediare, visto che si tratta di una norma essenziale che per decenni ha contribuito a tutelare la salute dei consumatori e a salvaguardare gli stessi agricoltori. Permettendo a magistratura e forze dell’ordine di combattere sofisticazioni e contaminazioni. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, raccogliendo l’allarme lanciato dal pm di Torino Raffaele Guariniello.
Le frodi alimentari sono tante e diffuse -ricorda la Cia-. Solo nel 2009 i carabinieri dei Nas hanno scoperto 23.342 infrazioni su 34.675 ispezioni effettuate, sequestrando in 12 mesi ben 39,3 milioni di chili di merce. Si va dalle mozzarelle blu al vino corretto con additivi chimici, dalle farine con il prione ai cibi scaduti e “rinverditi” tramite coloranti o ritoccando la data di scadenza in etichetta. Tutti esempi che rendono chiara l’importanza della legge 283 del 1962 e che evidenziano l’urgenza di colmare il vuoto normativo che si è venuto a creare con la sua cancellazione.
E’ vero che a tutela dei cittadini restano gli articoli del codice penale (440-444; 515-517 bis) riferiti a frode in commercio, alimenti adulterati e contraffatti, alimenti non genuini, ma per essere applicata -dice la Cia- la norma penale necessita che il pericolo di natura igienica contro l’incolumità pubblica debba essere accertato in concreto. Mentre la particolarità della 283 è che poteva essere utilizzata anche nel caso di pericolo “presunto”.
Ecco perché il governo, e in particolare il ministro della salute Ferruccio Fazio, deve subito correre ai ripari. Semplificare non significa tagliare indistintamente e sulla salute pubblica non si scherza. Quindi -ribadisce la Cia- si trovi ora il modo di ripristinare immediatamente la legge 283 del 1962. Oggi più che mai infatti, complice anche l’ultima emergenza diossina sulle uova e sulla carne di maiale “made in Germany”, bisogna usare “tolleranza zero” nei confronti di chi sofistica e inquina gli alimenti, rendendo sempre più rigorosi i controlli e “salate” le sanzioni. Ne va non solo della salute dei cittadini, ma anche della credibilità dell’intero settore agroalimentare italiano.
D’altronde, conclude la Cia, la stragrande maggioranza degli italiani (nove su dieci) vuole la massima sicurezza alimentare e sollecita valide misure per reprimere adulterazioni dei cibi. Per lo stesso motivo otto consumatori su dieci sono favorevoli all’etichettatura trasparente, grazie alla quale sarà possibile riconoscere sempre l’origine e la provenienza dei prodotti agroalimentari.

(www.cia.it)