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Il vino si può comunicare più semplicemente e con maggiore efficacia

Al convegno “La comunicazione del vino, quella nuova” emerge con chiarezza che le possibilità tecnologiche per comunicare il vino in modo nuovo ci sono. E’ possibile quindi una comunicazione più efficace a patto di volere veramente comunicare storie e fatti d’interesse e di farlo in modo semplice


Il convegno “La comunicazione del vino, quella nuova”, organizzato da Vinoè in collaborazione con il Consorzio Tutela Valcalepio il 21 ottobre scorso a Bergamo, è stata l’occasione per fare il punto sulla comunicazione del vino in Italia. Il convegno si è tenuto al termine della seconda edizione del concorso enologico internazionale “Emozioni dal Mondo: Merlot e Cabernet Insieme”.
Gli interventi, tenuti da esperti dei diversi mezzi di comunicazione e delle diverse aree della comunicazione, hanno sottolineato principalmente due punti. Il primo è che la comunicazione del vino deve tornare a raccontare storie e fatti al consumatore che generino emozione senza però essere incomprensibili. Al bando quindi una comunicazione che non si rapporti con il reale vissuto del consumatore. Il secondo punto su cui gli esperti, ma anche i comunicatori e i giornalisti presenti in sala, hanno concordato è che la comunicazione deve essere più semplice, uscire da un linguaggio settario che esclude una parte troppo larga di consumatori.
«Il linguaggio del vino è afflitto da un massiccio utilizzo di un lessico ricercato, da una grammatica difficile, e spesso senza senso, e da un sensazionalismo ormai astruso» ha dichiarato l’enologo Sergio Cantoni, direttore del Consorzio Tutela Valcalepio. «La comunicazione dei produttori dovrebbe dare un aiuto al consumatore per la formazione della sua educazione di base».
Ed ecco, in sintesi, i temi dei relatori:
Stefano Cantiero (giornalista TV, autore e conduttore di “Mondo Agricolo”): le strategie per trasmettere ai telespettatori i valori racchiusi in una bottiglia sono una certosina descrizione della filiera produttiva, immagini studiate con particolare cura per generare emozioni dalle quali discenda un desiderio autentico di voler consumare il prodotto.
Alessandro Maurilli (Rai Radio1 - GR Agricoltura): alla luce degli sviluppi ai quali sta andando incontro il sistema radio in Italia e in virtù di una comunicazione orizzontale che possiamo trasmettere dal e con il mezzo, anche il vino e in generale l'agroalimentare possono trovare nello strumento un ottimo canale per la loro divulgazione e conoscenza. Il pubblico della radio, a differenza di quello televisivo, è più individuabile e per questo possiamo trasmettere, attraverso la costruzione di viaggi mentali, delle sensazioni che grazie alla protesi rappresentata da internet potranno essere approfondite dall'ascoltatore.
Filippo Ronco (editore TigullioVino.it e titolare di VinoClic): la rete è un luogo fatto di relazioni in cui ogni azienda ha l’opportunità di costruire la propria identità. A tal fine, è indispensabile rivestire un ruolo attivo piuttosto che passivo. E perché un ruolo attivo sia anche proficuo, occorre disporre di contenuti, storie, valori da trasmettere.
Flavio Grassi (responsabile Il Mio Vino Professional e area professionale Il Mio Castello): un'editoria del vino di successo deve basarsi sulla semplicità del linguaggio e la schiettezza nel prendere posizioni. Questo è il terreno sul quale prospera l’autorevolezza e quindi la possibilità di emergere nel contesto delle riviste di settore.
Manuela Violoni (responsabile della ricerca & sviluppo - Centro Studi Assaggiatori): recenti test mostrano che le descrizioni sensoriali riportate sui supporti di comunicazione del vino spesso non sono riconducibili al vino, neanche da assaggiatori addestrati, perché sono o appiattite su luoghi comuni di eccellenza o troppo astruse per il lettore inesperto. Una soluzione è l’analisi sensoriale: alcuni nuovi metodi dimostrano di creare descrizioni più comprensibili e coinvolgenti anche per il consumatore comune, partendo dalla sua stessa esperienza.
Francesco Carugo (consulente Finiper Spa): nella grande distribuzione per il vino non si deve solo puntare su un'esposizione didatticamente ordinata e formalmente elegante, ma anche su un’accurata strategia per porre le referenze su piani di visibilità appropriati. Vincente anche l'idea di corsi di formazione per amatori del vino.
Elisabetta Frigerio (art director RobilantAssociati): è necessario coniugare valori tangibili e intangibili per fornire all’utente finale, attraverso i mezzi di comunicazione, una percezione immediata della qualità del prodotto. Prima però bisogna scoprire e studiare l’identità delle aziende, soltanto poi trasferire la loro personalità sul mercato.
Morena Lussignoli (Tecnico alimentarista Altroconsumo): fare una nuova guida di vini significa basarla sul principio dei test comparativi, acquistando i vini come farebbe un qualsiasi consumatore, valutando i vini più rappresentativi del mercato e non quelli da boutique. E farlo attraverso analisi strumentali sofisticate e mediante l’analisi sensoriale, seguendo le regole scientifiche del metodo.
Luca Pollini (Enoteca Italiana di Siena, responsabile tecnico campagna Unavini Vino E’): una campagna di comunicazione del vino di successo si basa sulla capacità di partire da quanto il territorio offre in termini enologici, anche e soprattutto dei vitigni autoctoni, per portare la cultura del vino al consumatore attraverso pubblicazioni, incontri verticali che vanno dalla stampa ai semplici appassionati, fino a estese operazioni promozionali svolte attraverso la distribuzione moderna.