LUOGHI

Convegno AmAMont in Val Poschiavo
Sabato 9 Maggio ore 9,30 presso Sala comunale La Tor di Poschiavo convegno ”Agricoltura di montagna: le produzioni locali sono a rischio (d’estinzione)?” (Possibili soluzioni nelle produzioni zootecniche-casearie di montagna)

L’associazione AmaMont (Amici degli Alpeggi e della Montagna) continua la propria attività di promozione dell’agricoltura di montagna, di salvaguardia delle terre alte e di difesa di coloro che con tenacia montanara continuano a vivere in questi territori allevando il bestiame e coltivando la terra. Il 9 Maggio AmAMont (inizio ore 9,30 presso Sala comunale La Tor di Poschiavo) si riunirà in Val Poschiavo sia per ribadire che l’agricoltura di montagna non solo non è al tramonto, ma anzi per sostenere che l’agricoltura di montagna vive ed oggi a maggior ragione e più che mai deve reagire e diventare il volano dell’economia ecosostenibile dell’arco alpino.

AmAMont crisi finanziaria ed economica e produzioni di montagna
Nel passato, più che negli ultimi decenni, si guardava alla coltivazione della terra, all’agricoltura e con particolare intensità anche all’agricoltura di montagna che era motivo di sussistenza, ma anche di libertà e responsabilità del contadino, motivo di orgoglio e di senso per la vita sua e quella della sua comunità.
Purtroppo l’avvento della globalizzazione con l’ulteriore industrializzazione pur avendo avuto qualche effetto positivo, di immagine e di comunicazione, sta degenerando, rivelando molti aspetti negativi.
La visione unilaterale del soldo facile non solo dei prodotti, ma di tutto (inclusa la vita: tutto è dovuto, tutto si può comperare e vendere!) sta avendo gli effetti deleteri che sono sotto gli occhi di tutti.
La crisi finanziaria (partita coi subprimes in America)… e divenuta crisi dell’economia globale è soltanto l’ultima conseguenza di fatti negativi derivanti da una visione riduttiva monetarista e dal massimo profitto egoista delle cose e della vita.  
Ecco perché i contadini, i montanari e gli agricoltori di montagna devono reagire ora, e a maggior ragione… evitando di cedere comunque nelle trappole riduttive sopramenzionate.
Recentemente due forti testimonianze di grandi personalità ci richiamano a voler finalmente guardare ai veri valori fra i quali in primis alla terra, come dice il noto regista Ermanno Olmi: “Terra Madre” o si esprime il noto alpinista Reinhold Messner.

Reinhold Messner  
Siamo stati sorpresi dalle importanti esternazioni  del ben noto scalatore Reinhold Messner ad un convegno da lui organizzato a giugno 2008 sul Monte Rite (nel cuore delle Dolomiti, tra Pieve di Cadore e Cortina d’Ampezzo nel Trentino), il quale dice che non basta per l’alpinista guardare le montagne solo con gli occhi dello scalatore…o credere che le montagne possono mantenersi da sé o a suon di parchi e allo stato selvaggio della wilderness … come se l’intervento dell’uomo nei secoli sulle montagne, (il dissodamento iniziava da oltre un millennio!)  fosse stato un errore o comunque non necessario e importante.
Nella rivista CAI nov./dic. 2008 pag. 10 Luigi Zanzi da un’ampia relazione di questo convegno sul Monte Rite da cui riportiamo uno spunto che noi di AmAMont condividiamo pienamente
:
L’obiettivo primario di Reinhold Messner è far rinascere in montagna l’agricoltura.
 
Ciò implica una scelta ecologica ed economica diversa da quella prevalente oggi. L’idea, sbagliata per merito e metodo, è di poter conservare la vita delle Alpi attraverso il ripristino di un’immaginaria situazione “intatta”, con rimozione dell’uomo, come se i paesaggi delle Alpi potessero considerarsi il regno di una “wilderness” ritrovata, con una sorta di “cacciata” degli agricoltori dall’Eden alpino. Al contrario, il presupposto dell’incontro era che la più adeguata tutela dell’ambiente montano si può avere solo nelle regioni “alpine” che abbiano cura del mondo rurale montano, soprattutto d’alta quota. Senza il lavoro dei contadini, senza la loro assidua, paziente cura del terreno, delle fonti d’acqua, dei boschi, dei sentieri, ecc., la montagna s’abbruttisce in una sorta di inselvaticamento privo di ogni virtù paesaggistica e naturalistica.”
Ecco perché è fondamentale la presenza dell’operatore agro-silvo-pastorale come custode e principale artefice del paesaggio alpino come tutti lo conoscono fatto dall’ alternarsi di prati e pascoli (ben tenuti) e boschi, e non una banalizzazione del paesaggio con la comparsa di una flora invasiva che porta ad una diminuzione della biodiversità animale e vegetale.

Ermanno Olmi  
Il grande regista Ermanno Olmi (chi non ricorda il famoso film “L’albero degli zoccoli”?) intervistato dal giornale “Il Sole 24 ore” del 08 febbraio 2009, racconta come e perché ha deciso di girare il documentario “Terra Madre”:
“E`finita la baldanzosa euforia della ricchezza facile. Il nostro futuro sarà l’agricoltura.”

“Ci salveranno i contadini” (?!)
Il documentario “Terra madre” di Ermanno Olmi è stato proiettato in prima mondiale al Festival di Berlino all’inizio febbraio 2009. Il lavoro di Olmi è un’inchiesta sulla sostenibilità dell’agricoltura che si ispira a un incontro organizzato da Slow food, tra agricoltori, allevatori, pescatori e cuochi, avvenuto a Torino nel 2008.

