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Pacchetto clima-energia: il Parlamento Ue approva, gli ambientalisti
no
Via libera dell'Europarlamento alla risoluzione
che chiede alla Commissione europea il 40% in meno di CO2, il 30% in più
di rinnovabili e il 40% in più di efficienza energetica entro il
2030. La polemica: troppo poco verde
È polemica sul Pacchetto energia clima Ue 2013. Il Parlamento
europeo ha approvato una risoluzione non vincolante con la quale chiede
ufficialmente alla Commissione europea di alzare gli obiettivi previsti
di riduzione delle emissioni di CO2 e di aumento di rinnovabili ed efficienza
energetica e di renderli obbligatori in tutti i Paesi Ue.
La proposta presentata dall'esecutivo di Bruxelles lo scorso 22 gennaio
era stata, infatti, duramente contestata dalle associazioni ambientaliste
che l'avevano giudicata troppo prona agli interessi delle grandi industrie
e troppo poco verde. Adesso toccherà pronunciarsi al Consiglio
Ue Ambiente ed energia il prossimo 3 e 4 marzo.
2030: obiettivi vincolanti
40 per cento in meno di CO2, un 30 per cento in più di energie
rinnovabili e un 40 per cento in più di efficienza energetica entro
il 2030 e rispetto a valori del 1990.
Sono questi gli obiettivi obbligatori che gli eurodeputati hanno chiesto
alla Commissione europea (341 a favore, 263 contro e 26 astenuti) con
il voto di martedì 5 febbraio a Strasburgo. Una posizione inaspettatamente
verde tanto che uno dei due relatori della risoluzione, il polacco conservatore
Konrad Szymanski, ha chiesto che il proprio nome venga tolto dal testo
finale.
Più soft la proposta originale della Commissione europea (presentata
il 22 gennaio scorso): 40 per cento di taglio di CO2 obbligatorio solo
a livello europeo e non in tutti gli stati, un obiettivo vincolante sempre
a livello Ue per portare la quota delle energie rinnovabili almeno al
27% e la promessa di parlare di efficienza energetica il prossimo giugno.
La contestazione delle associazioni ambientaliste
Dure le critiche degli ambientalisti in queste settimane. Le associazioni
hanno duramente attaccato l'Esecutivo di Bruxelles per non aver imposto
l'obbligo di questi obiettivi in tutti i Paesi Ue, per la mancanza di
ambizione generale e il rimando a giugno dell'efficienza energetica.
Greenpeace, in particolare, ha attirato l'attenzione sul fatto che lo
stesso 40 per cento previsto per riduzione delle emissioni di gas a effetto
serra (GHG) in realtà si tradurrebbe in circa il 33 per cento visto
l'accumulo di quote di CO2 a disposizione delle grandi industrie europee
all'interno del sistema di mercato di quote Emissions Trading System–ETS.
Per evitare il crollo del prezzo sul mercato delle quote di CO2 e vanificare
l'effetto dell'intero sistema, lo stesso Parlamento europeo, lo scorso
dicembre, aveva chiesto il congelamento delle vendite di quote di C02,
il cosiddetto “backloading” che dovrebbe far aumentare il
prezzo per l'emissione di una tonnellata di CO2.
Europa in ordine sparso
Posizioni diverse in Europa. Mentre una zoccolo duro di 14 Paesi Ue, tra
cui l'Italia, la Gran Bretagna è fermamente opposta a target obbligatori
di energie rinnovabili. Il 4 dicembre scorso il Premier britannico, David
Cameron, ha scritto anche lui a Barroso chiedendo un unico obiettivo ambientale,
invece che tre distinti.
La posizione dei diversi governi nazionali conta eccome, visto che adesso
sulla questione dovrà pronunciarsi il Consiglio Ue Ambiente ed
energia il prossimo 3 e 4 marzo e poi in via definitiva il Consiglio europeo
il 20-21 marzo.
Il no dell'industria
Il mondo dell'industria ha posizioni contrapposte. Secondo Greenpeace,
compagnie energetiche come GDF-Suez, RWE, Eon, Enel e Vattenfall si sono
opposte a ogni obiettivo vincolante di energia rinnovabile ed efficienza
visto che stanno investendo massicciamente su fonti come carbone, gas
o nucleare.
Il pacchetto clima-energia Ue 2030 si basa sugli attuali obiettivi 2020
e su quelli più generali della tabella di marcia per l’energia
e per un’economia competitiva a basse emissioni di carbonio per
il 2050, ovvero ridurre entro tale data le emissioni di gas serra dell’80-95%
rispetto ai livelli del 1990.
(Alessio Pisanò - http://agronotizie.imagelinenetwork.com)
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