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QUALITA'
III Congresso delle confraternite enogastronomiche delle Regioni d’Europa
I cultori del convivio delle Regioni
d’Europa si sono riuniti a Verona dal 10 al 12 novembre 2005 presso
Veronafiere.
I
delegati di 53 confraternite italiane hanno partecipato al XXIV° Raduno
nazionale dei Circoli FICE: la Federazione Italiana Circoli Enogastronomici
che celebra il suo XXX anno di fondazione, ed hanno accolto i confratelli
delle 36 confraternite provenienti dalle Regioni d’Europa per partecipare,tutti
insieme, al III Congresso Europeo delle Confraternite Enogastronomiche
.
L’Auditorium Verde delle Fiere di Verona ha assunto un aspetto inconsueto
con i colori dei paludamenti signorilmente portati dai delegati dei sodalizi
bacchici che hanno partecipato, con grande attenzione, ai lavori del convegno
sul tema : Tutela del paesaggio e dell’ambiente, dei prodotti tipici
e di “ nicchia “ delle Regioni d’Europa.
Le Amministrazioni pubbliche hanno testimoniato l’interesse per
le iniziative condotte dai sodalizi bacchici che intendono porre nella
giusta evidenza il rapporto fra i prodotti alimentari e l’ambiente
dove affondano le loro radici: unico modo per distinguerli dalla globalizzazione.
Hanno portato il loro saluto il Dott.Aldo Brancher: sottosegretario di
Stato alle Riforme istituzionali; il Dott. Massimo Giorgetti, assessore
alle politiche dei lavori pubblici e sport. Regione Veneto ; il Dott.
Francesco Giovannucci Prefetto di Verona; il Dott. Elio Pernigo, Assessore
alla polizia municipale Comune di Verona; il Dott. Dionisio Brunelli Assessore
Politiche per l’agricoltura Amm.ne Prov.le di Verona; il Dott. Gianpaolo
Doz Ministero delle risorse agricole e forestali e l’imprenditore
Giovanni Rana .
I lavori del Congresso sono stati aperti da Mario Santagiuliana ,presidente
della FICE – Federazione Italiana Circoli Enogastronomici, organizzatrice
della manifestazione e da Carlos Martin Cosme presidente CEUCO Consiglio
Europeo Confraternite Enogastronomiche
L’Avv. Luigi Castelletti,Presidente Veronafiere ha portato il saluto
di Verona fiere dove ha la sua sede ufficiale la FICE e dove si svolgono
numerose manifestazioni organizzate direttamente, in particolare quelle
inerenti il settore agricolo ed agroalimentare. “ Manifestazioni
che compongono un disegno che per noi, fin dalla nascita della struttura,
ha un nome preciso: sistema agroalimentare di qualità. Veronafiere
può a buon diritto definirsi la mostra permanente dell’agroalimentare.
Perché ha saputo valorizzare nel tempo il vino, l’olio, ma
anche le tecnologie alimentari, la meccanica agricola, i buoni prodotti
della terra. Siamo un significativo pezzo del sistema agroalimentare nazionale,
con ben nove manifestazioni di settore. Nove manifestazioni che intendiamo
consolidare e ampliare, consapevoli di aver costruito, negli anni, un
insieme di esperienze e di attività ad alto valore aggiunto. Veronafiere
è l’espressione di un territorio che io amo chiamare l’«Agri-valley»
del sistema agroindustriale, che proprio a Verona ha la capitale. Una
capitale che esalta la cultura dei prodotti della terra. Una cultura millenaria
della quale voi siete gli attenti custodi e appassionati ambasciatori.
“
Il Dott. Claudio Valente, Vice presidente vicario Veronafiere ha concluso
la prima parte dei lavori che sono ripresi con l’intervento del
Dott. Francesco Mazzoli Presidente Onorario e fondatore della FICE che
ha esordito con un “ ce l’abbiamo fatta! “ riferendosi
alle difficoltà incontrate e brillantemente superate per riunire
a Verona le confraternite italiane di Spagna, Portogallo e Francia.
