AZIENDE E PRODOTTI

Made in Italy certificato. Dop, Igp ed Stg in fase di stallo
Produzione, export e fatturato sono in calo, nonostante cresca il numero delle registrazioni. Il Rapporto 2010 dell’Osservatorio Qualivita fornisce, oltre a una fotografia del comparto, alcuni stimoli di riflessione, che focalizzano l’attenzione su zone d’ombra di un quadro solo in apparenza roseo

Una base produttiva di circa 130mila aziende; un volume prodotto pari a quasi due milioni di tonnellate; un fatturato al consumo di 10 miliardi di euro; leader mondiale del comparto per numero di produzioni certificate (216, di cui 134 Dop, 80 Igp, 2 Stg): con questi numeri il sistema delle produzioni agroalimentari di qualità certificata si presenta al volgere del primo decennio del XXI secolo.
«Un sistema d’eccellenza, una base produttiva ampia, che impiega i talenti e l’amore per la terra di centinaia di migliaia di famiglie; prodotti conosciuti in tutto il mondo e struttura portante della Dieta Mediterranea». Con queste parole Mauro Rosati, direttore della Fondazione Qualivita, punto di riferimento europeo delle produzioni certificate, presenta il comparto. «Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Pecorino Romano (per stare ai formaggi), Prosciutto di Parma e San Daniele, Speck dell’Alto Adige, Mortadella di Bologna (per stare alle carni lavorate), Mela dell’Alto Adige e della Val di Non (per l’ortofrutta), sono tutti alfieri di un agroalimentare di qualità accessibile, per tutti, non intellettualistico protagonista di dissertazioni colte, ma amico delle tavole da imbandire giorno per giorno», sostiene ancora Rosati, non senza un leggero filo di polemica verso certe fughe in avanti, invero un po’ radical-chic, di alcuni.

TUTTO ROSE E FIORI, DUNQUE? Il Rapporto 2010 dell’Osservatorio Qualivita (che è possibile scaricare in formato PDF cliccando sul link a fondo pagina) fornisce, oltre a una completa e seria fotografia statistica del comparto, alcuni stimoli di riflessione, che focalizzano l’attenzione anche su alcune zone d’ombra di questo quadro (apparentemente) roseo. “La Dolce Vita è finita, è tempo di Matrix” s’intitola, infatti, il Rapporto, sostenendo la tesi che nello scenario della (nuova) globalizzazione, a fare successo di mercato, sia il valore complessivo dell’offerta e non il solo prodotto, per quanto di qualità elevata (e certificata). Una sfida, questa, che richiede un cambiamento culturale importante.
«Non è più tempo dell’improvvisazione quotidiana, dell’approccio felliniano al mestiere - un po’ geniale, un po’ artigianale, comunque molto destrutturato», sostiene il professor Alberto Mattiacci, direttore del Citta (Centro interdisciplinare turismo territorio ambiente) della Sapienza, referente scientifico dell’Osservatorio Qualivita. «Guardando al quadro complessivo sorge, inesorabile, il sospetto che occorra qualcosa di più della sola maestria di prodotto per fare e dare un futuro di successo a queste produzioni, giusto orgoglio del Made in Italy».
Vediamo quali dati alimentano queste perplessità: appena il 12% dei volumi prodotti viene collocato all’estero. «Un po’ poco per degli Alfieri del Made in Italy», chiosa Mattiacci. Un investimento in comunicazione che, aggregato, cuba appena 30 milioni di euro: «Forse occorrerebbe qualche sforzo in più, per costruire nel pubblico la percezione di plusvalore che un prodotto certificato possiede» - una canalizzazione, nell’aggregato, ancora fortemente legata al tradizionale - «e dotata di un debole potere contrattuale verso i partner di filiera», conclude Mattiacci.

