RASSEGNA STAMPA

La forza sconvolgente del vino...
Chissà perché, ogni volta che penso o parlo del vino, mi viene sempre in mente quella azzeccata metafora creata da Baudelaire: il vino e l’uomo danno l’impressione di due lottatori, che si combattono senza tregua per poi ritornare amici…

Massima geniale, verosimile che induce alla riflessione ma anche al conforto, giacché il rapporto tra uomo e vino è perpetuo, conflittuale e totalizzante. Il vino è presente nella nostra quotidianità, nella storia, nella letteratura, nelle arti, ma soprattutto nel nostro cuore. Una sorta di possessione demoniaca che non si esaurisce dopo il primo calice, anzi, ma continua ed impera sotto forma di delicata sensazione che scorre attraverso le nostre vene sino ad arrivare al cervello, quasi fosse un’esperienza vissuta, strappata ai ricordi e dove il vino, celebra un mariage tra il razionale e il non, tra la vita ed il primordiale stato di natura che da sempre è in noi. Di fatto, una vera forza che riesce ad oltrepassare gli oceani del tempo, rendendo attuali esperienze di vita relegate altresì per sempre, all’oblio. Sensazioni così intense ed evocative, e, cosa importante, tutte in una sola volta, le provai nella vigna di un vecchio contadino che viveva in solitudine, mentre curvo e dolorante si accingeva a raggiungere il traguardo della sua esistenza. Il suo volto era consumato dal sole ed intriso da rughe profondamente scavate e, dalle mani ruvide e callose, si poteva percepire una vita votata al lavoro e ai più duri sacrifici. Passò tutta la giornata a parlarmi della sua vita, dei figli, del lavoro, della stalla, di incredibili privazioni, ma di vino non si parlò. Verso sera, quando finalmente stavo sorseggiando il suo vino, un bianco secco, se non ricordo male, il vecchio mi disse: sino ad ora ho parlato io, ma ora ascolta il mio vino. Inizialmente, dubitai sulla sua lucidità ma poi realizzai. Capii, infatti, mentre ero in uno stato di lieve ebbrezza vicino al surreale, che non vi era differenza tra uomo e vino ma un’unica gratificante esperienza di vita percorsa assieme, perché il vino è simile all’uomo e, se ami e magnifichi il primo, non puoi disprezzare o non comprendere il secondo. Mi emozionai molto, quasi come un bambino, perché in quel poco vino che tenevo tra le mie mani, c’era la storia di un uomo vero e delle sue umane aspettative, destinate forse a rimanere per sempre tali mentre, il suo sogno più bello, era imprigionato nei nostri bicchieri e lo stava volutamente condividendo con me. Una vera forza senza precedenti che ti toglie ogni respiro e parola. Sono passati tanti anni da quell’incontro, ho bevuto tanti vini, nobili e meno, austeri ed importanti, ma spesso ritorno in quei luoghi dimenticati dal tempo, trascinato quasi da una forza sconosciuta, dove è rimasta una parte di me e guardo ancora verso la vigna sapendo che quel vecchio non c’è più mentre sono rimaste le sue viti come guardiani del nulla ma anche a fervida testimonianza di quel ricordo, di quel vino onesto. Non è forse una forza sconvolgente, questa?

Stefano Buso

1 agosto 2007
http://mangiaebbina.blog.espresso.repubblica.it/mangiaeabbina/