Nel segno dell’amicizia conviviale Francesco Mazzoli ha portato
il saluto dei convenuti a André Burckel, presidente della Federation
Oficielle des Confrèries Françaises.

6 palco dei relatori
Il convegno
A.S.A. ha assunto il ruolo di protagonista nei lavori del Congresso, moderato
da Giovanni Staccotti, vice presidente ASA, con gli interventi di Carlo
Giuseppe Valli e di Roberto Rabachino, entrambi consiglieri ASA.Carlo
Giuseppe Valli, giornalista e scrittore, che aveva già evidenziato
l’importanza della sinergia fra scopritori e comunicatori, nel convegno
organizzato da ASA alla 105° Fieragricola di Verona nel marzo 2003,
ha svolto il tema : la comunicazione nel processo di valorizzazione del
territorio, del patrimonio culturale e delle confraternite bacchiche,
sinergie e ruoli.
Roberto Rabachino, giornalista e responsabile europeo dei giornalisti
free lance F.L.I.P., settore enologico ha trattato il tema “ Tutela
dei vitigni autoctoni europei “
Al termine del convegno i tre associati di ASA, Associazione Stampa Agroalimentare,
hanno consegnato a Mario Santagiuliana, presidente della FICE un crest
con il logo di ASA: l’organismo che sa far parlare di tutto ciò
che riguarda l’agroalimentare nell’unità d’intenti
per conoscere e far conoscere i sani valori del convivio e i prodotti
della buona terra.
Il Dott. José Vincente Guillem Ruiz direttore dell’Istituto
“ Calidad Agroalimentaria Comunidad Valenciana “ ha concluso
gli interventi sulle qualità delle produzioni agroalimentariHanno
portato il loro saluto: Arnaldo Semprebon Vice presidente CEUCO Italia;
René Hargous, Vicepresidente CEUCO Francia; Miguel Angel Puente
Sanudo Vicepresidente CEUCO, Spagna e Maria Ester Vargas, vice presidente
CEUCO Portogallo; che ha ricevuto l’incarico di organizzare il IV
Congresso Europeo delle Confraternite enogastronomiche nel 2006 in Portogallo.
Il III Convegno Internazionale si è concluso con la cena di gala
in onore delle confraternite europee e con la celebrazione del XXX anniversario
di fondazione della FICE.
Esposizione dei prodotti tipici e visita all’ambiente dove
nascono
Per dimostrare la validità di quanto illustrato dai relatori, sono
stati presentati i prodotti delle terre di Portogallo, Spagna, Francia
e delle contrade italiane nel Padiglione Europa, dove i confratelli, baluardi
del vallo contro la globalizzazione, hanno illustrato le qualità
organolettiche dei prodotti presentati sui banchi agli altri confratelli
che hanno avuto modo di gustare e di confrontare i prodotti delle rispettive
zone di produzione scelti e selezionati da esperti che offrono un’inarrivabile
garanzia.
Tutti insieme,in un coloratissimo quanto composto corteo, i 500 confratelli
delle regioni d’Europa hanno attraversato le storiche piazze di
Verona, da Piazza dei Signori , sotto lo sguardo di padre Dante, fino
a Piazza Bra dove si affaccia l’Arena, teatro di immortali melodie:
monumenti immortali splendenti della luce nuova portata dalle insegne
e dai paludamenti che distinguono i cultori del convivio dai semplici
tavolanti.
Nel contesto di evidenziare lo streto rapporto tra il prodotto e il territorio
che si valorizzano reciprocamente in un’unità inscindibile,
i confratelli hanno visitato alcune contrade e gustato i loro prodotti.
Hanno gustato i vini Recioto e Amarone della Valpolicella: terra ricca
di vigneti che coronano la Pieve Romanica di San Giorgio e la mostra del
marmo: elemento indissolubile nel connubio marmo – vino che ha caratterizzato
la storia millenaria dell’uomo civile. Hanno percorso la Val di
Mezzane per degustare gli oli d’oliva vergini extra presso i Frantoi
Veneti Redoro, olivicoltori dal 1895. Hanno sostato nella città
di Soave , dominata dal castello cinquecentesco brindando con il vino
di Soave. Sono scesi nella pianura dove si coltiva il riso Vialone nano
IGP, seguendo le fasi di trasformazione presso la riseria Melotti
L’incontro internazionale dei sodalizi bacchici delle Regioni d’Europa
ha dimostrato, ancora una volta, la certezza di aver aggiunto , nel segno
dell’amicizia bacchica, un piccolo ma valido tassello al mosaico
di conoscenze gastronomiche che consentono ai cultori del convivio di
potere e sapere scegliere.
