FATTI E PERSONE

ITER VITIS: Les Chemins de la Vigne
Incontriamo Gori Sparacino, direttore del progetto «Iter Vitis, Les Chemins de la Vigne» promosso dall’associazione omonima, di cui fanno parte le Città del Vino, presentato a Strasburgo al Consiglio d’Europa per il riconoscimento quale itinerario culturale dei più bei vigneti d’Europa.

Dall’iniziativa di quattro GAL, due italiani – Terre del Gattopardo (Sicilia) e Kroton (Calabria) - e due francesi – Pays Vignobles Gaillacois e Midi Pyrenées - è stata creata nel 2007 l’Associazione Iter Vitis Les Chemins de la Vigne, finalizzata alla gestione di un itinerario culturale del Consiglio d’Europa dedicato ai vigneti storici e ai più belli del vecchio continente. Bene, in circa un anno l’associazione è arrivata a riunire ben 13 Paesi europei e il progetto di itinerario è stato presentato a Strasburgo nel mese di ottobre 2008 ed ora è in attesa del verdetto da parte del Consiglio d’Europa per ricevere il riconoscimento che già distingue itinerari come Il Cammino di Santiago de Compostela e la Via Francigena. La candidatura per il riconoscimento come Itinerario Culturale del Consiglio d’Europa di Iter Vitis-Les Chemins de la Vigne nasce dalla presa di coscienza dell’importanza del paesaggio rurale legato alla produzione viticola come elemento dell’identità europea. Il tema del paesaggio culturale rurale è importante nella misura in cui accomuna i cittadini europei dall’Atlantico al Caucaso, dal Mediterraneo al Baltico, e rappresenta particolarmente bene l’identità europea nella sua unità e diversità. In più, attraverso le differenze etno-antropologiche e tecnologiche dei diversi sistemi produttivi, questo tema favorisce la protezione delle identità e il dialogo interculturale. La rapida crescita di Iter Vitis in termini di partenariato è dovuta senz’altro all’alto valore culturale e storico delle tematiche inserite in un itinerario che, ben lungi dal rappresentare una copia delle Strade del Vino già presenti in vari Paesi europei a scopo meramente turistico e commerciale, vuole invece rappresentare uno strumento di tutela di paesaggi, tradizioni, beni e conoscenze legate alla viticoltura europea. In particolare, il paesaggio vitato rappresenta per l’Europa  un elemento di straordinaria importanza perché è su di esso che si poggia gran parte dell’identità del paesaggio rurale del nostro continente, tra l’altro catalogato dall’Unesco tra i paesaggi culturali destinati a rientrare nella classificazione di patrimonio dell’umanità. La vitivinicoltura europea ha lasciato nel corso dei secoli profondi segni identificativi del paesaggio rurale, e ancora oggi continua a rappresentare un marchio identificativo di un territorio attraverso politiche colturali che si intrecciano con gli ambienti urbani, i borghi antichi, le cantine, gli insediamenti rurali, le case sparse, le attività economiche e sociali. Dal Caucaso sino al Portogallo l’associazione è costituita da soci di 13 Paesi che rappresentano i più bei vigneti d’Europa; non ultimo, un team di esperti e studiosi provenienti da tutto il mondo ha contribuito allo sviluppo del progetto. Una nuova e originale tipologia di turismo enogastronomico rivolto agli «eno-viandanti» dunque, quella proposta dall’associazione, che si propone di rinnovare e migliorare l’offerta enoturistica, promuovendo la grande varietà dei ‘terroir’ enologi, dei paesaggi, della cultura europea e della conoscenza del suo incredibile patrimonio attraverso il tour dei suoi territori a più alta vocazione vitivinicola.
Incontriamo il direttore dell’associazione, Gori (in realtà Gregorio, anche se è chiamato da sempre Gori!) Sparacino, per capire più da vicino com’è nato il progetto e cosa propone in concreto agli enoturisti, o meglio, agli ‘eno-viandanti’: «Seguo l’associazione dalla sua nascita, è un’idea che porto avanti dal 2007 nell’ambito di un progetto comunitario. Ad un certo punto ci siamo chiesti come mai nessuno avesse pensato di creare un itinerario culturale sul vino, anche considerando che ne esistono altri di vario genere, sull’ulivo per esempio. Quando come associazione ci siamo presentati all’Istituto europeo degli itinerari culturali del Lussemburgo, che poi è un’emanazione del Consiglio d’Europa, ci hanno dato l’ok per la candidatura, tanto più che l’idea partiva da una zona ad alta vocazione vitivinicola (Terre sicane, N.d.r.). Vorremmo collegare tante identità, ciascuna con la sua peculiarità, attraverso un patrimonio comune, il vino appunto, cercando di coniugare il paesaggio vitato alla cultura e a tutto quello che ne consegue per quanto riguarda l’attività di promozione culturale e turistica di tutti i territori vocati alla produzione vinicola legati da un’antica tradizione. Mentre le Strade del Vino in genere hanno come proprio orizzonte unicamente ciascuna il proprio territorio, la propria identità locale, qui invece vorremmo fare un ragionamento più articolato, evidenziando e valorizzando una rete tra i migliori paesaggi vitivinicoli attraverso la storia della vite e dei paesaggi stessi, che ne hanno determinato la visione attuale. Agli ‘eno-viandanti’ proponiamo la semplice riscoperta di questi meravigliosi paesaggi attraverso la storia dei territori interessati al progetto, anche con strumenti ‘futuribili’ quali navigatori satellitari e quant’altro, che forniranno notizie utili sul territorio e sui diversi itinerari, nonché su tutti gli associati al progetto. Non vorrei sembrare un trionfalista, però quello che ci preme di più è mettere in rete attraverso un forum e anche per mezzo di scambi di esperienze diverse realtà europee per cercare di dimostrare che l’Europa è unica anche attraverso il vino e la sua storia». Non ci resta che augurare all’associazione e a tutti i suoi componenti di raggiungere l’ambito traguardo del riconoscimento di questo interessante progetto da parte del Consiglio d’Europa.

