LA VITA DELLA VITE

A cura di Marco Tonni [tonni@asa-press.com]


Il consulente controcorrente

Meglio seguire la massa o andare controcorrente?
Fare le cose comode o tentare di essere lungimiranti?


Cosa piantiamo? Che vino facciamo?

Scegliete voi: se si sceglie la moda, non c' è alcun dubbio sulle risposte da dare né alcun dubbio sulla certezza del fallimento a lungo termine.

Così come non c' è alcun dubbio sulla difficoltà di far accettare la propria opinione se non è alla moda.

L' equazione è molto semplice:

Scelta di moda = scelta facile ma fallimento nel tempo.

Scelta controcorrente = impopolarità della proposta.

Ecco solo qualche illuminante esempio.

  • Anno del Signore 1995: cosa si pianta? Risposta: rossi internazionali. Ovunque. Quali vini sono di moda? I rossi corposi e barricati. Piantiamo? Piantiamo!

  • Prima ancora, in data incerta verso la fine degli anni 80: Cosa pianti? Bianchi!

  • Anni 2000-2004, più o meno dalle Alpi alle piramidi, Pinot Grigio. In Franciacorta: Pinot nero? No, grazie.

  • Fino a 4 anni fa: Spumante Rosè? Cos' è?


Bene, e nel 2010 che si fa? Il consulente (o il venditore…) che cavalca l' onda solitamente è ben visto, sceglie vitigni autoctoni e da rosato. Ovvio.

Invece, può essere meno facile ad esempio proporre vitigni tradizionali italiani, non necessariamente sconosciuti o semisconosciuti, ma con un minimo di speranza di essere ricordati per la qualità più che per il nome. Credete davvero che il Rosato, in tutte le sue forme, da sempre storicamente relegato a percentuali commerciali sotto le due cifre, possa essere il futuro? Pensate veramente che la Passerina, per quanto simpatica per il nome, possa farsi strada nell' olimpo dei vini?

Non fraintendetemi: questo non significa essere tradizionalisti ad ogni costo, enobigotti o vitipreistorici.

Significa tuttavia che il consulente deve essere coerente con la propria storia e cultura, convinto della propria formazione scientifica e della valenza delle proprie idee e attraverso ciò aiutare l' imprenditore a percorrere una strada che sia realmente la sua, propria, personale e caratteristica (cioè di ricca di carattere), senza incorrere in errori fuorvianti che possono essere economicamente disastrosi.

Un produttore in Franciacorta deve poter contare su chi gli presenta un percorso di sviluppo che non sia legato al Rosè solo perché oggi i commerciali vogliono quello (ma domani…?), così come un viticoltore in Umbria anni fa non doveva essere imbrogliato da false promesse sul fulgido futuro dei vitigni internazionali nella sua terra.

Perché se si ha un minimo di memoria, ci si ricorda che la moda cambia ogni 5-10 anni, ma è anche vero che se si ha un minimo di buonsenso non si può trascurare il " dettaglio" che per fare un vino base gamma ci vogliono almeno 3-4 anni, per ripagarsi un vigneto dobbiamo attenderne almeno 10 e per sperare di fare prodotti di alta qualità servono viti di oltre 10 anni e affinamenti adeguati. Tutto ciò significa che quando siamo pronti a seguire la moda, a costo di enormi investimenti, la moda ha già cambiato strada lasciandoci con un palmo di naso.

Parallelamente, parlando di gestione viticola, se il consulente crede nel valore del rispetto dell' ambiente, egli opererà sempre in questa direzione, qualunque sia l' impostazione produttiva dell' Azienda che si rivolge a lui. Non serve convincere il Produttore a cambiare strada, ma lo si può indurre a riflettere sulla validità di alcuni atteggiamenti che, integrati e rispettosi del credo produttivo aziendale, permettano di rendere la produzione sostenibile senza stravolgere la strategia.

Ed è fondamentale saper essere innovatori, purché, come detto, si sia sempre coerenti: alle Aziende si devono fornire stimoli e argomenti basati su verità scientifiche, non su fantasie mediatiche, si devono proporre indirizzi che garantiscano rispetto dell' ambiente, qualità dei prodotti e convenienza economica della realizzazione.

L' esempio di Ita.Ca® (Italian wine carbon Calculator) per il calcolo dell' impronta carbonica può essere calzante: il calcolatore per " misurare la sostenibilità" è uno strumento valido, efficiente e riconosciuto dalla comunità internazionale, " trasversale" rispetto a qualsivoglia metodo produttivo (convenzionale, integrato, biologico, biodinamico) e attraverso il suo utilizzo si può giungere alla consapevolezza della validità delle scelte aziendali e al miglioramento dell' approccio ambientale, perché si possono analizzare i punti della filiera individuandone le criticità, gli sprechi, le possibili implementazioni. Non è moda, è razionale sviluppo e percorso di miglioramento.

Allo stesso modo l' uso dell' acqua e dei nutrienti, o le considerazioni ed i suggerimenti sull' importanza del suolo e della sua salute, possono essere fatte a prescindere dal criterio produttivo delle Aziende seguite, nell' ottica di una produzione viticola ed enologica tanto lungimirante da pensare non solo alla qualità del vino di oggi, ma anche alla conservazione futura degli ecosistemi per i nostri figli.

Ovvio. Ma è difficile remare controcorrente.

il Consulente controcorrente - ASA 2010-07-07.doc



Archivio [ Leggi le notizie precedenti ]