Gianni Staccotti

Avv. Castelletti - presidente Fiere di Verona
GLI INTERVENTI DEL CONVEGNO
Carlo Giuseppe Valli, giornalista, scrittore e consigliere
ASA:
La comunicazione nel processo di valorizzazione del territorio, del patrimonio
culturale e delle confraternite. Sinergie e ruoli.
La tutela del paesaggio non rappresenta
solo – ed è già tanto – una forma di rispetto,
di buon gusto e di attaccamento verso la natura, la topografia, la storia:
significa in primo luogo salvaguardare l’identità di un popolo
che quella terra ha abitato e abita, il suo carattere, il suo modo di
essere, di vivere, di pensare. Un segno di civiltà. Che costituisce,
in funzione del turismo, in particolare per l nostro Paese e oltre ai
risvolti ambientali e culturali, un patrimonio di assoluta rilevanza e
prospettiva economica, una vera e propria “ industria “ del
futuro.
L’Italia è un Paese anche morfologicamente assai variegato.
Tanti territori, ognuno dei quali ha una sua identità, le sue differenze,
i suoi plus, i suoi richiami, un suo target.
Dietro cui si sviluppano una somma di funzioni di attività di valorizzazione
delle risorse e di organizzazione dei servizi che delimitano il prodotto-territorio.
Il prodotto-territorio è la leva portante di un mktg-mix territoriale
che deve indirizzarsi, prima di ogni altra cosa, al mantenimento dei caratteri
che lo descrivono.
La valorizzazione del territorio va in ogni caso ben al di là di
un’operazione di evidenziazione dei suoi, pur fondamentali, tratti
di espressione, di peculiarità, di personalità, di unicità.
Il territorio, oltre ad essere un “fatto” di natura, è
un insieme di valori, ai quali la rappresentazione umana e sociale conferisce
soggettività, esclusività, differenziazione, un premium
price di insopprimibile valenza.
Oggi va crescendo , va lievitando da parte del pubblico la “voglia”,
il “ bisogno “ del territorio, della sua fruizione, della
sua memoria e la volontà di riscoperta e, attraverso esso, la ricerca
di nuovi valori. I nostri week-end diventano spesso andare nel tempo alla
ricerca delle origini di una cultura perduta e inconsciamente rimpianta.
Questo muoversi nel territorio non persegue paradisi perduti. Sovente
è guidato da istanze di relazione e di comprensione fra gli uomini
e sottintende, come si diceva, opzioni esistenziali e valoriali. Il “
territorio, l’ambiente, la cultura fanno la loro parte nell’arricchire
di interesse, di notorietà, di desiderabilità le nostre
regioni e le nostre città.
L’enogastronomia rientra in questo panorama di richiami. Ce lo conferma
il proliferare delle locali iniziative. Perché la tavola è
fra i punti d’arrivo di questo muoversi, la sosta obbligata. Al
di là del piacere palatale o conviviale la sua mediazione aiuta
il sentimento di identificazione e agevola a comprendere un popolo alla
stregua, e forse più, di un panorama o di un’opera d’arte.
Anche il patrimonio alimentare, i cibi e i prodotti di un territorio,
contribuiscono a costruire e a convalidare un’immagine e a generare
un valore economico.
Eppure la marcia verso l’omologazione e la standardizzazione del
gusto sembra inarrestabile.
Ciò contrasta violentemente con il desiderio che si rende evidente
in questi ultimi tempi di riconquista della buona tradizione anche attraverso
la frequentazione dei mille saloni del gusto, alle manifestazioni che
hanno a che fare con i prodotti tipici d’ogni località, attraverso
le colonne destinate al mangiare da parte della stampa specializzata e
no.
