QUALITA'

RISO: L’EUROPA DELUDE I PRODUTTORI ITALIANI

"L’Europa ha perso un’occasione per scommettere sulla territorialità delle proprie produzioni, cedendo alla legge del più forte”. Una reazione decisa quella della Coldiretti di Novara e Vco dopo il via libera del consiglio dei ministri agricoli europei alla ratifica dell’accordo tariffario sul riso sottoscritto nel marzo scorso tra Bruxelles e Washington.
“Un accordo da cui il riso comunitario esce indebolito, così come un territorio – quello della val padana – in cui si concentra la maggioranza di produzione a livello europeo” dice il direttore interprovinciale Gabriel Battistelli.
“L’Europa – prosegue la Coldiretti - ha negoziato in una posizione di debolezza quando invece occorreva essere intransigenti con gli USA per poter dare un segnale concreto al tavolo WTO che nel prossimo dicembre avvierà la trattativa in materia di tariffe doganali e magari in quella sede si sarebbe potuto rivedere l'intero sistema sulla base dei dazi già consolidati. La Commissione invece, modificando il precedente quadro tariffario, non ha valutato adeguatamente l’impatto economico negativo del nuovo accordo”.

Un accordo che, come sottolinea la Coldiretti, “non trova giustificazione sia nell’entità delle tariffe (peraltro variabili) che nel quantitativo definito per l’anno in corso di 431.678 tonnellate ed aumentato per le prossime campagne di 6.000 tonnellate ogni anno”.
La produzione di riso vanta, in pianura padana, una tradizione consolidata da sei secoli, con una marcata incidenza sul tessuto socioeconomico di un territorio cresciuto e “costruito” in armonia con lo sviluppo della risicoltura: migliaia di chilometri di rogge e canali servono una superficie a risaia di circa 200.000 ettari in tutta Italia, coltivata da oltre 5.000 imprese agricole specializzate.

“Continueremo a cercare una soluzione al problema, con la ricerca dei giusti equilibri internazionali sui tavoli competenti” sottolinea la Coldiretti. “Va però tenuto presente che le politiche comunitarie introdotte nel comparto risicolo e condivise dalla filiera debbono essere difese e consolidate contro chi, per altri interessi, cerca di smantellare l’intero sistema che assicura all’Italia un insosituibile valore economico ed ambientale”.

Gabriel Battistelli conclude rimarcando la necessità di unire alla trattativa sul piano politico-economico “un percorso costante di crescita e valorizzazione della territorialità e della qualità del riso italiano, in modo da sensibilizzare l’utenza finale a un maggior consumo e attenzione verso il prodotto nazionale.
Similmente a quanto è da poco avvenuto per il latte, occorre una massiccia campagna di informazione e promozione che sviluppi nell’opinione pubblica il concetto di genuinità e salute del riso unito ad una qualità che solo il prodotto italiano riesce a garantire.
Ripartiamo dal territorio, e ben venga – speriamo nel più breve tempo possibile – il riconoscimento di indicazione tipica per il riso “Valle del Po” che comprende la produzione delle nostre terre. Un riso che tutti i consumatori italiani dovranno poter conoscere e “ri”conoscere all’acquisto”.

Jacopo Fontaneto