“Perché ho fatto il film “Terra Madre”?
Perché da qualche tempo sono inc…to: diciamo sdegnato. E questa indignazione è stato il primo dei motivi per cui ho fatto questo documentario. Ma è meglio che cominci dal principio, anche a costo di allontanare il lettore dopo solo poche righe.
Mi ricordo di un invito a un convegno, molti anni fa. Erano le prime volte che partecipavo a questi incontri culturali e avevo una gran soggezione di tutti, perché allora ancora credevo che quegli intellettuali così spigliati e garruli fossero davvero le menti che illuminavano il cammino della comunità umana.
Nella pausa caffè – ai convegni c’è sempre una pausa caffè - scambiando commenti in libertà, mi venne da dire che ero interessato ad un film sulla civiltà contadina. Ahimé, povero tapino’. Fui subito messo a tacere da un tizio che mi gelò con queste precise parole: “il mondo contadino non è una civiltà”. Giuro che disse esattamente così. Ma non c’è da meravigliarsi: fino a qualche decennio fa, per gli spavaldi inurbati contadini erano zotici con le pezze al sedere, buoni giusto a rappresentare il ridicolo degli sprovveduti.
E invece adesso, da qualche tempo in qua, fare i campagnoli è diventato un privilegio di pochi fortunati e soprattutto il vanto di molti avanguardisti della modernità.

Come mai adesso si torna a parlare e straparlare della Terra come unica risorsa sicura di sopravvivenza?

E cosa c’è dietro tanto chiacchiericcio tra annunci catastrofici da una parte e, in opposizione progetti di agricoltura industriale ‘planetaria’ Dicono per poter sfamare due terzi della popolazione mondiale. Sono commosso da tanto buon cuore anche se è da una vita ormai che sento proclamare da tante generose anime la santa missione dei Paesi ricchi nei confronti di quei popoli dove, in proporzione alla nostra abbondanza si continua a morire di fame! Muoiono di fame proprio perché qualcuno ha tolto loro in passato con la forza e ora col ricatto, le risorse naturali dei suoli dove sono nati e che gli appartengono.  
Ma ora, giunti a questa attuale soglia storica, dove siamo obbligati a fare i conti senza inganno, mi domando: cos’hanno da dirci, oggi, certi luminari di allora che consideravano le masse rurali la “non civiltà contadina” a differenza di quella industriale, tecnologica, informatica? E tutte le lusinghe delle scienze innovative in cui abbiamo riposto le nostre certezze di progresso? Come mai proprio tutto questo nostro progresso non ci ha assicurato un mondo più sicuro e più giusto? Quali sono state le ragioni per cui il nostro tempo ha fallito il suo proposito di porre le condizioni permanenti per una autentica e solidale convivenza civile? Dove sono finiti tanti entusiasmi per le moderne economie delle società del benessere e tutte le baldanzose euforie per le ricchezze dei capitali che potevano fruttare come le monete d’oro seminate da Pinocchio nel campo dei miracoli? I gatti e le volpi di questi ultimi anni stanno mutando rapidamente pelo per nascondersi sotto altri camuffamenti. Ma stiamo certi che , come dice il saggio proverbio, non perderanno il vizio. E sento già le voci in costoro che ribattono “I poveri ci sono sempre stati e proprio nelle campagne si moriva di fame”. È vero. “E persino di più!”. Questo non è vero se si fanno i conti nelle giuste proporzioni fra le città e la campagna. Ma se anche fosse, proprio perché i miserabili affamati ci sono sempre stati, noi adesso non possiamo rassegnarci al fatto che sempre ci saranno. Perché ora, giunti a questo punto, il passato ci ammonisce: non si può accettare che pochi prevaricatori sottraggano ai più deboli. Non è più il tempo delle regge e dei sontuosi palazzi per magnificare la potenza di principi e re, né delle cattedrali per ogni sorta di divinità. E più di tutte, le divinità del denaro, anch’esso coi suoi templi alla ricchezza, per affermare l’incontrastato primato del suo valore.

Dunque, ci sono speranze?
Da parte mia, sono fiducioso. E stavolta lo sono davvero, come non lo sono mai stato prima d’ora. Non sarà facile e ci vorrà tempo, volontà e sacrifici, così come ogni importante trasformazione richiede. Ma oramai non si torna più indietro. Il superamento di ogni condizione di difficoltà è sempre e solo nel coraggio del cambiamento: e quindi nel futuro…

Quella di Olmi, è una bellissima testimonianza di una persona che vede oltre il proprio agire e capisce che i tempi sono maturi per una silenzioso cambiamento… provocato dai contadini…  
Ecco perché il Convegno di AmAMont, che vuole riunire un team di esperti (ricercatori universitari, associazioni di categoria, tecnici) e operatori del settore (allevatori, agricoltori, alpeggiatori) per un confronto sulle problematiche relative alle produzioni  tipiche, con particolare riguardo a quelle lattiero-casearie  e ai rischi che normative e politiche non sempre attente (a ci opera in condizioni ambientali e climatiche difficili come gli agricoltori montani son) possano decretarne la scomparsa. L’idea innovativa è quella di riunire nella stessa tavola, i funzionari e i decisori pubblici (italiani, svizzeri) con coloro che ogni giorno sono di fronte a molteplici problematiche (burocratiche e di legge) in modo che possa nascere un momento partecipativo dal quale far uscire un arricchimento comune e condiviso.  

LOCANDINA CONVEGNO

Gli incaricati stampa AmAMont
Avv. P. Pianta / Dott. G. Moranda
Per  Info: moranda.g@tiscali.it