RASSEGNA STAMPA

Un “Buffet” garantito Raspelli

Datato ottobre 2005 è in edicola il primo numero di “Buffet”, nuovo mensile di enogastronomia, o come recita l’occhiello, di “emozioni e sapori a tavola”. Il direttore responsabile è Marco Montanari ma la vera anima e motore, ancorché garante del lettore, è il collega Eldorado Raspelli troppo noto per tracciarne qui il suo profilo professionale. Dirò subito che il magazine è ben fatto, scritto bene, immagini belle compatibilmente al tipo di supporto, cioè del tipo e di carta utilizzata. I contenuti: benché il titolo di copertina strilli “Dalla parte della gente” la prima impressione è che questa gente dovrà essere in ogni caso un bel po’speciale, dev’essere insomma gente con grande passione per il cibo, della tavola, dei prodotti e delle pietanze, di chi e come le cucina nonché un buon utente-utente frequente commensale di ristoranti e trattorie. Molte pagine del mensile, infatti, agevoleranno questi ultimi con una selezione di locali provati davvero e giudicati con onestà e la giusta severità. Una piccola parte di “Buffet”, pensando immagino alla signora Maria, si occupa anche di spesa al supermercato laddove Raspelli fa, da par suo, le pulci ad alcuni prodotti smontando gli enfatici e un po’ falsi orpelli della pubblicità.
Prima di citare ulteriori positività, come merita, poiché il linguaggio utilizzato è finalmente “fuori dai denti” e la documentazione dei vari contesti è precisa e puntuale, giusto rimarcare un paio di cose leggermente stucchevoli. La reiterata santificazione di Raspelli in apertura di questo primo numero, scritta da lui medesimo e dal direttore, e tra le righe anche da alcuni collaboratori, mi pare francamente eccessiva. Inoltre, fermo restando che le firme dei vari pezzi sono quelle di colleghi più che validi, c’è un’aria di clan-Raspelli assai evidente. Niente di male, beninteso, tuttavia bello sarebbe che questi ultimi che scrivono anche su altre testate usassero gli stessi metri di giudizio e lo stesso franco linguaggio che usano su questo mensile. Implicitamente ciò significa allora che “Buffet”, almeno giudicandolo dal primo numero, è una testata franca, leale, per molti versi coraggiosa che - sempre per il momento - non si fa fagocitare dagli inserzionisti pubblicitari. Nel panorama editoriale la “marchetta” è in agguato e resistere, o meglio potersene infischiare, ai tempi nostri non è cosa da poco. Auguri.

Giuseppe Cremonesi