Un movimento d’opinione che si esprime in un 96% di italiani che,
dicono le ricerche, vuol mangiare tipico.
E però, senza che si sviluppi una coscienza del gusto, senza parametri
storici e ambientali di riferimento, senza attitudine ad intendere, giudicare,
confrontare, senza consuetudine alla fruizione, è difficile discernere
la rispondenza di una proposta gastronomica al suo modello.
Esiste tuttavia una divaricazione tra una domanda che vuole ritrovare
sapori autentici e la possibilità di avvicinarli e riconoscerli.
Accanto a questo positivo scenario che sottolinea tutta una serie di opportunità
di punti di forza fa da contraltare un elenco altrettanto significativo
di punti deboli che ostacolano lo sviluppo.
Si assiste a una diffusione di gap di mktg e di comunicazione, che troppo
spesso si lasciano all’improvvisazione, alla buona volontà
quando invece richiedono approccio professionale, metodo, strategie, finalizzazioni
degli obbiettivi, accorta e puntigliosa gestione.
La comunicazione assume in questo contesto il ruolo non tanto di trasmettitore
di informazioni di messaggi generici, di megafono di eventi, di presenza
sui media piuttosto quello di un costruttore di immagine cui è
richiesto, per bene operare, una profonda intima conoscenza e comprensione
dei veri contrassegni formativi che hanno fatto di un ambiente, di un’area,
un unicum incomparabile, dove qualità naturali, native si compongono
con l’opera dell’uomo, del suo passato, delle sue tradizioni,
via via consolidate con il passare del tempo.
La comunicazione rappresenta nella definizione del mktg mix territoriale
una forza fondamentale nell’orientare l’opinione pubblica.
Perché vi sia comunicazione persuasiva occorre che i messaggi sappiano
incidere sul comportamento e sull’atteggiamento di un pubblico ben
determinato e ne esplicitino benefit concreti e non generici.
Il reperimento e l’autorità delle fonti sono importanti per
l’autenticità della conoscenza.
Lo stesso vale per i prodotti tipici, rappresentativi di un territorio:
perché possano penetrare veramente nei consumi occorre poterli,
non solo apprezzare, ma sapere dove trovarli, come impiegarli, poterli
fissare nella memoria.
Fra i referenti e i conservatori della tradizione ( etimologicamente traditio
ha significato di “consegnare “ , di “ trasmettere ad
altri “ ) le Confraternite si pongono per definizione in primo piano
quali depositari di conoscenze riguardanti l’ambiente, la gente,
i vissuti, i costumi, gli usi, i prodotti qualificanti, le tipicità,
le intime connessioni, gli elementi su cui far leva per la identificazione
di un prodotto.
Credo che le Confraternite debbano avvalersi di maggiori riconoscimenti,
di offrirsi o venire chiamate a partecipare più ufficialmente alla
vita e all’economia del territorio e delle tipicità in forme
dirette e forse meno apparentemente folcloristiche.
Rappresentano la memoria storica, di insostituibile livello culturale
e insieme popolare, che non possiamo permetterci di tenere ai margini
in un’operazione di recupero quale viene prospettata.
L’educazione del consumatore ha bisogno di fonti certe e i giornalisti
in particolare possono attingere dalle confraternite per dare descrizioni
di ambienti e prodotti con garanzia di attendibilità, avviando
strette relazioni di collaborazione.
Un’operazione di tutela e valorizzazione di un territorio si consolida
e si sviluppa tuttavia attraverso un coacervo di competenze, una comunanza
di iniziative, una finalizzazione per obiettivi, un’azione sinergica.
La sinergia delle risorse si pone come il primo traguardo per capitalizzare
gli sforzi, in un momento in cui le iniziative sembrano susseguirsi e
sovrapporsi, per non disperdere la capacità di impatto e non vanificare
il risultato finale.

