EVENTI

"Vineve", una manifestazione per conoscere l'Etna, il territorio, i vini e i suoi prodotti tradizionali.

Sull'Etna ci siamo andati in 6, calati coraggiosamente dal nord in una delle stagioni meno indicate per farlo. E la Montagna ci ha accolto dignitosamente, quasi con sufficienza, com'è usa fare. Avrebbe potuto scatenarci contro una delle sue famose tempeste e invece ci ha riservato solo quella che per lei è una brezza (70-80 chilometri all'ora): quanto basta, s'intende, per costringerci a rimanere a bassa quota e a rinunciare alla salita con gli sci alle bocche degli immani crateri.


L'Etna innevato

Ma veniamo alla storia di questa avventura.
Sul finire dell'anno, l'infaticabile Leonardo Patti, già sindaco di Sant'Alfio - un piccolo comune arrampicato sulle falde del vulcano - e ora funzionario provinciale, decide di prender contatto con la sottoscritta per organizzare un piccolo educational destinato a giornalisti del turismo e dell'enogastronomia da tenersi nel periodo di massimo innevamento, concentrato di solito fra gennaio e marzo, optando alla fine per la data dal 18 al 20 di febbraio. Scopo dell'incontro era quello di far conoscere agli opinionisti le bellezze di una natura selvaggia e pressoché incontaminata nel suo momento di più difficile incontro. Oltre a ciò, anche per suggerimento dell'assessore provinciale Ignazio Gambino, si è pensato di approfittare dell'occasione per presentare il meglio dell'enogastronomia etnea. Per il nostro scopo si è deciso di scegliere non il versante sud della Montagna - quello di Nicolosi, della funivia e del Rifugio Sapienza, per intenderci - ma quello settentrionale, dove più grande è l'innevamento e dove nascono…. i vini migliori. Gli oltre 2 metri di neve del Rifugio Citelli (a 1750 metri d'altitudine), raggiunto solo grazie al paziente lavoro di frese e spartineve, il fascino delle perfette e innevatissime piste di Piano Provenzana e l'affollata gita con gli sci d'alpinismo al Rifugio di Monte Baracca, organizzata dal C.A.I. di Giarre, ci hanno presto fatto capire che qui con la montagna non scherzano, ma ci sanno convivere e lavorare. I colleghi hanno fronteggiato con disinvoltura le piste di discesa (la sottoscritta non ha potuto condividere la loro gioia per pregressi traumi alle ginocchia) e con pari coraggio hanno affrontato i numerosi e raffinati piatti della cucina etnea, nonché i suoi robusti vini.


"Gurrida" il vigneto sommerso

Il nostro tour gourmand è iniziato nell'Oasi Naturalistica di Gurrida, all'interno del Parco dell'Etna, dove la locale Azienda Agricola "Gurrida", gestita dall'ineffabile Angelo Cesarò, ha voluto darci prova delle grandi qualità dei suoi prodotti: formaggi e il grande vino "Victory". Questo è la profumata ed aromatica espressione di quell'alicante che è stato importato dagli eredi di Orazio Nelson, proprietario in loco di un'immensa ducea, ed è sopravvissuto su piede franco grazie all'inusitata coltivazione "acquatica"; i formaggi invece, sono il risultato della caseificazione del latte prodotto da un gregge di ben 600 pecore e di alcune decine di mucche. Sulla via del ritorno, nella parte alta della Valle dell'Alcàntara, proprio di fronte alla grande catena dei Nebrodi, anch'essi ricoperti di neve, la sosta all'Azienda Torrepalino, di Franco Di Miceli. Forse, l'amico Franco, un giorno cesserà di stupirci, ma quel momento è ancora lontano. I vigneti che dalla strada statale discendono mollemente verso il fiume, meritavano un più dignitoso pulpito d'osservazione e Di Miceli glielo ha dato costruendo un anfiteatro a gradoni ricavato nel basalto lavico: un lavoro da titani ! Accanto la cantina scavata nella roccia viva sfruttando i diversi piani sovrapposti delle millenarie sciare "che, eruttate roventi dal vulcano, sono scivolate a valle, raffreddandosi lungo i dolci declivi. Anche qui ottimi vini e, grazie all'ospitalità dell'anfitrione, degustazione di piatti locali e degli squisiti dolci di Mojo Alcantara. Quindi la discesa a Linguaglossa e la risalita a Milo, perché è impensabile lasciare il territorio senza aver gustato l'unico grande vino bianco locale: l'Etna Bianco Superiore. Dalla baronessa Maria Nicolosi-Asmundo, della Tenuta di Villagrande, abbiamo trovato non solo ricovero dagli implacabili rigori (il grande camino in pietra lavica della sala dei "viaggiatori" ha fatto miracoli), ma un'ulteriore riprova dell'incredibile senso dell'ospitalità siciliana. L'Etna Bianco Superiore è stato proposto in abbinamento alla ricotta infornata e alle olive sott'olio, mentre il "Fiore", con passaggio in barrique, raccoglieva degnamente la struttura della "gelatina", un piatto di carne di maiale aromatizzato al limone. Il Nerello Mascalese proposto con la tipica "schiacciata", mentre i salumi e il pecorino stagionato sorreggevano il distinto merlot: lo "Sciara".


Dr. Maria Nicolosi Asmundo

Da Milo a Sant'Alfio, il passo è breve. Qui, nei tre giorni di permanenza sull'Etna, siamo stati ospitati nell'Agriturismo "Case Perrotta" di Saro Romeo. Salumi locali, formaggi e sott'oli, e le polpettine cotte su foglia di limone, e poi le paste, quella "alla norma", alla "muddicca" e "cu maccu". Salsiccia e carni di ogni genere cotte sulla brace sono state sempre spalleggiate dal raffinato Etna Rosso Doc.
Come dire: ecco come star bene con le cose semplici !

Cinzia Tosetti



Torna all'Indice degli Eventi