COMPARTO DEI PRODOTTI A BASE DI CARNE. Il ruolo primario di questa categoria di prodotti, nel paniere d’offerta delle produzioni agroalimentari certificate, è ormai un dato strutturale e acquisito. I valori generati e movimentati - sia nel mercato domestico che all’estero - sono importanti, la notorietà e rinomanza qualitativa di certe produzioni è elevatissima e diffusa, la presenza distributiva piuttosto sensibile e solida. Purtroppo, però, da qualche anno si assiste a fenomeni di distorsione competitiva che nel 2009 potrebbero aver portato ad un calo della quantità prodotta del 4% (199.140 tonnellate), che fino al 2008 risultava in crescita. Questa risulta essere una problematica diffusa tra molte produzioni di eccellenza: Prosciutto di Parma Dop (-6%), Prosciutto di San Daniele Dop (-8%), Speck dell’Alto Adige Igp (-12%). Mentre si rileva un trend positivo della Bresaola della Valtellina Igp (+14%) che si riattesta ai livelli del 2007, del Prosciutto Toscano Dop (+7%) e del Prosciutto di Norcia Igp (+14%). I fatturati - sia alla produzione (1.803 milioni di euro) che al consumo (3.639 milioni di euro) - sono rispettivamente scesi dell’1% e in aumento del 3%. Benché molti dei prodotti del comparto siano considerati delle “eccellenze” italiane, purtroppo il mercato anche quest’anno - in termini di suddivisione per destinazione, nazionale ed estera - è da considerarsi come prettamente interno: solo il 7% dei volumi prodotti viene esportato, con un valore che si aggira sui 391 milioni di euro. Nel 2009 non hanno produzione certificata Ciauscolo Igp e Crudo di Cuneo Dop in quanto nuove registrazioni. Per il Prosciutto di Carpegna Dop non è stato fornito nessun dato dagli organismi preposti.

FORMAGGI. Il comparto dei formaggi riveste sempre, insieme a quello dei prodotti a base di carne, un ruolo fondamentale nel portafoglio delle produzioni certificate, non solo per i valori economici che è in grado di esprimere ma anche per la reputazione e rilevanza nel più generale comparto del Made in Italy. Come già evidenziato nella scorsa edizione, negli ultimi anni si è purtroppo registrato qualche momento di crisi. I dati relativi alle quantità prodotte (450.900 tonnellate) mostrano un trend leggermente decrescente (-2%), frutto del combinarsi di diversi trend specifici: dalla leggera flessione del Grana Padano Dop (-3%), del Parmigiano-Reggiano Dop (-2%) e del Gorgonzola Dop (-2%) all’aumento della Mozzarella di Bufala Campana Dop (+6%) e del Montasio Dop (+5%). Le rilevazioni del Rapporto 2010 evidenziano una crescita della forbice tra il fatturato alla produzione (2.910 milioni di euro) e quello al consumo (5.355 milioni di euro). Il comparto dei formaggi appare ancora prevalentemente concentrato sulla commercializzazione domestica che assorbe l’88% della produzione. I valori assoluti dell’export rimangono comunque del massimo interesse, dato che si assestano intorno agli 824 milioni di euro. Per l’anno 2009 gli organismi di riferimento non hanno fornito i dati relativi ai seguenti prodotti: Monte Veronese Dop, Murazzano Dop e Spressa delle Giudicarie Dop. I dati invece non sono disponibili per il Formaggio di Fossa di Sogliano Dop in quanto nuova registrazione.

OLI E GRASSI. I dati relativi al 2009 mostrano, per il comparto degli oli, una situazione sostanzialmente simile a quella degli anni precedenti: ottimi asset di mercato - reputazione e immagine - non trasformati in un reale e concreto vantaggio commerciale. La produzione certificata (8.530 tonnellate) ha subito un calo del 10%, dovuto a problemi principalmente climatici. I dati disaggregati palesano come quasi tutti gli oli abbiano avuto un calo produttivo. Scendono particolarmente gli oli Canino Dop, Lucca Dop e Lametia Dop (-50%), Monti Iblei Dop (-44%), Umbria Dop (-32%) e Toscano Igp (-29%). Anche i fatturati alla produzione (64 milioni di euro) e al consumo (90 milioni di euro) sono in generale scesi: rispettivamente - 17% e -15%. La propensione all’export è molto alta (23% della produzione totale) ma i valori rimangono ancora bassi, rispetto alle potenzialità: 22 milioni di euro.Gli organismi di riferimento non hanno fornito nessun dato per i seguenti oli: Cilento Dop, Colline Salernitane Dop, Dauno Dop, Penisola Sorrentina Dop, Sardegna Dop, Tergeste Dop, Terra d’Otranto Dop e Terre Taratine Dop.

