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FATTI
E PERSONE
La ‘Balla degli Spaghetti
alla Bolognese’
E’ nata a Bologna e l'iniziativa parte da un
gruppo di appassionati di vari settori: come testimonials della bolognesità,
uomini di scienza, di cultura e di spettacolo quali Giorgio Celli, Rolando
Dondarini, Raoul Grassilli e Giorgio Comaschi. E tra addetti ai lavori,
editori come Giulio Biasion, enogastronomi come Umberto Faedi, organizzatori
come Franco Mioni, sommeliers come Neria Rondelli, operatori culturali
come Vittorio Spampinato, esperti di marketing come Piero Valdiserra.
Il gruppo di lavoro che si occuperà
del progetto si chiama “La Balla degli Spaghetti alla Bolognese”.
La sede Sede provinciale è presso il Centro Museale Cà La
Ghironda, Zola Predona. Consiglio direttivo e Soci fondatori: Giulio Biasion,
giornalista – editore; Umberto Faedi, giornalista enogastronom;
Franco Mioni, esperto di cucina internazionale; Neria Rondelli, sommelier
ed enogastronomia; Vincenzo Spampanato, operatore culturale e ristoratore;
Piero Valdiserra, responsabile marketing e giornalista. Comitato Scientifico:
Giorgio Celli, etologo; Giorgio Comaschi, giornalista e attore; Rolando
Dondarini, professore unitario e storico; Raul Grassilli attore. Come
mai è stato scelto questo nome? A Bologna, la parola dialettale
bâla – con i suoi diminutivi balòta e balutéina
– significa “gruppo di amici, combriccola, compagnia”.
Da questo termine deriva l’universitaria “Balla”, intesa
nel senso di gruppo goliardico: p.es. la Balla Neptuni, la Balla Montechristi,
la Balla dell’Oca, storiche congreghe studentesche. Più di
recente il termine “Balla” è stato introdotto localmente
anche in campo enogastronomico: si prenda ad esempio la Bella Balla dell’Asparago
Verde di Altedo, dedita alla valorizzazione di un’area ben definita
della bassa bolognese. Passando all’italiano, la parola “balla”
esprime invece una bugia, fandonia, frottola, storia, panzana, fanfaluca,
fola, palla (pop.), scusa, invenzione, finta.
La Balla degli Spaghetti alla Bolognese gioca volutamente sull’ambiguità
– meglio, sulla molteplicità di significati – della
parola chiave. In pratica, fa riferimento a un raggruppamento di persone
del territorio usando un termine storico di territorio (bâla, Balla);
tuttavia, e contemporaneamente, fa anche riferimento a un piatto tipico
fasullo come gli spaghetti alla bolognese – e in questo secondo
caso prevale l’accezione nazionale della parola come bugia, fandonia,
ecc.
Giorgio Celli al momento della presentazione, è spregiudicato:
«Voglio essere il Savonarola della cucina bolognese, rifiuto completamente
questo obbrobrio e al rogo chi inficia la sacralità della cucina
con una tale bestemmia» ma poi aggiunge «Spargiamo la diceria
che in un antico manoscritto, forse un rotolo del Mar Morto, è
stata rinvenuta la ricetta degli spaghetti al la bolognese e lo facciamo
diventare nostro primato».
L'idea comune studiata assieme parte da “un mito in negativo”:
gli spaghetti alla bolognese per farne un volano positivo, sfruttando
l’unico vero punto per il quale è Bologna nel mondo, cioè
quasi fosse un “falso d’autore”. Messe da parte le inutili
lamentele sull'uso indiscriminato di questa locuzione in moltissimi ristoranti
nel mondo intero, soprattutto nelle grandi metropoli, è stato sviluppato
il progetto di utilizzare il detto “incriminato” ma conosciuto
-e apprezzato nel mondo - quale azione di marketing per promuovere una
città da tempo ‘addormentata’ o chiusa in se stessa
in termini positivi e di rilancio per l'immagine complessiva di Bologna,
dalla cultura all’arte alla gastronomia, proprio partendo dal “ragù
“, uno dei fondamenti storici di questa cucina.
Un recente sondaggio ha indicato che il piatto preferito dei britannici
sono proprio gli ‘spaghetti bolognaise’, tant’è
che ne consumano quantità incredibili: ben 670 milioni di porzioni
l’anno. Un inglese medio mangia “spaghetti bolognaise”
almeno due volte alla settimana e, durante una vita intera, ne trangugia
2960 porzioni. La “Balla degli Spaghetti alla Bolognese”,
proporrà anche all'estero manifestazioni, corsi di cucina, pubblicazioni
su come le ricette di questo”ragù” si sono tramandate
nei secoli ed anche su come abbinarvi la pasta all'uovo; in modo che fra
non molto a Rio de Janeiro come a Pechino o a Stoccolma si possa gustare
un piatto di pasta prodotta come si deve insieme ad un “ ragù
“ ben cucinato.
La Balla degli Spaghetti alla Bolognese, dunque:
- Utilizza un termine con un ampio ventaglio di significati, che vanno
dal locale al nazionale, e che comunque “si tengono” fra di
loro;
- Utilizza un termine volutamente ambiguo, con tutte le possibilità
che l’ambiguità offre in termini di giochi verbali, calembour,
effetti teaser, ecc.
- Evita di far ricorso a termini ormai estenuati dall’uso per indicare
il gruppo di lavoro (come p.es. confraternita, consorteria, associazione
e simili);
- Impiega una parola che ha chiare valenze ironiche e autoironiche: da
sempre nella parlata locale, e nella fattispecie anche in chiave nazionale,
perché ha attinenza con la promozione del primo piatto tipico falso;
- Impiega una parola dalle coloriture divertenti: sia la “balla”
in senso goliardico, sia la “balla” in senso di goffa fanfaluca
predispongono al sorriso;
- Impiega una parola dagli addentellati non solo gastronomici, ma anche
universitari, comunicazionali, culturali in senso lato: e ciò è
di importanza fondamentale pensando all’attività a tutto
campo da svolgere in futuro;
- Resta strettamente aderente al tema. Le parole, soprattutto se usate
per marchi, denominazioni, titoli, ecc., devono essere rigorosamente attinenti
(si ricordi il vecchio adagio latino, sempre valido, nomina sunt omina,
vale a dire i nomi sono, o meglio devono essere, presagi, cioè
indicativi di qualcosa). E “balla”, con la sua complessità,
rispetta la semplice, antica (ma sempre valida) regola di base.
Informazioni
Giulio Biasion
info@edihouse.it
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