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FATTI
E PERSONE
Rapporto dell’Osservatorio
sulla Cooperazione Agricola.
Con un fatturato di oltre 32 miliardi di euro e 900.000
produttori le cooperative sempre più strategiche nell’agroalimentare
italiano
Sono sempre più l’eccellenza del made in Italy agroalimentare
e c’è da esserne orgogliosi. Con un fatturato annuo di 32
miliardi di euro, le imprese cooperative agricole italiane esprimono numeri
di prima grandezza che crescono di anno in anno: rappresentano il 24%
dell’intero fatturato del settore alimentare e controllano il 35%
della produzione lorda vendibile agricola del nostro Paese. Sono questi
alcuni dei dati emersi dal Rapporto 2006-2007 realizzato dall’Osservatorio
sulla cooperazione agricola italiana istituito presso il Ministero delle
Politiche agricole, alimentari e forestali, presentato oggi a Roma alla
presenza del Ministro Luca Zaia. “Il Rapporto – ha spiegato
Paolo Bruni, a nome di tutte le organizzazioni di rappresentanza delle
cooperative agroalimentari che hanno contribuito allo studio (Fedagri-Confcooperative,
Legacoop Agroalimentare, Agci-Agrital, Unci-Ascat e UNICOOP) – è
uno strumento fondamentale per le analisi sulla cooperazione e ci consegna
finalmente un sistema informativo unico sulle dimensioni chiave della
cooperazione associata. Ne emerge un quadro di notevole interesse che
riguarda le caratteristiche strutturali, i comportamenti e le performance
delle cooperative tali da legittimare ancora di più la centralità
del modello cooperativo nel futuro dell’agroalimentare”.
IL PESO DELLE COOOPERATIVE AGRICOLE – Che ruolo rivestono le cooperative
agricole italiane associate alle cinque organizzazioni di rappresentanza?
Per Giorgio De Rita, amministratore delegato di Nomisma, l’istituto
di studi economici che ha collaborato alla ricerca, “Le cooperative
agricole italiane associate sono 5.748, hanno una dimensione media di
5,3 milioni di euro e coinvolgono circa 866.600 soci e 90.600 addetti
(dati 2006). La fotografia del settore - continua De Rita - conferma il
ruolo di leadership delle grandi cooperative nel sistema agroalimentare
nazionale: basti pensare che nella classifica delle prime 50 imprese alimentari
del Paese, ben dieci sono cooperative. Con la sua radicata presenza sul
territorio la cooperazione rappresenta inoltre un efficace strumento di
valorizzazione della produzione agricola nazionale: dei 45 miliardi di
euro di produzione lorda vendibile, poco meno di 16 miliardi (35%) sono
trasformati da imprese cooperative e di questi ben 13 miliardi (29%) sono
costituiti dai conferimenti dei soci”.
LA MUTUALITÀ COME ECCELLENZA – Un tratto distintivo e particolarmente
virtuoso, che accomuna l’intero sistema cooperativo agricolo nazionale
rispetto agli altri Paesi europei, è la percentuale molto alta
(l’82 % come media nazionale) della materia prima conferita dai
soci. “Un dato estremamente significativo – commenta De Rita
– se si pensa che la riforma del diritto societario del 2003 ha
fissato il principio della mutualità prevalente al 50,1% del totale
degli approvvigionamenti. Questo significa che le cooperative assicurano
un fortissimo radicamento con il territorio e con i produttori agricoli,
che permette ai consumatori di contare su prodotti garantiti in termini
di qualità e rintracciabilità delle materie prime, ma soprattutto
di origine certa”. “Che la cooperazione lavori quasi esclusivamente
materia prima italiana – ha sottolineato il professor Corrado Giacomini
dell’Università di Parma, Coordinatore del Comitato Scientifico
dell’Osservatorio – evidenzia come le cooperative siano il
principale garante del modello produttivo made in Italy. Inoltre la completa
tracciabilità di filiera ‘dal campo alla tavola’ garantita
dalle cooperative di trasformazione consente di ridurre la distanza tra
produzione e consumo e offre alti livelli di sicurezza alimentare. L’analisi
di bilancio condotta su 1.226 cooperative e 4.578 imprese non cooperative
– ha proseguito il Prof. Giacomini – mette in evidenza la
specificità dell’impresa cooperativa che nella ripartizione
del risultato di gestione privilegia l’interesse del socio, garantendogli
una remunerazione spesso superiore a quella degli altri produttori di
mercato”.
LA FORZA NELL’EXPORT – Se guardiamo alle esportazioni, la
cooperazione registra nel 2007 una quota sull’export alimentare
pari al 9% sul totale. Il flusso verso l’estero del prodotto cooperativo
è in crescita del 4,4 rispetto all’anno precedente, grazie
alla sempre maggiore proiezione internazionale delle imprese cooperative
delle quali una su tre (27% del totale) sta investendo sui mercati esteri.
In alcuni settori tipici del made in Italy (formaggi, vino, ortofrutta,
per esempio) il ruolo della cooperazione è, inoltre, nettamente
più marcato.
LA COOPERAZIONE ALL’INTERNO DELLA FILIERA AGRICOLA – La cooperazione
si caratterizza per una consolidata e forte presenza nella fase della
gestione della produzione agricola, ma negli ultimi 20 anni si è
fortemente sviluppata nella fase della trasformazione dei prodotti e oggi
è sempre più orientata alla conquista dei segmenti avanzati
della commercializzazione e distribuzione.
LA CONCENTRAZIONE – Questo percorso è stato reso possibile
grazie ad una progressiva crescita dimensionale delle imprese cooperative,
dovuta in gran parte a processi di concentrazione e integrazione, che
hanno complessivamente interessato il 39% delle cooperative agroalimentari.
Sono i processi di concentrazione che hanno consentito alle cooperative
di aumentare la capacità competitiva, specie sui mercati esteri
e nei confronti della GDO e di conseguire un migliore posizionamento sul
mercato, trasferendo sempre maggiore valore ai soci.
Fedagri – Confcooperative
fiordellisi.a@confcooperative.it
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