ORTOFRUTTICOLI E CEREALI. Il comparto ortofrutticolo e cerealicolo continua ad essere quello maggiormente mutato in termini di numerosità e varietà delle produzioni certificate. Uno sguardo generale alla composizione del comparto ortofrutticolo evidenzia che anche nel 2009 la produzione di mele certificate (anche se con una flessione del 18% per la Mela Val di Non Dop) ha rappresentato, in termini quantitativi, la quota di gran lunga più importante, coprendo da sola la quasi totalità dell’intera produzione ortofrutticola certificata Dop e Igp (1.126.190 tonnellate). Importanti incrementi di volume prodotto hanno interessato la produzione della Clementina di Calabria Igp (+99%). Delle produzioni non in tabella si evidenzia la crescita del Ficodindia dell’Etna Dop (+ 670%) e del Riso di Baraggia Biellese e Vercellese Dop (+335%).
La forbice tra i due fatturati - alla produzione (354 milioni di euro) e al consumo (801 milioni di euro) - continua ad essere importante, anche se si assiste ad un calo per entrambi del 5% . Il problema del differenziale dei prezzi tra sell in e sell out è sempre stato - per tutti i comparti, ma particolarmente per il settore ortofrutticolo - evidenziato come problematico dalle associazioni di categoria dei produttori ma anche da quelle dei consumatori, che risentono, a livello di prezzo pagato, di aumenti - secondo alcuni eccessivi - dovuti alla filiera. Per motivi legati sia alla difficoltà di conservazione che a norme igieniche che riguardano l’export - soprattutto verso i paesi extra europei - il mercato dei prodotti ortofrutticoli è prevalentemente interno. Infatti, a non esportare sono più della metà delle produzioni certificate. L’export del comparto vale comunque circa 126 milioni di euro.
Nel 2009 non è stata certificata nessuna produzione per la Castagna del Monte Amiata Igp, la Castagna di Valleranno Dop, il Cipollotto Nocerino Dop, le Clementine del Golfo di Taranto Igp, il Marrone di Roccadaspide Igp e la Pera Mantovana Igp. Non hanno certificato produzione perché nuove registrazioni: Aglio Bianco Palesano Dop, Amarene Brusche di Modena Igp, Insalata di Lusia Igp e il Riso del Delta del Po Igp. Non sono stati comunicati i dati relativi alle denominazioni: Arancia del Gargano Igp, Basilico Genovese Dop, Carota dell’Altopiano del Fucino Igp, Fagiolo di Lamon della Vallata Bellunese Igp, Fico Bianco del Cilento Dop, Limone di Sorrento Igp, Limone Femminnello del Gargano Igp, Marrone del Mugello Igp, Peperone di Senise Igp e il Radicchio di Chioggia Igp.

ALTRE PRODUZIONI. Non hanno certificato produzione le seguenti denominazioni: Acciughe Sotto Sale del Mare Ligure Igp, la Tinca Gobba Dorata del Pianalto di Poirino Dop, la Coppia Ferrarese Igp e il Pane di Matera Igp. Gli organismi di riferimento del Miele della Lunigiana Dop, dello Zafferano dell’Aquila Dop e del Bergamotto di Reggio Calabria Dop non hanno fornito nessun dato richiesto. I dati, invece, non sono stati disponibili per l’Aceto Balsamico di Modena Igp, lo Zafferano di Sardegna Dop, la Pagnotta del Dittaino Dop in quanto questi prodotti sono stati registrati nell’anno 2009.

LA CLASSIFICA QUALIVITA 2010 DELLE DENOMINAZIONI. La classifica Qualivita ha lo scopo di proporre un modello a cui guardare per migliorare il complesso delle produzioni italiane. Ogni classifica viene stilata secondo parametri multipli, la cui efficacia è testata preventivamente attraverso un panel. Il Parmigiano-Reggiano Dop quest’anno guida la “Top 15” di Qualivita dei prodotti Dop e Igp italiani grazie a un’ottima performance registrata su tutte le variabili considerate, seguito da Grana Padano Dop - in risalita rispetto all’anno precedente - e dall’Olio extravergine di oliva Toscano Igp che conferma come l’anno scorso un’ottima posizione, considerando le performance economiche. Entrano nella Top 15 altri due formaggi: Mozzarella di Bufala Campana Dop e Taleggio Dop, anche qui a premiare soprattutto le variabili economiche.

