SALUTE E BENESSERE

I bambini e l’educazione alimentare
Genitori promossi in teoria, bocciati alla prova dei fornelli

Dagli oltre 1500 questionari sull’educazione alimentare raccolti da Fondazione Bonduelle e SlowFood nelle scuole elementari e medie esce ridimensionato l’allarme per la crescita di una “generazione obesa”. Rispetto a cinque anni fa è nettamente migliorato l’approccio dei bambini a verdure e legumi. Tutto bene, quindi? Non proprio, perché in famiglia i principi di una sana e corretta alimentazione s’insegnano, ma di fatto non vengono applicati.
Scolari extra-large in balia della TV e dei cibi-spazzatura? Forse no. L’allarme sociale per la crescita di una “generazione obesa” non perde di attualità, ma esce in qualche misura ridimensionato dalle risposte degli alunni delle scuole elementari e medie italiane che partecipano a Orto in Condotta, il programma triennale di educazione ambientale e alimentare curato da SlowFood e del quale Fondazione Bonduelle è sostenitore ufficiale.
Oltre 1500 scolari di tutta Italia hanno compilato i questionari preparati dalla Fondazione Bonduelle, organizzazione impegnata nel promuovere l’utilità pubblica delle verdure nel quadro di una sana e corretta alimentazione, in collaborazione con SlowFood.
Tre gli obiettivi perseguiti con il questionario 2010: comprendere il ruolo dei genitori nell’educazione alimentare dei bambini; monitorare la conoscenza delle verdure e le preferenze in merito dei bambini; analizzare lo stile di vita dominante.
Il ruolo dei genitori nell’educazione alimentare dei bambini traspare nelle motivazioni al consumo di frutta e verdura “trasferite” ai figli e da questi ultimi riproposte fedelmente nei questionari (“la verdura è buona e fa crescere sani e forti”).
Dai questionari, però, emerge anche il persistente scollamento tra l’aspetto teorico dell’educazione alimentare svolta in famiglia e l’applicazione concreta dei principi di una sana e corretta alimentazione.
Tra le mura domestiche, infatti, i pasti dei bambini continuano a essere ricchi di carboidrati (pasta, pane, pizza) graditi al palato, ma anche piuttosto ripetitivi per composizione e con una quota vegetale disomogenea: quasi assente a colazione, costituita da verdura a pranzo e da frutta a merenda e cena. Inoltre, solo circa la metà del campione (49%) dichiara di consumare ortaggi e legumi oltre 4 volte la settimana –e quindi con una certa regolarità seppur lontana dalla virtù del 5 a Day-, mentre il 38% li consuma solo 2/3 volte la settimana.
Va sottolineato che il 63% dei bambini che parlano in modo generico di verdure presenti nei pasti, in realtà intende riferirsi quasi esclusivamente alle patate (meglio se fritte), rafforzando così il sospetto di una scarsa o insufficiente rotazione nelle varietà di ortaggi e legumi proposte a tavola.
Tuttavia, l’istantanea sulle abitudini alimentari e gli stili di vita dei bambini italiani in età scolare offre anche diversi spunti rassicuranti, specie se si confronta l’attuale approccio a frutta e verdura con i dati raccolti dalla Fondazione Bonduelle in occasione del programma ludico-pedagogico “Amici per la tavola: alla scoperta della corretta alimentazione” (2005-2006).
Rispetto a cinque anni fa, ad esempio, è cresciuto l’indice di gradimento delle verdure. Oggi il 76% del campione dichiara di apprezzare la verdura a tavola, mentre solo il 10% non ne gradisce il gusto. La palma di “amici delle verdure” spetta ai bambini della Toscana, dove i favorevoli a insalate e ortaggi raggiungono la percentuale del 100%. Nel 2005-2006, invece, le verdure e i legumi risultavano sgraditi al 24% dei bambini delle elementari; addirittura, il 63% degli alunni delle scuole medie indicava nell’insalata il piatto meno amato.
Un altro aspetto positivo è rappresentato dal miglioramento avvenuto nella conoscenza delle verdure da parte delle giovanissime generazioni. L’83% del campione dimostra di saper identificare con sicurezza le varie tipologie di ortaggi.
Qualche incertezza permane limitatamente a prodotti come il cavolo verza, familiare ai bambini lombardi e piemontesi molto più che ai loro coetanei campani e pugliesi. Solo cinque anni fa, il 40% degli scolari non riusciva a riconoscere l’immagine di un carciofo o di un cespo d’insalata, mentre un bambino su cinque ignorava che i piselli crescessero in un baccello e li confondeva con i fagioli.
Le verdure vengono servite cotte (36%), crude (30%) o in entrambe le presentazioni (13%) prevalentemente a pranzo (60%), a conferma dell’attenzione su questo punto da parte, in primo luogo, dei servizi di refezione scolastica.
I questionari offrono due ulteriori spunti incoraggianti: il 69% del campione trascorre da meno di 1 ora a un massimo di 2 ore al giorno davanti alla televisione, mentre solo il 17% dichiara di guardare la TV per più di 4 ore.
Inoltre, il 74% dei bambini svolge attività fisica e il 42% pratica una disciplina sportiva due o più volte la settimana.
“Il quadro tracciato dalle risposte ai questionari evidenzia l’evoluzione avvenuta nell’alimentazione e nello stile di vita dei bambini italiani in età scolare,” commenta Laura Bettazzoli per la Fondazione L.Bonduelle. “In Italia c'è ancora molta strada da fare perché i principi di una sana e corretta alimentazione siano messi in pratica quotidianamente. Siamo, infatti, ancora lontani dalla diffusione capillare e dal radicamento di modelli virtuosi quali l’abitudine di consumare cinque porzioni al giorno di frutta e verdura consigliata dal programma internazionale di educazione alimentare 5 a Day.”
“Il dato più interessante e problematico emerso dai questionari è che è necessario affiancare le attività di educazione alimentare dirette ai bambini con iniziative mirate sui genitori, affinché questi ultimi effettivamente aiutino i loro bambini a mangiare più verdure,” conclude Laura Bettazzoli.

Ufficio Stampa
Viviana Miolo
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