AGRICOLTURA E DINTORNI

A cura di Luisa Doldi ed Emanuela Stìfano [agricoltura@asa-press.com]


Il vetro e i suoi tanti perché
Il vetro piace ai consumatori, e non per una sola ragione: é un ottimo materiale per la conservazione degli alimenti ed é anche amico dell’ambiente. I punti deboli? La filiera sta lavorando per minimizzarli.

Se il mercato dell’industria del vetro cavo - nonostante la crisi mondiale - stia registrando risultati postivi (+5,43 per cento nel 2010, rispetto al 2009, dati Assovetro), ci deve essere almeno un perché. Un perché tra l’altro molto semplice: il vetro piace ai consumatori, che lo reputano il contenitore ideale per i prodotti da portare in tavola.
A “dirlo” sono i dati emersi da una ricerca europea svolta per conto della Federazione Europea dei Contenitori in Vetro (FEVE) dalla società indipendente In Sites Consulting, che dimostra come circa tre quarti dei consumatori europei (il 74% del campione) preferiscono il vetro come materiale da imballaggio per cibi e bevande. E i motivi di questa preferenza sono diversi e tutti validi: il 54 per cento del campione sceglie il vetro perché conserva il gusto, il 48 per cento per un discorso di salute e di sicurezza, il 43 per cento perché con il vetro si rispetta l'ambiente. Non si dimentichi, infatti, che il vetro è riciclabile al 100 per cento e per un numero infinito di volte; non per niente è tra i materiali più riciclati: 80,1% in Europa e addirittura 86,3% in Italia.
Tornando ai consumatori, il vetro sembrerebbe essere per loro un vero e proprio pallino, tanto che per il mercato ci sarebbero ancora ampi margini di miglioramento: la ricerca europea, infatti, dimostra che domanda e offerta sono in sintonia solo per alcune categorie merceologiche, e cioè per vino e bevande alcoliche. Per altri prodotti, invece, il consumatore non sempre ha la possibilità di acquistarli nel vetro, perché non trova questa tipologia di confezione sugli scaffali. Per esempio, il 39% dei consumatori vorrebbe consumare acqua minerale in vetro, il 40% vorrebbe in vetro i succhi di frutta, il 39% vorrebbe il latte e il 35% lo yogurt.
A limitare la diffusione del vetro è in qualche modo la grande distribuzione, per la quale è più comodo maneggiare prodotti contenuti nella plastica, più leggera e infrangibile. Ecco perché Assovetro sta lavorando affinchè i contenitori in vetro diventino più pratici e affidabili.

Il primo perché: la sicurezza e la salute
Quello che c’è nella plastica, quello che c’è nel cartone, può passare negli alimenti. Dal vetro no. Essendo un materiale amorfo, dal vetro non passa nulla, non ci sono migrazioni di nessun tipo, non passa la luce, non passa l’ossigeno, non passa l’umidità e non si corrode.
Lo ha spiegato il prof. Luciano Piergiovanni, del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Alimentari e Microbiologiche dell’Università degli Studi di Milano, in occasione del Press Tour “Vetro e Salute” organizzato da Assovetro. In quest’occasione, il prof. Piergiovanni ha sottolineato: “nell’industria alimentare, il packaging viene selezionato caso per caso, e spesso questa scelta è influenzata dal marketing. Ma quando la sicurezza è dovuta, il vetro diventa di fatto obbligatorio, perché è l’unico materiale dotato di inerzia chimica e fisica. Non a caso, quando si tratta di pazienti e di bambini, il vetro viene privilegiato rispetto ad altri materiali; parecchi farmaci, sono infatti confezionati in vasi e bottiglie di vetro e una recente direttiva europea, pubblicata il 28 gennaio 2011 ed entrata in vigore il primo marzo scorso, ha vietato la produzione di biberon contenenti PBA (policarbonato) e spinge i genitori ad adottare biberon in vetro”.

Il secondo perché: conserva il gusto
Si diceva che il vetro è caratterizzato da inerzia chimica e da inerzia fisica. Grazie all’inerzia chimica, Piergiovanni ha spiegato che “non possono determinarsi fenomeni di reazione chimica a livello dell’interfaccia tra alimento/bevanda e vetro: in altri termini, non esiste nulla che possa formarsi o trasformarsi nel contatto tra vetro e cibo e ciò contribuisce a mantenere inalterate le caratteristiche del prodotto agroalimentare”.
L’inerzia fisica, invece, è dovuta al costituente fondamentale del vetro è cioè al silicato amorfo. “Inerzia fisica – ha proseguito Piergiovanni - significa che non possono verificarsi nel vetro fenomeni di diffusione: quello che c’è nel vetro, in altri termini, non si muove; è dunque impossibile che si determinino fenomeni di migrazione tra contenitore e alimento e anche i fenomeni di trasmissione luminosa sono selettivamente ridotti”.

Il terzo perché: l’ambiente
Il vetro è un materiale amico dell’ambiente, perché si può riciclare all’infinito e integralmente. Il problema sta nella raccolta differenziata che deve funzionare e deve essere efficiente, in tutt’Italia, come in tutt’Europa. Il recupero dei rottami di vetro, infatti, rende la filiera molto più efficiente: “il vetro – ha precisato Piergiovanni – nella sua trasparenza e nella sua semplicità è estremamente complesso. Innanzitutto perché è un materiale amorfo che deriva, ad esclusione del rottame, da materie prime cristalline. E il passaggio da cristallino ad amorfo è proprio il passaggio cruciale. In questa trasformazione non entra in gioco nessun chimismo, è sufficiente l’energia termica. Il processo produttivo dei contenitori è infatti quello classico del vetro da stampo, nel quale il vetro viene tagliato in gocce del peso desiderato e quindi lavorato mediante processo “presso-soffio” o “soffio-soffio” e successivamente ricotto a temperature altissime, che superano i 500 °C; ecco perché l’utilizzo del rottame è una grande opportunità di risparmio energetico e di efficienza produttiva”.
Ed ecco perché Assovetro sta puntando e investendo sul riuso del rottame proveniente dalla raccolta differenziata, al punto da costruire un nuovo grande impianto di trattamento nel Centro-Sud: " a metà del 2012, in Provincia di Frosinone – ha annunciato il Presidente di Assovetro Antonio Lui – entrerà in funzione un nuovo impianto che potrà trattare 200mila tonnellate/anno di vetro proveniente da riciclo".

Fragile e pesante. Davvero?
E’ vero, il rischio c’è: il vetro può rompersi. come è altrettanto vero che una bottiglia di vetro pesa certamente di più rispetto a una bottiglia di plastica.
“Bisogna però considerare - ha fatto notare il prof. Piergiovanni - che il peso dei contenitori di vetro, negli ultimi 30-40 anni, è diminuito di molte decine di grammi: interventi di rafforzamento sul materiale, e interventi di irrobustimento sulle forme, hanno infatti consentito di alleggerire i contenitori di vetro e di renderli più pratici per lo stoccaggio”. E anche sul fronte della fragilità, è bene fare qualche riflessione.
“Perché pur essendo vero che il vetro ha insita la fragilità – ha concluso Piergiovanni - si rompe cioè senza deformazione elastica, non si può dire che il vetro sia un materiale debole; in altri termini, la debolezza è una caratteristica del contenitore e non del materiale e dunque può essere contrastata in fase di produzione”.


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