La metodologia utilizzata per la costruzione della Top 15 dei prodotti è quella ormai consolidata ed utilizzata dai ricercatori a tutti i livelli nella messa a punto di “classifiche” o “benchmark”. Le graduatorie “semplici” sono state realizzate per 5 diversi fattori ritenuti i più interessanti in termini di loro “potere esplicativo”: fatturato alla produzione, fatturato al consumo, fatturato da export, percentuale di esportazioni (in termini produttivi) e di utilizzo della Gdo. Rispetto all’analisi territoriale, ipotizzando uno stretto rapporto tra il numero di produzioni certificate e la qualità della vita di un territorio, il Rapporto Qualivita presenta l’elenco delle 10 regioni e delle 10 province per numero di produzioni registrate, mettendole a confronto con la classifica annuale de Il Sole 24 Ore sulla qualità della vita nelle province italiane (anno 2009). Ecco di seguito le Regioni e le Province con il più alto numero di prodotti registrati.

Regioni: Veneto, Emilia Romagna, Lombardia, Toscana, Sicilia, Lazio, Campania, Piemonte, Puglia, Calabria.
Province: Bologna, Cuneo, Padova, Treviso, Verona, Bergamo, Ferrara, Salerno, Brescia, Forlì-Cesena, Lecco, Ravenna, Roma, Viterbo.

DOP, IGP ED STG ITALIANE IN STALLO. Il paniere delle Dop, Igp e Stg europee ed extra-europee nel 2010 (al 31/10/2010) è cresciuto di 81 unità, di cui 27 prodotti Dop, 47 prodotti Igp, 7 prodotti Stg, raggiungendo così un totale di 974 produzioni registrate a livello comunitario. Ancora una volta l’Italia si è dimostrata leader nel settore, con 22 nuovi prodotti registrati, 12 Dop, 9 Igp e 1 Stg, raggiungendo così un totale di 216 produzioni. Il 2010 vede anche una riconferma della Spagna con 14 nuove produzioni registrate, seguita da Germania e Francia con 10 prodotti.
Il 2010 si apre con la registrazione della Pizza Napoletana Stg, che potrà essere prodotta nell’intero territorio dell’Unione Europea, adottando il disciplinare di produzione registrato. Sempre nei primi mesi dell’anno, hanno finalmente ottenuto l’ Indicazione Geografica Protetta i Ricciarelli di Siena, dopo un iter iniziato nel 2004 passato attraverso continui ricorsi legali. I Ricciarelli di Siena Igp sono il primo prodotto dolciario italiano ad avere ottenuto l’ambito riconoscimento europeo.
In ambito europeo è importante segnalare la registrazione del primo prodotto proveniente dalla Lituania, si tratta dello Skilandis Stg, un prodotto a base di carne suina e bovina, magra, semimagra o grassa, unita a lardo suino, aglio, sale e spezie, insaccata in involucro naturale. Al Belgio invece, spetta il primato di aver registrato a livello europeo la prima pianta ornamentale, la Gentse Azalea Igp, appartenente alla varietà Azalea Indica o Rhododendron Simsii, che viene prodotta nella zona delle Fiandre Orientali. In ambito extraeuropeo, dopo il Café de Columbia Igp del 2008, arriva il primo prodotto registrato dalla Cina: si tratta della pasta alimentare Longkou Fen Si Igp, piccoli spaghetti (vermicelli) di amido secco ricavato da fagiolini verdi e piselli. Sono inoltre ben 9 i prodotti cinesi in attesa di una registrazione comunitaria.