Alcune confraternite
Roberto Rabachino, giornalista, consigliere ASA
Responsabile Europeo del settore enologico dei giornalisti F.L.I.P. (
Free Lance Internalional Press): “ Tutela dei vitigni autoctoni
europei “
La sfida della qualità rappresenta
per il futuro enologico italiano ed europeo, un percorso necessario sia
per garantire la salute dei consumatori, sia per offrire ai produttori
un'importante opportunità di tutela merceologica delle produzioni
locali di fronte alle ineluttabili sfide del mercato globale. Le iniziative
europee e nazionali in materia di tutela dei prodotti tipici testimoniano
un impegno già apprezzabile in questo senso ma non possono essere
considerate come il traguardo finale di questa importante azione di valorizzazione
qualitativa. E' fondamentale che tali iniziative, rivolte alla certificazione
e alla tracciabilità dei processi, siano affiancate da un'altrettanto
fondamentale azione di diffusione tra i consumatori di un'appropriata
“cultura alimentare”, indispensabile affinché essi
possano apprezzare certi elementi di pregio legati a tradizioni, valori
ecologici e salutistici che nel prodotto tipico si sommano alla sua qualità
organolettica di base.
Nel vortice dei cambiamenti in atto ci sono valori e sapori che persistono
e si affermano quali marcatori qualitativi e distintivi delle eccellenze
del Made in Europe.
Il consumatore, reso più consapevole dagli scandali che hanno colpito
alcuni prodotti enologici, ha adottato un nuovo e più selettivo
atteggiamento nell'accordare il proprio consenso a questi prodotti. Il
codice di comportamento del consumatore risulta sempre più collegato
alla conoscenza della provenienza e dell'intera storia di un prodotto.
La moderna viticoltura presenta due volti. Esiste una viticoltura di territorio,
quella del vecchio continente, nella quale il vino è espressione
delle caratteristiche di un’area viticola vocata dove emergono tradizione
e tipicità.
Esiste una viticoltura di vitigno, quella dei nuovi Paesi che si affacciano
sul mondo del vino (California, Cile, Argentina, Sud Africa, Australia
e Nuova Zelanda), che si caratterizza per la scelta di “vitigni
internazionali”, quali Merlot, Cabernet Sauvignon, Syrah, Chardonnay,
facilmente adattabili a diversi territori e per il forte investimento
in ricerca agronomica e nello sfruttamento di vaste aree, oltre che in
studi approfonditi delle tendenze di mercato.
In questo scenario l’ Europa può considerarsi in una posizione
privilegiata: terra di antiche tradizioni vitivinicole e dai molteplici
e variegati terroir che esprimono una competitiva viticoltura di territorio,
ha dalla sua anche una strategica viticoltura di vitigno che non si affida
alle varietà internazionali, ma a numerosissimi e straordinari
vitigni autoctoni.
Esistono però dei problemi. In primo luogo quello del rapporto
tra agricoltura e territorio, tra tutela delle risorse naturali e rispetto
delle tradizioni e delle identità culturali dei popoli e delle
persone, degli individui. Grandi temi giusti e cruciali, resi ancora più
importanti da questa fase di passaggio e di incertezza che stiamo vivendo
in tutto il mondo. Una fase nella quale cerchiamo di lasciare alle nostre
spalle la visione dello sviluppo come un processo lineare e cerchiamo
invece di ripensare, anche con una buona dose di radicalità, e
di fantasia e di inventiva, i fondamenti stessi dello sviluppo. Lasciatemi
dire che per me, questa buona dose di radicalità è anche
la migliore forma di realismo, perché – soltanto cambiando
la qualità dello sviluppo realisticamente – il mondo, la
Terra, il pianeta, potranno continuare a vivere e ad andare avanti. Mentre
invece quella che appare spesso come la visione più realista, e
cioè la visione neoliberista del mondo (fare presto, consumare
in fretta, il profitto sopra a qualunque altra cosa), questa che appare
la visione più realista è in realtà la visione più
irrealista, che si scontra poi con contraddizioni che non si riesce a
governare.
In questo periodo la nostra l’ Europa si chiede come e con quali
strumenti affrontare la dura competizione proveniente dai nuovi mercati
della California, Cile, Argentina ed in Oceania, Australia e Nuova Zelanda.
