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Crisi di notorietà e d’immagine ? Correte subito a firmare una petizione !


Siete dei giornalisti un po’ in crisi di notorietà e d’immagine, o magari siete reduci da un fallimento professionale e quindi bisognosi di rilanciarvi e di far notare che esistete ancora ?
Benissimo, allora non perdete tempo e correte subito a firmare, di qualsiasi argomento si tratti, un appello e una petizione.
Otterrete l'agognato risultato di vedere il vostro nome (che rischiava di essere dimenticato) citato in qualche comunicato stampa e di lanciare, soprattutto a quel mondo che cominciava a pensare a voi al passato, anche se siete ben vivi e rotondetti, il segnale che, ebbene sì, avete avuto il vostro momento difficile, vi siete beccati una tranvata in mezzo agli occhi e rimediato una figuraccia, ma che seppure ammaccati ci siete ancora.
E’ un consiglio valido, il mio, lo stesso identico protocollo di rilancio che ha seguito l’ex Savonarola della buona tavola, l’ex critico gastronomico più autorevole e severo d’Italia, l’ex garante del lettore (ma non dei collaboratori) ed il protagonista di quel tragicomico flop che è stata la rivista Buffet, che corrisponde al nome di Edoardo Raspelli.

Cosa ha fatto l’anchorman di Melaverde, “l'ayatollah del fritto misto, il rais della cassoeula” (come simpaticamente lo definiva Gianni Mura) l’uomo che ha trascorso un’onorata esistenza girovagando, da gastronomo regolarmente pagante, per ristoranti, trattorie e osterie dalle Alpi alle Piramidi non dimenticando mai di esaminare attentamente, come un severissimo e incorruttibile ispettore, la pulizia dei servizi, la presenza di eventuali rammendi nel tovagliato e di sbeccature su piatti e bicchieri, e controllando in quanti secondi il cameriere gli sostituisse il tovagliato lasciato cadere ad arte ?

Ha seguito, alla lettera, i consigli che vi ho dato e anche se lui, che di cucina e di ristoranti e di gastronomia indubbiamente ne masticava, con il vino non ci ha mai azzeccato granché (sebbene ricordasse sempre di aver seguito i tre corsi A.I.S. e di essere stato nominato sommelier ad honorem da Franco Tommaso Marchi), eccolo aderire prontamente all’appello più politicamente corretto, bipartisan, buonista e ideologicamente sbilanciato del momento, ovvero quello lanciato da Legambiente e da Città del Vino contro la pratica enologica che prevede l'uso dei trucioli di legno.

E così, con questa pronta adesione, ovviamente in tandem con il suo creato e fedele amico Paolo Massobrio, lodevolmente impegnato (e lo fa testimoniando umana e naturalmente cristiana riconoscenza) nel difficile tentativo di rilanciarlo, ecco il nome del gourmet di Bresso campeggiare nei titoli del comunicato stampa prontamente diffuso da Città del Vino: “Raspelli, Massobrio, Planeta e Scienza firmano petizione Legambiente Città del Vino. Contro i trucioli anche la Fisar e l’Asa”. Ah, perbacco !


Poco importa, essendo primario, tattico e strategico l’obiettivo di farsi notare e di lanciare segnali di vita, che Raspelli firmando questa petizione si trovi in compagnia di una variopinta compagnia di giro, che da parlamentari ovviamente della Margherita (non ci sono più Berlusconi e l’Udc al governo, sono tornati Prodi e Pecoraro Scanio !) arriva sino all'Associazione Stampa Agroalimentare Italiana, a studenti e docenti dell'Istituto Tecnico Agrario "E.Sereni" di Roma e alla Presidenza Nazionale della Fisar.

Fondamentale, anzi vitale, è che nel comunicato si possa leggere “tra i primi firmatari della petizione i critici e giornalisti enogastronomici Edoardo Raspelli e Paolo Massobrio”. E che qualche giornale, sperando che siano tanti, riprenda la "notizia"...


Il resto, il “forte appello alla Commissaria all’Agricoltura dell’Unione Europea Mariann Fischer Boel e al Ministro dell’Agricoltura del Governo Italiano Paolo De Castro, affinché si impegnino contro l’ipotesi di approvazione della norma che legalizza l’uso di trucioli di legno di rovere, è secondario.
Anche il non accorgersi (ma come avrebbe mai potuto farlo lo “sgarante" ?) dell’irresistibile, involontaria comicità rappresentata dal definire testualmente “tradizionale” proprio quel “passaggio in barrique per ottenere in modo più rapido l’effetto “invecchiamento per i vini prodotti in Europa e in Italia”, che ha invece rivoluzionato e stravolto, con disastrosi risultati, l’identità di tanti vini di casa nostra, Barolo e Brunello di Montalcino in primis…

Franco Ziliani - http://www.vinoalvino.org/


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