ANALISI ECONOMICA. I risultati dell’analisi sui valori del 2009 mostrano le produzioni italiane Dop, Igp ed Stg come una realtà economica importante, anche se evidenziano un leggero calo rispetto al 2008 nonostante il crescente numero dei prodotti registrati. I dati principali del 2009: una produzione certificata di 1 milione e 792 tonnellate; un fatturato complessivo alla produzione pari a 5,2 miliardi di euro; un fatturato complessivo pari a 9,9 miliardi di euro; un fatturato export di 1,4 miliardi di euro. La quantità di prodotto certificata diminuisce del 1,8%. I prodotti ortofrutticoli continuano ad essere il comparto che certifica i maggiori volumi di produzione (il 62,8% del totale), dato che, ovviamente, si spiega con la natura merceologica del prodotto. Anche i dati relativi al fatturato alla produzione mostrano un calo del 2,2% rispetto al 2008. Questo non fa altro che evidenziare ancora di più la forbice fra il sell in (fatturato alla produzione) e il sell out (fatturato al consumo), in aumento rispetto al 2008.
Le gerarchie fra le varie produzioni registrate cambiano quando si passa dall’analisi delle quantità a quelle dei valori (fatturato). Questa seconda chiave interpretativa, infatti, rovescia letteralmente le posizioni, facendo emergere l’importanza dei manufatti - formaggi e carni lavorate - a discapito dei frutti della terra. Relativamente alle esportazioni, nonostante tutti i valori registrati siano costantemente positivi negli anni e in crescita continua, sembra esserci ancora molto da fare. È quasi paradossale, infatti, che i prodotti riconosciuti come alfieri del Made in Italy vadano sui mercati internazionali per poco più del 12% dei loro volumi complessivi. Per quanto riguarda il valore dell’export viene registrato un calo del 4,6% rispetto al 2008, dovuto essenzialmente al comparto dei formaggi e dei prodotti a base di carne.
Consolidato e “normale” lo stato della distribuzione dei prodotti: importante presenza del moderno attraverso la grande distribuzione, sebbene - soprattutto nelle zone di produzione - la distribuzione tradizionale sia ancora molto forte, sia nella forma del dettaglio che della vendita diretta; ancora asfittica, sebbene in lieve crescita, la distribuzione attraverso Hotel-Restaurant-Café (HoReCa).

I NUMERI DEI PRODOTTI CERTIFICATI
22 nuove produzioni italiane registrate nel corso del 2010, in crescita soprattutto ortofrutticoli e cereali.
L’Italia ha il 22%dei prodotti certificati in Europa.
Con 216 produzioni certificate, l’Italia resta la nazione europea con il maggior numero di produzioni registrate.
1 milione e 792 tonnellate la quantità prodotta nel 2009 a indicazione geografica.
5,2 miliardi di euro, il fatturato complessivo nel 2009 alla produzione.
9,9 miliardi di euro, il fatturato complessivo nel 2009 al consumo.
121.670 le aziende agricole e gli allevamenti.
7.040 le strutture di trasformazione artigianali e industriali.
(Dati al 31 ottobre 2010)

«I dati dell’Osservatorio Qualivita - commenta Paolo De Castro, presidente della commissione Agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento europeo - evidenziano la necessità di avere strumenti che rendano più forti i consorzi di tutela. Per il prossimo 8 dicembre stiamo aspettando importanti novità legislative dal “Pacchetto Qualità” del Commissario europeo Dacian Ciolos. Ci aspettiamo soprattutto quelle linee direttive relative alle Dop, Igp, Stg che finalmente daranno più forza alle organizzazioni dei produttori e all’intero sistema della qualità».
«I dati produttivi 2009 - evidenzia Mauro Rosati, direttore dell’Osservatorio Qualivita - evidenziano uno stallo di fatturato e di produzione che ha come causa la crisi economica ma anche inefficienze strutturali del sistema. Nonostante i primi dati del 2010 siano in ripresa, permane la necessità di voltare pagina. Se questo settore vuole diventare “adulto” deve cambiare; non è solo una questione di normative, ma soprattutto di organizzazione delle imprese perché di esempi buoni ce ne sono anche ora, nonostante il contesto legislativo sia ancora poco efficiente».
«Appena il 12% dei volumi prodotti - sottolinea Alberto Mattiacci, consulente scientifico dell’Osservatorio Qualivita - viene collocato all’estero. È un po’ poco per degli “Alfieri del Made in Italy”. Forse occorrerebbe qualche sforzo in più, per costruire nel pubblico la percezione di plusvalore che un prodotto certificato possiede».

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