LUOGHI

UNA CARTA DI VENEZIA PER SALVARE MEDITERRANEO E MARE – NERO – SENZA INTERVENTI COORDINATI POCHI DECENNI DI FUTURO

(AVN) – Venezia, 26 maggio 2007

Quanti anni di “vita” restano a Mar Nero e Mar Mediterraneo, in assenza di una gestione congiunta e coordinata a livello soprannazionale che li tuteli e garantisca l’ecosostenibilità dello sviluppo dell’entroterra? La domanda è stata per tre giorni al centro della Conferenza Internazionale su protezione e sviluppo sostenibile di questo sistema, svoltasi a Venezia per iniziativa della Fondazione per il Tribunale Internazionale dell’Ambiente con il pieno sostegno della Regione del Veneto. Ai lavori sono intervenuti esponenti di istituzioni e Corti Supreme di una quarantina di Paesi che si affacciano o gravitano sul bacino marino, tra i più ricchi di storia e di civiltà e fino a ad una decina di lustri fa anche tra i più traboccanti di forme di vita. Oggi la minaccia che viene da uno sviluppo industriale la cui regolamentazione si ferma sulle rive del mare, ancora considerato di nessuno e utilizzate senza alcuna remora, si fa sempre più concreta, e benché nessuno abbia indicato scadenze ultimative, tutti hanno misurato in pochi decenni il tempo che, in assenza di azioni concrete, manca al collasso finale: prima del Mar Nero, già allo stremo, poi del Mediterraneo. Fulco Pratesi ha sintetizzato questo destino, non ineluttabile ma piuttosto una sorta di suicidio, con una vignetta che non lascia molti margini alla speranza.
Accanto alle concordi previsioni negative, proprio dal confronto è però uscita una “Carta di Venezia”, approvata da tutti i presenti, testimonianza e sollecitazione molto pressante ai governi che segna la convergenza di organizzazioni internazionali, rappresentanti istituzionali, scientifici e giuridici di Paesi che tra loro hanno talvolta anche rapporti molto tesi, quando non conflittuali. L’invito è a costruire rapidamente forme di collaborazione internazionale che permettano di salvaguardare congiuntamente e rapidamente Mediterraneo e Mar Nero non solo in quanto ecosistema insostituibile, ma anche per i negativi effetti sociali collegati al loro degrado, tenuto conto che tutelare questo ambiente significa anche prevenire le cause di disagio e insicurezza sociale e contribuire alla pace, alla tolleranza e alla convivenza tra i popoli.
Il documento indica infine una serie di priorità: informazione, partecipazione e accesso alla giustizia in caso di danno ambientale; maggiore attenzione a tutte le fonti di inquinamento; biodiversità; creazione di speciali aree protette e parchi marini internazionali; tutela di siti archeologici o dichiarati patrimonio comune dell’umanità; turismo e pesca effettivamente sostenibili. Altrettanta attenzione dovrà inoltre essere rivolta alle nuove fonti energetiche, agli effetti dell’industria petrolifera, ai disastri ambientali, alla responsabilità per danno ambientale, alle politiche di controllo ambientale integrato, alla cooperazione internazionale che deve coinvolgere anche le realtà regionali e locali, all’importante ruolo delle Università e dei centri di ricerca scientifica.
A conclusione, la Carta auspica che un maggiore consenso sia rapidamente raggiunto per la protezione di Venezia, patrimonio dell’umanità, e della sua laguna, che ha bisogno di concrete e immediate misure per la sua salvaguardia.