AZIENDE E PRODOTTI

Il ruolo della Cooperazione e della Grande Distribuzione per valorizzare i prodotti DOP e IGP
Il 44% dei prodotti a denominazione viene commercializzato dalle cooperative agroalimentari

Un matrimonio riuscito quello tra la grande distribuzione e i prodotti a denominazioni di origine Dop e Igp, quelli cioè legati alle eccellenze e alle peculiarità del territorio. Quasi due terzi delle quantità certificate a marchio di qualità comunitario, infatti, vengono vendute in Italia sugli scaffali delle grandi superfici distributive (il 58% del totale, fonte: Nomisma), contro il 30% che passa invece attraverso il dettaglio tradizionale e una quota marginale occupata dalla ristorazione (8%) e dalla vendita diretta (3%).
La commercializzazione attraverso la GDO, analizzando i singoli comparti, appare inoltre particolarmente significativa per l’olio d’oliva (68%), i formaggi (63%) e le carni preparate (61%).

“La lettura di questi dati evidenzia – commenta Paolo Bruni, presidente Fedagri-Confcooperative – come la valorizzazione dei prodotti del territorio sia inevitabilmente correlata alla capacità di accedere agli scaffali delle grandi superfici distributive, obiettivo che può essere raggiunto soltanto se si danno risposte efficaci alle istanze delle grandi insegne distributive in termini di ampiezza della gamma e volumi.
In tal senso, il ruolo aggregativo svolto dal sistema cooperativo appare un utile strumento per convogliare i prodotti a denominazione di origine sul mercato finale: non è un caso – prosegue Bruni – che il 44% dei 5,2 miliardi di euro di prodotti a denominazione di origine certificata (DOP/IGP) viene immesso in commercio dalle cooperative agroalimentari, secondo quanto è emerso dai dati dell’ultimo Rapporto dell’Osservatorio sulla cooperazione agricola italiana istituito presso il Mipaaf.
La cooperativa, forte anche del legame naturale con i suoi soci agricoli e con il territorio i cui essi operano, riesce quindi a farsi tramite di quelle imprese agricole di piccole dimensioni che lavorano quei prodotti DOP e IGP che tanto caratterizzano l’immagine del Made in Italy”.