Nell'economia globalizzata sopravvive solo chi si riesce a distinguere
e a caratterizzare in modo chiaro e univoco. Vince solo chi ha qualcosa
di unico e inimitabile da proporre ai mercati internazionali. Oggi, tutto
può essere clonato, riprodotto, copiato, falsificato, fatto altrove
a minor costo e poi esportato in tutto il mondo. Tranne una cosa: il territorio
e la cultura della sua popolazione.
Il territorio europeo con le sue coste, le sue montagne, le sue città,
i suoi paesaggi e le sue dolci colline rappresenta un patrimonio unico
al mondo sul quale dobbiamo investire con la massima determinazione per
sostenere la competizione globale a cui non possiamo sottrarci.
Siamo già noti nel mondo per l'eccellenza e l'unicità dei
nostri vini. E per le nostre città d'arte e le località
turistiche di mare e di montagna che attirano turisti da tutto il mondo.
E' giunta l'ora di sviluppare un “tesoro” ancora poco conosciuto:
le terre europee del vino, i vitigni autoctoni europei.
La valorizzazione dei vitigni regionali europei e dell’ agroalimentare
tutto deve per noi tutti essere una priorità.
Ottenere vini dalle forti caratteristiche di terroir è diventato
infatti sempre più necessario per combattere la forte concorrenza
dei mercati, che sempre più si decide in base ai prezzi.
Non potendo essere competitivi da un punto di vista dei costi, i vini
italiani ed europei in genere hanno come unica arma quella della grande
personalità e dell’inimitabilità. Per questo negli
ultimi anni le ricerche si sono sempre più indirizzate sui vitigni
autoctoni, portando alla riscoperta di alcuni che erano stati praticamente
abbandonati.
Per raggiungere tale obiettivo si deve puntare sul riconoscimento ufficiale
di standard qualitativi superiori, attraverso un’attenta valutazione
delle attitudini agronomiche, chimico-enologiche e sanitarie dei vitigni.
Ed ecco entrare fortemente in campo le Confraternite Enogastronomiche.
Loro devono sono le sentinelle di queste peculiarità, i guardiani
di queste tradizioni.
Uniti con la comunicazione di settore si potranno vincere le battaglie
sulla tutela dei vitigni autoctoni europei che devono prevedere l'istituzione
di una Commissione europea per la catalogazione dei vitigni autoctoni
e l'ideazione di un progetto di tutela e valorizzazione dei vitigni considerati
come patrimonio culturale da tutelare. In questa commissione devono, ripeto
devono essere presenti rappresentanti delle confraternite enogastronomiche
europee.
Carlos Martin Cosme presidente CEUCO ,
Francesco Mazzoli presidente onorario e fondatore FICE
Mario Santagiuliana presidente FICE
Francesco Mazzoli, Presidente Onorario e Fondatore della FICE: Ce l’abbiamo
fatta!
Nel 2003 ci siamo sobbarcati del non facile compito di
organizzare, in Verona, il III Congresso delle Confraternite Enogastronomiche
d’Europa con tanto entusiasmo. Ma anche con tanta incoscienza, in
quanto la nostra esperienza in campo internazionale era quasi a zero.
Tuttavia Bruxelles (I°) e Valencia (II°) ci avevano dato qualche
traccia utile.
Abbiamo perciò costituito una “squadra” di lavoro che,tirata
con energia dal Presidente Santagiuliana, ha condotto l’organizzazione
a raggiungere un obiettivo ottimale.
Quando le luci si sono spente nel grande salone concessoci dall’Ente
Fiere di Verona per la cena di gala, è venuto spontaneo un lungo,
distensivo sospiro di liberazione e, diciamolo pure, di soddisfazione.
Perché questo III Congresso si era concluso con un inaspettato
successo sia per il numero dei partecipanti, sia per la funzionalità
di tutto l’apparato organizzativo, leggi la “ squadra “
alla quale va, dopo tanti oneri, l’onore.
Ce l’abbiamo fatta. Anche perché gli Enti pubblici e privati
veronesi hanno capito l’importanza di portare nella bella città
scaligera oltre quattrocento cultori d del’enogastronomia, con il
relativo indotto in moneta sonante.