In sintesi i principali obiettivi dell’itinerario

- Evidenziare come la produzione di vino sia sempre stata un simbolo di identità d'Europa per il resto del mondo e in che modo le conoscenze tecniche, la base di questa produzione, abbiano contribuito nel corso dei secoli alla costruzione della cittadinanza europea delle regioni, dei popoli e delle identità nazionali.

- Proporre la qualità della vita delle zone rurali come un modello per il futuro.

- Creazione di una banca dati dei vigneti storici, importante non solo per la conoscenza del loro viaggio in Europa, ma anche per ripristinare la loro storia, sia antica che contemporanea, indispensabili fondamenta di una politica di rispetto per la qualità del patrimonio vitivinicolo europeo.

- Difendere i vigneti che, data l'entrata in vigore della riforma della organizzazione comune di mercato in Europa (OCM Vino), potrebbero essere estirpati non solo a causa delle eccedenze di produzione, ma anche a causa della loro posizione territoriale (terra di montagna, isole, pendii ripidi). Essi hanno bisogno, proprio a causa della loro natura, di essere protetti come particolari tipi di paesaggio.

- Come da regolamento del Consiglio d’Europa, sarà inoltre compito dell’Itinerario promuovere forme di turismo sostenibile e dedicare una parte delle sue attività ai giovani ; a questo scopo sono già in programma stage per giovani viticoltori europei e nuove proposte tuirstiche che integrano la nautica da diporto con la scoperta dei territori rurali, implementando gli itinerari porto-entroterra con innovativi strumenti di lettura e valorizzazione del paesaggio (a tale proposito si veda il sito Web : www.odyssea.eu). Nel mese di maggio la Commissione Cultura del Consiglio d’Europa si pronuncerà sul riconoscimento, nel frattempo continua fitta l’attività di costruzione di partenariati : dopo una missione in Azerbaijan nello scorso dicembre, ne è prevista un’altra in Georgia per marzo. L’Associazione Nazionale Città del Vino (associazione italiana di oltre 600 comuni a vocazione vinicola nata nel 1987) ha supportato operativamente tutta la fase preparatoria di presentazione del dossier al COE e si sta occupando di mantenere le relazioni fra i vari Paesi attivi, mettendo in gioco tutta la ventennale esperienza maturata nella costruzione di reti. Tra l’altro, la sede di ITER VITIS è in Italia, presso Palazzo Panitteri nel Comune di Sambuca di Sicilia (AG).

Un po’ di storia…
Sin dall’antichità la produzione vitivinicola ha contraddistinto la vita dei popoli europei e i territori dove questi hanno vissuto; è difficile definire esattamente quando cominciò tale produzione, sicuramente il vino è un valore culturale ed è un grande segno di civiltà. Riferimenti al vino li troviamo nella Bibbia, nella Genesi e nel Corano. Noè, appena uscito dall'arca, pianta una vigna e ne ottiene vino, fornendoci testimonianza del fatto che le tecniche enologiche erano ben conosciute già in epoca prediluviana. Gli Egiziani  furono maestri e depositari di tali tecniche: con la cura e la precisione che li distingueva, tenevano registrazioni accurate di tutte le fasi del processo produttivo, dal lavoro in vigna alla conservazione. Attraverso i Greci e i Fenici il vino entrò in Europa. I poemi omerici testimoniano ampiamente la presenza e l'importanza del vino. All'epoca dell'Impero Romano la viticoltura si diffuse enormemente, raggiungendo l'Europa settentrionale. Tra l’altro, forti sono i legami con gli itinerari già costituiti legati al pellegrinaggio come il Cammino di Santiago e la Via Francigena. Se osserviamo gli itinerari di questi percorsi, notiamo che attraversano tutte le zone viticole più famose d’Europa, in ossequio alla espressione di Olivier De Serres (1600) con la quale affermava che l’unica possibilità che avevano i viticoltori di vendere allora il loro vino era quella di localizzare i vigneti e le cantine lungo le strade più importanti, essendo troppo oneroso in quei tempi il trasporto dei vini verso i mercati urbani. Se si prende ad esempio la via Francigena, tenendo anche conto che nel 990, anno delle sua apertura, il clima dell’Europa era molto più caldo di quello attuale (optimum climatico) e quindi la viticoltura era molto più estesa alle alte latitudini, si osserva che partendo da Calais, prima città in Francia, il percorso della strada incontra Reims (Champagne), Besançon (Borgogna e Contea Franca), Losanna, Aosta, Vercelli (Alto Piemonte), Pavia (Oltrepò), San Gimignano, Siena (Montalcino), Montefiascone (est,est,est), Viterbo e quindi Roma. Non è difficile dunque, anche per il meno esperto, capire che la strada passava attraverso i più estesi e famosi vigneti d’Europa. E molto simili sono le caratteristiche delle zone viticole attraversate dalle altre vie dei pellegrini.

Leonella Zupo
(pubblicato il 7 aprile 2009 su On the Road, Speciale Enogastronomia)