IL FALSO ITALIANO

A cura di Roberto Rabachino


Il web diventa il porto franco del “falso” Made in Italy agroalimentare


Dalla mortadella prodotta negli Stati Uniti, al kit per preparare il Parmigiano, per concludere con le polverine per preparare i vini DOC italiani (Chianti e Barolo), gli “orrori” del falso Made in Italy acquistabili online sono numerosissimi. 
E' quanto emerge dal terzo Rapporto Agromafie elaborato da Coldiretti, Eurispes, e Osservatorio sulla criminalità nell'agricoltura e sul sistema agroalimentare. Dal rapporto emerge che, nel 2014, l'incremento dell'e-commerce nel nostro Paese è stato del 17% rispetto all'anno precedente, per un volume economico pari a 13,2 miliardi di euro, con il settore agroalimentare che si colloca, forse a sorpresa, al secondo posto, tra quelli che pesano maggiormente sulle vendite online con una quota del 12%. Accanto ad esperienze di successo, però, vi sono anche le cosiddette “bufale” offerte dalla rete, che viene usata spesso come porto franco e diviene uno dei canali ideali per la diffusione dell'Italian sounding. Un business che vale 1 miliardo di euro, secondo l'associazione degli agricoltori. Tra gli alimenti per i quali si riscontrano frodi più frequenti ci sono i prodotti tipici della tradizione locale e regionale (32%), i prodotti DOP e IGP (16%) ed i semilavorati come insaccati, sughi, conserve (12%).

Fonte Il Messaggero


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