Non voglio dilungarmi sul tema generale. Ma, invece, porre in giusta luce
alcuni particolari momenti fortemente voluti dalla maggioranza dei partecipanti.
Anzitutto un rafforzamento di “Madre FICE “ in quanto i suoi
( consentitemi il maschile in questo caso) figli, le confraternite, hanno
dato una partecipazione ben al di sopra delle nostre più rosee
previsioni. Una volontà, pertanto, di accettare la matrice comune
: l’Europa. Volontà risultata con evidenza dal prolungato
e scrosciante applauso che ha accolto la mia relazione.
Poi: le espressioni di grata sorpresa da parte dei Dirigenti l’Ente
Fiere di Verona in quanto, mai prima d’ora – sono parole loro
– avevano visto, nell’Auditorium, tanta gente. Disciplinata,
attenta ed oltremodo colorata per il cromatismo dei “paludamenti”
indossati.
La chilometrica sfilata, con tanta gente ai lati che osservava attenta
e divertita quei personaggi avvolti seriosamente in mantelli strani e
coloratissimi. E scandivano ad alta voce le località scritte sui
cartelli portati dai “ vessilliferi”.
I commenti degli stranieri sui piatti degustati. Il Presidente de CEUCO
( Conseil Européen Confrérie Oenogastronomiques ) Carlos
Martin Cosme, Valencia , Spagna, ha definito squisitezze tute le portate
inserite nei vari spartiti degustati durante il suo soggiorno a Verona.
Lo stesso ha fatto André Burckel che sta lavorando ad una costituenda
federazione francese, il quale ha elogiato in modo particolare la “
pastissada de caval “ , piatto tipico veronese; ma ancor più
la polenta di contorno che, ha dichiarato, in Francia ( come del resto,
ha asserito anche Carlos, in Spagna e in Portogallo) è pressoché
sconosciuta.
Gli italiani hanno fatto “comunella” con gli stranieri e viceversa;
dandosi subito del “tu”. Una specie di simpaticissima torre
di Babele, è vero. Segno della nascita di un primo, spontaneo,
genuino senso di fraternità e amicizia europea.
Il Padiglione Europa. E’ stato, con successo, accolto il principio
della “massima mobilità” dei fruitori, eliminando,
quasi, le noiose code che solitamente si formano per “ entrare in
possesso” di piatti, posaterie e bicchieri. Tutti si sono mossi
a loro agio ed hanno avuto modo di degustare i vari prodotti europei in
santa pace. E dove sentirti prendere per un braccio da uno sconosciuto
confratello portoghese e farti bere un bicchiere di Porto di vent’anni,
era fatto naturale, spontaneo.
Il Gala. Un mare di tavoli bianchissimi, attorno ai quali 555 gaudenti
( tanti erano ) colloquiavano serenamente. La Cardinale catering ha fatto
e cose per benino. Servizio rapido ed accurato ben sintonizzato con la
cucina e i camerieri in guanti bianchi, fiori in centro tavola, vini a
giusta temperatura serviti dai someliers AIS con professionalità
e cortesia. Spartito innovativo ed appetibile a tutti i piatti. Piatti
preparati stilisticamente e dai sapori aggraziati.
La FICE ha gettato un seme luminoso che non mancherà di dar luce,
amore ed amicizia al nostro caro, amato “ Vecchio Continente. “
vecchio “ sì. Ma sempre pronto a ritrovare l’antica
potenza e cultura e prestigio. E’ bastato, come ho scritto nella
mia relazione, un “ soffio “ , un giorno solo, di fratellanza,
umiltà e sincerità per far capire quanto sia fondata l’essenza
europea in ciascuno di noi.
La FICE ha posto a Verona come punto di riferimento della “ Civiltà
del Convivio “.
Oggi Europa, domani, forse mondiale. Un augurio questo non impossibile
perché nel nome della buona tavola gli uomini si muovono e lo spirito
si rasserena.
Veronesi: la vostra bella città potrebbe fungere da perno a quanto
sopra. E mia figlia, la FICE, sarà bel lieta di collaborare.
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